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Pornhub, adesso chiederà nome e dati per accedere

Colpa del Digital Economy Act del 2018 che verrà approvato a breve in Gran Bretagna e che coinvolgerà tutte le proprietà di MindGeek. (Credits – Getty Images)
Colpa del Digital Economy Act del 2018 che verrà approvato a breve in Gran Bretagna e che coinvolgerà tutte le proprietà di MindGeek. (Credits – Getty Images)

Imbarazzo, ma anche la paura che la propria privacy venga messa a rischio. E’ quello che succederà a breve per gli utenti del famoso sito di video hard Pornhub, i quali a breve per accedere ai ‘servizi’ offerti dovranno fornire un documento d’identità.

Colpa del Digital Economy Act del 2018 che verrà approvato a breve in Gran Bretagna e che coinvolgerà tutte le proprietà di MindGeek, cioè appunto Pornhub, Redtube, YouPorn e Brazzers. La legge britannica prevede una stretta decisa sui siti porno, che dovranno verificare con assoluta certezza l’età dei propri utenti. Insomma, non basta dire di avere la maggiore età per godersi (in tutti i sensi) i video porno, ma bisognerà dimostrare di averlo. Come?

Fornendo i dati della propria carta d’identità o il numero di telefono. Una situazione che da un lato è imbarazzante, visto che entrambi i dati mettono nero su bianco il nostro nome e cognome e rende noto – anche se solo ai proprietari di Pornhub – chi siamo. Ma, soprattutto, c’è un rischio di privacy. Gli esperti, infatti, temono che un provvedimento del genere porterebbe a una problema simile a quello verificatosi con Ashely Madison, famoso sito di incontri extraconiugali attaccato nel 2015 da alcuni hacker che rubarono nomi, dati, indirizzi, numeri di telefono e dati delle carte di credito degli iscritti, inserendoli in un file all’interno del dark web chiamato “Time’s Up!”, contenente “schifosi tarditori”.

Insomma, il rischio di una gogna pubblica per gli amanti del porno è dietro l’angolo. “Il prodotto AgeID che MindGeek vuole iniziare ad utilizzare permetterebbe a chi entra nel sistema non solo di riuscire a tracciare l’accesso ai siti porno di chiunque, ma anche di tracciare interi traffici online di utenti dei quali MindGeek possiede dati e nomi. La privacy degli utenti finirebbe nelle mani dei siti porno più visitati” spiega Jim Killock, direttore esecutivo del gruppo Open Rights.