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Popolari volano in borsa su ipotesi riforma, strada per consolidamento

MILANO (Reuters) - La prospettiva di una radicale riforma delle banche popolari con la cancellazione del voto capitario mette le ali ai titoli quotati in borsa sulla scommessa di un'accelerazione del processo di consolidamento del settore, pur a fronte di un sostanziale scetticismo da parte degli analisti che l'iniziativa possa andare a buon fine.

Secondo una bozza di un provvedimento sulla concorrenza, vista da Reuters, è prevista l'abrogazione tout court dell'articolo 30 del Testo unico bancario, quello che discipina i soci delle banche popolari. La bozza potrebbe essere inserita nell'Investment Compact che domani sarà probabilmente discussa dal Consiglio dei ministri.

La borsa applaude al provvedimento: guida nell'FTSE Mib Popolare Milano (+14,89%) seguita da UBI Banca (+9,68%), Popolare Emilia (+8,51%) e Banco Popolare (+8,33%). Fuori dal listino principale brillano Credito Valtellinese (+9,63%), Banca Etruria (+8,20%) e Popolare Sondrio (+8,06%).

"L'abolizione del voto capitario trasformerebbe le banche popolari in public company. Questo riaccenderebbe probabilmente il dibattito sul consolidamento anche perché la fusione tra banche popolari e "joint stock company" potrebbe essere facilitato", scrive Riccardo Rovere di Mediobanca Securities in un report odierno.

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Gli analisti mostrano un certo scetticismo sul successo dell'iniziativa, anche perché", come scrive tra gli altri Equita, "negli ultimi 15 anni qualsiasi progetto di modifica della governance delle popolari (anche non riguardante l'abolizione del voto per testa) è fallito".

"Non escludiamo inoltre che l'obiettivo della riforma possa essere quello di agevolare il consolidamento di Mps e Carige. In base ai nostri calcoli, il consolidamento nel settore potrebbe portare ad un upside superiore al 20%", aggiunge Equita.

Proprio venerdì scorso il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva preannunciato un provvedimento in arrivo sul tema del credito, dicendo anche di voler intervenire sul "numero dei banchieri".

"Il meccanismo di doppio livello, con banche cooperative locali e istituti centrali, potrebbe soddisfare almeno tre tipi di esigenze. Garantirebbe, infatti, la salvaguardia del radicamento sul territorio e del legame con le comunità locali, attrarrebbe l'interesse degli investitori istituzionali, intercetterebbe le richieste del Regolatore", afferma Gennaro Casale, partner e managing director di The Boston Consulting Group.

"Il nuovo processo di consolidamento che si apre nei prossimi trimestri dopo il comprehensive assesment della Bce potrebbe essere l'occasione per modernizzare il sistema mutualistico bancario italiano che, come insegnano gli altri Paesi comunitari, quando strutturato bene, può avere performance migliori rispetto alle realtà non cooperative e rischio maggiormente sotto controllo. Chi si muoverà per primo in questa direzione potrà smuovere la foresta pietrificata e godere del vantaggio del first mover", prosegue Casale.

Critico il segretario generale di Uilca Massimo Masi che invita il presidente della Repubblica facente funzioni Pietro Grasso a non firmare il decreto legge.

"Si ricorra almeno a un provvedimento legislativo che consenta a tutti gli attori, banche, sindacati e società civile, di discutere tranquillamente sulla riforma della governance allontanando quel sospetto, ahimè molto forte, di un provvedimento caro solo ai poteri forti e al potere finanziario. A quella finanza predatoria che le banche popolari e le banche cooperative hanno sempre ostacolato", dichiara Masi in una nota.