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Piani anziani senza riscontri

Sei programmi, sovvenzionati con risorse del Fondo sociale europeo (Fse) pari a 222 milioni di euro in quattro stati membri (Germania, Italia, Polonia e Regno Unito) per «risvegliare» l'occupazione dei lavoratori anziani. Eppure, a oggi, in nessuna delle nazioni coinvolte, né a Bruxelles, è possibile «stabilire quanti soggetti abbiano acquisito nuove qualifiche, oppure trovato o mantenuto un impiego dopo aver beneficiato di un'azione» comunitaria.

Un quadro sconfortante, quello tracciato dalla Corte dei conti Ue, che ricorda come il Fondo rappresenti «uno strumento finanziario fondamentale di cui dispone l'Unione» per contrastare la disoccupazione nel Vecchio continente, e la cui spesa, «dal 2007 alla fine del 2013, ammonterà a oltre 75 miliardi, che costituiscono circa l'8% del bilancio totale» dell'Europa.
Pur sottolineando come creare opportunità lavorative a beneficio degli over50, funestati dalla crisi economica al pari dei giovani, sia uno degli obiettivi strategici, l'organismo è costretto a rilevare una serie di «carenze nella concezione dei programmi operativi e nei sistemi di monitoraggio e valutazione», in uno scenario che vede la Commissione impossibilitata a fornire alla magistratura contabile «dati coerenti sugli obiettivi operativi, sugli indicatori di risultato», nonché «sui fondi assegnati».

E, pertanto, mette nero su bianco una serie di raccomandazioni a Bruxelles e ai singoli paesi interessati, compresa la nostra penisola, affinché definiscano «le popolazioni di destinatari in modo non ambiguo» ed elaborando piani operativi quantificati e indicatori per misurare le realizzazioni, i risultati e l'impatto specifico sui lavoratori, avendo piena conoscenza di «tappe intermedie e di una gerarchia» degli obiettivi. È necessario, infine, si legge nella relazione della Corte, che i governi nazionali e i vertici comunitari concepiscano «sistemi di monitoraggio e valutazione» in grado di giudicare e spiegare, «a intervalli adeguati», i progressi compiuti.

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