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Il pil 2012 della Germania frena, Intesa promossa dal Credit Suisse

Piazza Affari si conferma in calo (ora solo -0,22% il Ftse Mib (Milano: FTSEMIB.MI - notizie) a 17.353 punti) dopo che il pil della Germania, secondo i dati preliminari dell'istituto nazionale di statistica teutonico, è aumentato sì dello 0,7% nel 2012, ma è risultato in frenata rispetto agli anni precedenti. L'incremento è inoltre leggermente inferiore a quello dello 0,8% previsto dagli economisti.

Nei due anni precedenti la crescita era stata maggiore: +4,2% nel 2010 e +3% nel 2011. Andando ad analizzare le singole componenti, la spesa per consumi privati è cresciuta dello 0,8%, laddove quella del governo è salita dell'1%. Calano invece sia la spesa per investimenti (-4,4%) che la spesa in costruzioni (-1,1%). Le (Parigi: FR0000072399 - notizie) esportazioni sono salite del 4,1%, mentre le importazioni sono aumentate del 2,3%.

Sul fronte dei conti pubblici, Berlino ha chiuso il 2012 con un avanzo dello 0,1%, tornando in attivo dopo il deficit dello 0,8% registrato a fine 2011. Secondo quanto scrive il quotidiano Handesblatt, il governo di Berlino avrebbe dimezzato le stime sul pil per il 2013, con una crescita attesa che passa dall'1% allo 0,5%. Fonti dell'esecutivo tedesco hanno però smentito che siano state già stilate delle previsioni.

In realtà per gli economisti di Ing i solidi fondamentali economici dovrebbero garantire un'altra solida performance di crescita nel 2013 per la Germania, nonostante il Paese sia entrato in territorio di contrazione nell'ultimo trimestre del 2012 (stimata contrazione dello 0,3/0,4% nel trimestre. Tre i fattori che potrebbero garantire una crescita il prossimo anno: una domanda interna stabile o in aumento, la crescita dell'export e un possibile rafforzamento degli investimenti.

Intanto sul listino milanese hanno un andamento misto le banche dopo che sia il Credit Suisse (NYSE: CRP - notizie) sia Intermonte sono intervenuti ad aggiornare i valori per tener conto anche del calo del rischio (spread Btp/Bund a 267 punti stamani) e la recente forte performance (+5-10% nell'ultimo mese rispetto al settore) che per la banca svizzera può continuare.

"Riconosciamo una riduzione accelerata degli indicatori di rischio sistemico, visibile nel calo rendimenti dei titoli sovrani (100-150bps nell'ultimo mese) e nel migliore accesso al finanziamento wholesale: 10 miliardi di euro circa di emissione di debito da inizio anno", affermano gli analisti del CS.

Ma anche se le banche italiane e spagnole sono tornate nel radar degli investitori dopo mesi, "non siamo costretti a comprare tutti i nomi, manteniamo infatti un atteggiamento prudente sul ritmo della ripresa di entrambi i Paesi: solo +1% del pil nel 2014, una crescita inferiore a quella degli altri Paesi della zona euro, con la dinamica degli utili probabilmente ancora a rilento nei prossimi trimestri soprattutto a causa della preoccupante qualità del credito".

Data la profondità della crisi, il broker è riluttante a "normalizzare" gli utili delle banche in misura maggiore, un fattore chiave per un più significativo rerating dei multipli. Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza, CS continua a puntare su quelle banche spagnole e italiane che offrono qualità a prezzi ragionevoli, come Intesa Sanpaolo (Milano: ISP.MI - notizie) di cui è stato alzato il rating da neutral a outperform, portando il target price da 1,4 a 1,7 euro.

L'unica banca italiana coperta ora con un rating positivo. L'unica banca dove i rendimenti impliciti (7%) sono al di sotto della stima 2014 del CS (8,2%) che ha anche alzato la stima del dividendo (dai 0,05 euro per azione attesi sul bilancio 2012-2013 ai 0,07 euro del 2014) e quella dei costi di ristrutturazione. Nel caso invece di Unicredit (Milano: UCG.MI - notizie) (rating neutral confermato), Mps (underperform) e Ubi Banca (Milano: UBI.MI - notizie) (underperform) è stato solo alzato il prezzo obiettivo rispettivamente da 3,35 a 4,1 euro, da 0,15 a 0,21 euro e da 2,5 a 2,9 euro.

Mentre gli esperti di Intermonte hanno confermato la loro preferenza per le grandi banche rispetto alle popolari, hanno tagliato in media del 7% le stime di utile per azione 2013 e del 3% quelle 2014 per scontare maggiori accantonamenti sui crediti che nell'arco del 2012-2014 dovrebbero permettere alle banche italiane di alzare le coperture sui crediti problematici a un livello a metà strada tra quello attuale e quello che avevano a fine 2008.

Il rating su Unicredit (-0,28% a 4,27 euro al momento in borsa) sale da neutral a outperform e il target price da 3,55 a 5 euro, mentre su Ubi Banca (-1,09% a 3,79 euro) scende da neutral a underperform (il target da 2,65 a 3,1 euro). Intermonte ha poi alzato i target price di Intesa Sanpaolo (outperform, +0,75% a 1,48 euro) da 1,65 a 1,9 euro, di Bper (neutral, -0,84% a 5,89 euro) da 5,2 a 6,2 euro, di Bpm (underperform, -0,39% a 0,51 euro) da 0,37 a 0,39 euro, del Banco Popolare (Milano: BP.MI - notizie) (neutral, -1,64% a 1,50 euro) da 1,3 a 1,4 euro, del Credem (outperform, -0,27% a 4,42 euro) da 4,9 a 5,4 euro, del Creval (neutral, +0,37% a 1,36 euro) da 1,4 a 1,5 euro e di Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) (buy, -0,55% a 5,42 euro) da 6 a 6,5 euro.