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Pietrangelo Buttafuoco: "Pennacchi è stato popolo"

Buttafuoco Pennacchi (Photo: Ansa)
Buttafuoco Pennacchi (Photo: Ansa)

“Antonio? È stato lo scrittore che ha saputo reinventare la lingua - non certo col romanesco a cui era sempre e fin troppo facilmente associato - perché è riuscito a intercettare questo filo che è l’etica che nessuno ha saputo riprendere. Questa era la sua qualità primaria”.

Molto addolorato, il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco ricorda all’HuffPost Italia il collega e amico Antonio Pennacchi, scomparso oggi all’età di 71 anni, secondo le indiscrezioni stroncato da un infarto.

“Pennacchi ha reinventato la lingua - continua Buttafuoco - quella stessa che si era persa nella afasia ideologica intellettuale. Pennacchi è stato popolo e ne ha fatto un punto di vista intellettuale forte e potente. Quando gli scrittori del nostro Novecento si impegnavano a dire la loro, lui si preoccupava di dire sempre il suo punto di vista che era quello della sua gente che non ha mai abbandonato e dimenticato. Il suo punto di vista era quello di un grande intellettuale vincitore del Premio Strega, ma questo era solo un valore aggiunto, perché è sempre rimasto l’ex operaio senza giustamente mai dimenticare quel mondo. Il suo. Con la sua scrittura ha fatto conoscere al grande pubblico l’impresa della bonifica dell’agro pontino, la vita, la sofferenza e le gioie dei coloni. Dobbiamo dirgli grazie”.

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Cosa lascia? Gli chiediamo. “Lascia i suoi libri, i suoi beni più preziosi, ma soprattutto lascia la sua potentissima capacità di libertà. Mentre gli altri scrittori come lui si sono prestati a scrivere per quotidiani seguendo leggi del marketing più che culturali e intellettuali, lui è stato l’esatto contrario: un uomo, uno scrittore anti-marketing. Il fatto che non ci sia più è una grande perdita”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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