Per Visco la transizione non sarà un pranzo di gala

La ripresa, dice Ignazio Visco, sarà “complicata”. Quella che il governatore della Banca d’Italia fa dal palco del Festival dell’economia di Trento non è una considerazione che mette in dubbio il rimbalzo. La campagna di vaccinazione corre come non mai (1,2 milioni di dosi somministrate negli ultimi due giorni), le imprese sono ritornate a programmare gli investimenti, la fiducia dei consumatori ha recuperato la caduta del 2020. Quel “complicata” intercetta una questione ancora poco esplorata: il passaggio da un’economia che si regge su un sistema produttivo non più adeguato, sostenuta e protetta dallo Stato, a una calibrata su un nuovo modello, quello del digitale e del green. La complicazione è nella natura di questa transizione: non sarà un automatismo.
La sfida che il Paese, a iniziare dal Governo, ha di fronte non è solo spendere velocemente e bene i soldi del Recovery, ma capire come governare questo passaggio inedito e scivoloso. Insomma il salto da fare è doppio, cioè uscire dalla pandemia e trasformare il sistema, le incognite ancora molte. Ma le parole di Visco iniziano a mettere in fila quantomeno le questioni che andranno affrontate. Le sfaccettature sono diverse, il denominatore comune uno: il ruolo dello Stato.
Partiamo dalla situazione attuale. La necessità di fronteggiare la pandemia ha portato a un utilizzo imponente della cassa integrazione pagata dallo Stato e degli altri aiuti a imprese e famiglie finanziati sempre con il debito pubblico. A questo interventismo va aggiunta la gamba che riguarda un pezzo altrettanto imponente del sistema industriale. Lo Stato, attraverso Invitalia, è entrata nell’ex Ilva di Taranto, è l’azionista unico di Ita, la nuova Alitalia, ancora sta per chiudere l’acquisto di Autostrade attraverso Cassa depositi e prestiti. È implicato, sempre tramite la Cassa, nell’opera...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.