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Piazza Affari (+0,64%) guarda a Pop. Vicenza e Veneto Banca

Mattinata che vede Piazza Affari partire in positivo già dalle prime note e arrivare lla prima mezzora dopo le 12 con un attivo dello 0,64% sullo sfondo di un'Europa in ordine sparso ma che, intonro alle 13.30 era ancora ottimista e vede al giro di boa Londra a 0,10%, il Dax di Francoforte a +0,20% e Parigi a cavallo della parità a -0,01%.

Il nuovo protagonista

Dopo il flop del primo step cioè quello della mancata sottoscrizione sulla capitalizzazione della Banca Popolare di Vicenza, un flop che ha portato Borsa Italiana a rifiutarne la quotazione, arriva il piano B e cioè l’intervento di un private equity con esperienza nel settore della ristrutturazione dei crediti bancari.

Il nuovo attore in scena dovrà affiancare i già noti protagonisti, ovvero Quaestio Capital Management Sgr, società di gestione di Atlante, il fondo creato da banche e istituti finanziari, tra cui anche diverse assicurazioni per permettere la ricapitalizzazione delle banche più fragili e lo smaltimento dei non performing loans.

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Intanto la ristrutturazione della Popolare di Vicenza appare molto più complicata del previsto per più di un motivo: a parte il flop della capitalizzazione, l’altro scoglio da superare è quello della gestione dei non performing loans per i quali anche in questo caso potrebbe rivelarsi determinante l’intervento di Atlante. Il che, però, creerebbe non pochi problemi sulle operazioni future, la prima delle quali è quella di Veneto Banca, potenzialmente meno onerosa visto che l’iniezione di liquidità non dovrebbe andare oltre il miliardo, ma che resta comunque un altro peso sulle spalle del fondo il quale, a dire la verità, non ha soddisfatto le tante attese che si erano create alla vigilia del suo debutto. La settimana scorsa sono stati resi noti i primi numeri riguardanti il fondo, numeri che si sono rivelati più bassi del previsto.

La delusione di Atlante

Il capitale in mano al fondo è pari a 4,25 miliardi di euro, contro attese che guardavano, nel migliore dei casi a 6 e, nel peggiore a 5, target entrambi mancati; di questi 4,25, versati da oltre 67 soggetti, circa 3 sono stati versati solo da Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) mentre l’intero bouquet dei “benefattori” comprendeva anche assicurazioni, fondazioni bancarie e Cassa Depositi e Prestiti. Non solo, ma i vertici hanno deciso che la divisione del capitale alla base del fondo avvenisse con un 30% investito in Npl e il resto in ricapitalizzazioni, finite le quali, la quota restante, sempre che ne resti, dovrà confluire in quel già citato 30% sfruttato per i Npl. Al di là della durata, 5 anni con opzione di 3 e modifica di quel 66,6% di assenso delle quote degli investitori, è stata palese la delusione degli stessi responsabili i quali, dopo aver visto le cifre, hanno tenuto a precisare che il compito di Atlante non dovrà essere quello di risolvere tutti i problemi ma solo creare storie di successo per migliorare il sentiment sul settore, facendo capire agli investitori che il livello di rischio, adesso, è molto inferiore che in passato.

Il problema della Popolare di Vicenza

Tornando alla Popolare di Vicenza, in mano oggi per il 99,33% ad Atlante, le voci di interventi da oltre oceano si moltiplicano, se non altro perchè negli States il settore del recupero crediti è ampiamente più sviluppato che in Italia. Per questo motivo, di fronte all’unico rappresentante nazionale, l’Investindustrial, di Andrea Bonomi, a sua volta coinvolto nell’affare Carige,, si contrappongono altri private equity a stelle e strisce già conosciuti sul panorama italiano. L’elenco comprende soggetti del calibro di Warburg Pincus, Atlas, Centerbridge e Baupost. I primi tre nomi sono soggetti già abbastanza noti in Italia, i primi tre rispettivamente che gravitano nell’orbita di Interbanca, Arca Sgr mentre Centerbridge, oltre che sempre verso Arca, ha visto il suo interesse manifestrsi nell’acquisto qualche mese fa di Banca Farmafactoring.

Il caso di Veneto Banca

Mentre per la popolare di Vicenza sono occorsi 1,5 miliardi di ricapitalizzazione mentre per Veneto Banca si parla di una forbice tra gli 800 milioni e il miliardo, passo necessario per il suo successivo sbarco a Piazza Affari. Oggi la prima assemblea di Veneto Banca ormai spa che dovrà approvare il progetto di bilancio 2015 (in perdita di 882 milioni) dare il suo Ok per il nuovo Consiglio di amministrazione anche in virtù delle pressioni dell’Europa per una governance trasparente. Per arrivare alla formazione dei nuovi vertici si dovrà assistere allo scontro delle due liste di candidati, liste che portano con sè l’obbligo di cancellare le malefatte dei precedenti rappresentanti di Veneto Banca, rei del dissesto che l’istituto si trova ad affrontare. In tutto questo la Consob ha già dato il via a un procedimento sanzionatorio per le precedenti violazioni riguardanti, tra le altre cose anche la violazione delle regole di correttezza, la trattazione degli ordini di vendita sulle azioni della banca oltre che la definizione del loro prezzo unita alle non veritiere comunicazioni di dati e informazioni

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