Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 55 minutes
  • FTSE MIB

    33.738,04
    +105,33 (+0,31%)
     
  • Dow Jones

    38.000,43
    +247,12 (+0,65%)
     
  • Nasdaq

    15.714,28
    +30,91 (+0,20%)
     
  • Nikkei 225

    38.079,70
    +117,90 (+0,31%)
     
  • Petrolio

    82,63
    -0,06 (-0,07%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.761,27
    +2.154,69 (+3,74%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.394,90
    +6,50 (+0,27%)
     
  • EUR/USD

    1,0659
    -0,0016 (-0,15%)
     
  • S&P 500

    5.040,11
    +17,90 (+0,36%)
     
  • HANG SENG

    16.385,87
    +134,03 (+0,82%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.932,30
    +18,17 (+0,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8560
    -0,0006 (-0,07%)
     
  • EUR/CHF

    0,9714
    -0,0001 (-0,01%)
     
  • EUR/CAD

    1,4667
    -0,0025 (-0,17%)
     

Il petrolio si riprende perché tornano gli investitori

Le prospettive del petrolio rimangono nebulose

By Arnaud Masset

I prezzi del greggio fanno fatica a riprendersi dalle vendite marcate che hanno spedito un barile di West Texas Intermediate a $42,05, in calo di quasi il 20% dal picco raggiunto il 25 maggio. Tuttavia, dal 21 giugno, il WTI è riuscito a recuperare marginalmente, grazie all’USD più debole e al riesame dei fondamentali da parte degli investitori. Dal punto di vista tecnico, l’ondata di vendite sull’WTI è stata fermata dal supporto chiave intorno a $42 (minimi molteplici).

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso, sembra che gli investitori abbiano un giudizio negativo sulle prospettive del petrolio, dal momento che neanche le recenti turbolenze in Medio Oriente – ricordiamo che molti paesi hanno interrotto le relazioni diplomatiche con il Qatar, importante produttore di petrolio e gas nella regione – sono riuscite a fermare la svalutazione dei prezzi del greggio. E nemmeno il calo sostenuto delle scorte di greggio USA sembra avere effetto.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

I partecipanti al mercato hanno perso fiducia nella capacità dell’OPEC di determinare l’andamento dei prezzi; molti dei suoi membri (soprattutto l’Iraq) non hanno rispettato l’accordo e non hanno tagliato la produzione a sufficienza. Inoltre, l’Iran ha annunciato di aver aumentato la capacità del suo terminale petrolifero principale, il che lascia intendere che il quinto produttore mondiale di petrolio sia pronto ad aumentare la produzione. Infine, stando all’EIA, negli ultimi sei anni le esportazioni di greggio e di prodotti petroliferi USA sono più che raddoppiate, perché sono state eliminate le restrizioni sulle esportazioni. Inoltre, l’industria degli scisti bituminosi continua ad ottimizzare la produzione e a tagliare i costi.

Nel medio-lungo termine, rimaniamo prudenti sulle prospettive del petrolio, perché i fondamentali non favoriscono dei guadagni. Tuttavia, nel breve termine, i prezzi del greggio potrebbero recuperare un po’, grazie al dollaro debole e alla fine delle vendite dettate dal panico.

I commenti di Draghi danno una spinta alla moneta unica

By Peter Rosenstreich

Ieri, con il suo intervento al Forum della Banca Centrale Europea, Mario Draghi ha fatto fare all’euro un bel balzo in avanti. I mercati si sono sentiti sollevati dopo i suoi commenti da colomba di qualche settimana fa, quando disse che l’Eurozona ha ancora bisogno di stimoli dalla BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) .

Draghi ha fatto delle osservazioni anche sull’inflazione, che rimane inferiore all’obiettivo prefissato, e che dovrebbe rimanere debole per un altro po’, nonostante l’attuale miglioramento. Ultimamente, sulle spalle della BCE stavano crescendo le pressioni a restringere la sua politica monetaria, soprattutto perché la Fed quest’anno ha già alzato i tassi due volte. Gli ostacoli principali che hanno impedito all’istituzione europea di procedere sono stati la crescita economica modesta e le incertezze politiche. Questi elementi non sono più in primo piano, soprattutto dall’elezione di Emmanuel Macron in Francia.

Ieri l’euro ha superato quota 1,1300 per la prima volta da nove mesi. Il presidente della BCE si è mostrato ottimista, affermando che la ripresa dell’Eurozona sta continuando e che essa deve essere accompagnata dall’attuale politica monetaria. Questo è sembrato un commento da falco, ma secondo noi non lo è. Mario Draghi non ha parlato esplicitamente di una stretta, ma di un “aggiustamento dei parametri”. I mercati hanno interpretato questo commento come un accenno a un ulteriore restringimento. Noi siamo invece portati a credere che ciò contempli la possibilità del mantenimento di una politica monetaria ultra-accomodante.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online