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Il populismo ha spadroneggiato: l'Italia è la prossima?

Il 4 dicembre, il paese terrà un referendum sulla riforma delle dimensioni, autorità e processo elettivo del Senato. Se il referendum sarà approvato, i poteri e dimensioni del Senato verranno ridotti di molto. Il numero di senatori verrebbe abbassato da 315 a 100, il governo non avrebbe più bisogno del voto di fiducia del Senato, un minor numero di misure richiederebbe l'approvazione del Senato e i senatori verrebbero nominati dai Consigli Regionali, invece dell’attuale elezione diretta. Se approvata, la riforma favorirebbe la stabilità del governo e renderebbe meno difficoltosa la messa in atto di altre riforme necessarie al paese. Se invece non verrà approvata, molti temono che possa destabilizzare l’attuale governo filo-europeo, favorendo l’ascesa al potere di movimenti populisti e anti-euro con il rischio di un effetto domino in tutta la zona euro. A nostro avviso, tuttavia, i timori di un impatto sui mercati di larga scala sono probabilmente esagerati.

Matteo Renzi ha proposto il referendum per mitigare la capacità del Senato di bloccare i processi legislativi e aumentare la stabilità del Governo italiano, attraverso l'eliminazione di un voto di fiducia. Tuttavia, ha anche indicato che il suo governo si dimetterà se sconfitto al referendum. I partiti di opposizione, come il Movimento Cinque Stelle (M5S), sono contro il referendum, in quanto ritengono che dia troppo controllo al Primo Ministro. Molti credono che le eventuali dimissioni di Renzi potrebbero dare al M5S una scorciatoia per entrare nel governo nazionale.

In Italia non è consentita la pubblicazione di sondaggi 15 giorni prima di un’elezione o referendum, ma gli ultimi sondaggi hanno indicato che il "no" era in vantaggio di circa tre punti. PredictIt, un sito web di scommesse simile al grande e compianto INTRADE, mette le probabilità di vittoria del "no" al ~ 80%. Ma, come le elezioni americane e il voto sulla Brexit hanno mostrato, sondaggi e previsione sono stati inaffidabili ultimamente. Il considerevole numero di elettori indecisi (~ 20%) suggerisce anche che qualsiasi sondaggio non è conclusivo.

Quale sarebbe il probabile impatto di un risultato "Sì" o "No"?

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"Sì" vince: il "sì" darebbe probabilmente stabilità al contesto politico italiano e aprire le porte per le riforme necessarie. Renzi guarderebbe a questo risultato come a un mandato per continuare a spingere le riforme elettorali e del mercato del lavoro. Le preoccupazioni che circondano le banche italiane diminuirebbero, in quanto ci sarebbe un governo pronto ad agire nel caso in cui avessero bisogno di supporto.

"No" vince: il "no" provocherebbe le dimissioni di Renzi e porterebbe a molta incertezza politica. Il Presidente Mattarella avrebbe le opzioni di chiamare elezioni anticipate, spingere per la formazione di un nuovo governo o nominare un tecnocrate come Primo Ministro (come nel 2011, quando Napolitano nomino Monti prima Senatore e subito dopo Primo ministro). Mattarella ha già espresso disprezzo per elezioni anticipate, e quindi il probabile risultato sarebbe una sorta di governo tecnico. Renzi potrebbe anche essere riconfermato come PM, ma con un mandato molto stretto sul quale concentrarsi. Le preoccupazioni all’interno del settore bancario italiano aumenterebbero, poiché l’incertezza politica limiterebbe la capacità di trovare capitali per le banche in acque difficili o rallentare la capacita di offrire supporto da parte del governo.

I mercati scontano tutte le informazioni ampiamente conosciute, tra cui sondaggi e previsioni sulla politica italiana. Se da un lato un "no" solleverebbe incertezza, i mercati hanno “digerito” eventi simili per la maggior parte del 2016, e le preoccupazioni riguardo al referendum spiegano perché l'Italia sia uno dei paesi con la peggior performance a livello globale quest’anno (oltre -20%). I mercati hanno affrontato una serie di eventi politici quest'anno, tra cui Brexit e l'elezione degli Stati Uniti. L'incertezza si è diradata nelle fasi immediatamente successive di ciascuno, e ci aspettiamo che i mercati superino anche questo evento e traggano beneficio dalla successiva chiarezza.

L’Italia costituisce meno dell'1% dei titoli azionari dei mercati sviluppati e ~ 2% dei mercati globali mondiali; non è nemmeno lontanamente capace di destabilizzare i mercati globali. Infine, l'Italia ha avuto otto Primi Ministri dal 2000,quindi un ambiente politico instabile non è una novità. Un "no" manterrebbe sostanzialmente lo status quo e avrebbe un limitato impatto sul resto d'Europa. Anche se probabilmente sarebbe un fattore positivo per i mercati italiani e della zona euro se il referendum fosse approvato, in particolare con il sentiment così negativo, per lo stesso motivo una mancata approvazione e stallo politico sono già stati scontati dai mercati.

Fisher Investments Italia è il nome commerciale della succursale italiana di Fisher Investments Europe Limited, una società interamente controllata da Fisher Investments. Fisher Investments è una società di gestione patrimoniale indipendente e privata. Fisher Investments Europe delega l’attività di gestione di portafoglio alla società madre. Il presente articolo esprime le opinioni, i punti di vista e i commenti dello staff editoriale di Fisher Investments , che sono soggetti a modifiche in qualsiasi momento e senza preavviso. Le informazioni di mercato sono fornite unicamente a scopi informativi e illustrativi. Nulla nel presente articolo rappresenta una consulenza all’investimento né una raccomandazione ad acquistare o vendere un titolo specifico, né tantomeno indica che una particolare operazione o un dato investimento siano adatti ad una specifica persona.

Autore: Fisher Investments Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online