Piazza Affari, troppi volumi fanno male
«I volumi devono confermare il trend». E’ uno dei principi più inappropriati e strampalati che si sentano in borsa. Charles Dow ci perdonerà (fu lui a dire la frase sui volumi) ma l’esame dei fatti rivela la profonda fallacità di questa affermazione.
Perché le quotazioni possono salire per anni, con bassi volumi, grazie all’apatia – quando non l’aperta ostilità – del pubblico degli investitori, convinti che si debba ignorare quel rialzo perché – dicono - “è solo una correzione”, oppure “perché è in ipercomprato”, oppure perché “il mercato è salito troppo” o, infine, perché “si tratta soltanto di una bolla”. Salvo poi sgomitare per entrare in massa sul mercato, quando ormai il trend è sufficientemente maturo da rovesciarsi di lì a breve.
Uno schema sperimentato per anni: volumi bassi per tutto il bull market, volumi che esplodono in prossimità dei massimi. No, proprio non sottoscriviamo questo principio.
Sulla borsa italiana questo principio trova suprema applicazione. AGE Italia calcola la scomposizione quotidiana degli scambi di Piazza Affari, fra le due fondamentali componenti dell’Up Volume e del Down Volume.
La somma dei due volumi costituisce il turnover giornaliero riportato dalla stampa specializzata, la differenza invece rappresenta la prevalenza dello sforzo dei compratori rispetto ai venditori.
Questo dato, espresso in termini di media mobile a 200 giorni, fornisce un’informazione di vitale rilevanza: utile per misurare lo stato di salute del mercato.
Quando è troppo, però, è troppo. Vale (Swiss: VALE.SW - notizie) a dire: quando l’Up-Down Volume, espresso in termini medi, raggiunge determinate soglie, l’euforia lascia spazio alla delusione, e poi alla disillusione.
Si osservi il grafico in alto: quando il misuratore raggiunge la soglia dei 200 milioni di euro, la borsa italiana realizza un primo massimo, che eventualmente conosce a breve distanza di tempo un secondo massimo, non necessariamente su livelli superiori.
È quanto occorso di recente, con il primo picco di maggio che ha conosciuto nel mese appena passato un secondo picco. Se la lezione di ottobre 2009 – marzo 2010, marzo – giugno 2014 e ottobre – novembre 2015 sono ancora valide oggi, l’indice All Share di Piazza Affari sarebbe in procinto di svoltare verso il basso.
Autore: Gaetano Evangelista Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online