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Porto di Trieste rischia paralisi col green pass, D'Agostino minaccia addio

Trieste (Photo: Ansa/HP)
Trieste (Photo: Ansa/HP)

A poche ore dall’entrata in vigore dell’obbligo di green pass, nei porti italiani la situazione si fa sempre più critica. I timori di operatori e imprese che lavorano nelle banchine si riassumono in una parola che circola sempre con maggiore insistenza: “Paralisi”. A Genova, primo scalo italiano per traffici, le tensioni per la certificazione verde dei lavoratori fanno da sfondo alla trattativa sempre più accesa per il rinnovo contrattuale dei lavoratori della compagnia portuale. Ma è a Trieste, altro scalo strategico, che la contrarietà dei portuali a munirsi di green pass per poter accedere al posto di lavoro a partire dal 15 ottobre ha portato a un braccio di ferro con le istituzioni. Come confermano ad HuffPost fonti del porto, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale Zeno D’Agostino è pronto a dimettersi se entro le prossime 48 ore non si arriverà a un accordo e soprattutto alla garanzia che le operazioni in banchina non subiranno ripercussioni. “C’è ancora un po’ di tempo per arrivare a un’intesa, la situazione è in divenire, ma se tutti resteranno sulle proprie posizioni, il rischio di un duro contraccolpo si trasformerà in realtà”.

I portuali dello scalo giuliano non appaiono intenzionati a cedere: “Se il certificato sarà obbligatorio bloccheremo il porto”, ha detto il coordinatore dei lavoratori Stefano Puzzer. D’altronde il possibile blocco operativo è nei numeri: su 950 persone impiegate nelle attività, il 40% non dispone del pass. Una situazione analoga a quella di altri porti italiani ma che a Trieste si sta incancrenendo. “La situazione è molto antipatica”, dice all’HuffPost Luca Becce, presidente di Assiterminal-Confetra, l’associazione dei terminalisti, “soprattutto visti i dati che ci dicono che il 20% di chi lavora sulle nostre banchine non è vaccinato e non ha perciò il green pass. Ma a Trieste la situazione è ancora più grave, perché lì la questione ha assunto connotati ideologici. E pensare che le nostre imprese si sono dette disponibili a farsi carico del costo dei tamponi per i lavoratori non vaccinati per un mese, il tempo che la situazione si assesti”.

A Trieste le imprese hanno dato anche una disponibilità maggiore. Dopo un vertice in Prefettura, le aziende che operano nel porto sono pronte a offrire tamponi antigenici per i portuali non vaccinati fino al 31 dicembre prossimo. Tra gli operatori presenti c’erano spedizionieri, agenti marittimi e terminalisti. La disponibilità delle aziende serviva a placare i portuali che da giorni minacciano il blocco dello scalo se non sarà abolita l’obbligatorietà del Green pass. Al termine dell’incontro è stato anche annunciato un presidio con personale sanitario allestito all’interno dello scalo dove i lavoratori potranno effettuare i tamponi. “Gli operatori presenti - ha spiegato il prefetto Valenti - sono disposti ad anticipare il pagamento dei tamponi dal 15 ottobre, ma solo fino al 31 dicembre e a patto che dal 16 ottobre, però, riprenda l’attività”. La mossa distensiva potrebbe però non bastare. Perché i lavoratori sono compatti su una posizione che si può riassumere così: sì all’obbligo vaccinale, no all’obbligo di green pass. Inclusi quelli già vaccinati che hanno promesso di fermare le attività se solo un collega, non vaccinato, dovesse essere escluso dal lavoro.

“L’atteggiamento dei portuali rischia di innescare un’escalation”, ha avvertito il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin. Trieste è da giorni teatro di accese proteste contro la misura che entrerà in vigore a breve. Lunedì sono stati più di quindicimila i partecipanti al corteo no green pass, la manifestazione più grande d’Italia che ha fatto registrare una partecipazione superiore alle proteste di sabato a Roma. È stata la quarta manifestazione no pass da settembre a questa parte. Al corteo, che ha creato disagi al traffico bloccando le Rive, hanno partecipato in massa anche i lavoratori portuali, circa 800 dei 950 operativi nello scalo secondo il Coordinamento lavoratori portuali di Trieste. “Dicevate di volerci proteggere, invece state tentando di toglierci tutti i diritti”, era uno dei cartelli visti durante il corteo. La Alister, associazione per la libertà di scelta delle terapie mediche, ha distribuito volantini sui quali era stampata la scritta “Se il medico vi dice che i vostri dolori, dermatiti e stanchezza non dipendono dal vaccino appena fatto, sappiate che...”, cui seguono una serie di punti a favore della teoria anti-vaccino, ritenuto “pericoloso”. Su un altro si leggeva “Voi bloccate la nostra vita, noi la città”.

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Senza un compromesso tra istituzioni e lavoratori sono scene destinate a ripetersi. Nel corteo di lunedì d’altronde non c’erano solo portuali ma anche altri lavoratori, genitori e pure Ugo Rossi, leader del Movimento 3V, novax arrestato nei giorni scorsi dopo una colluttazione con due carabinieri, finiti poi in ospedale. Ingegnere 31enne, Rossi alle elezioni comunali di una settimana fa ha sfiorato il 5%, raccogliendo ben 3738 preferenze nelle urne, più del Movimento 5 Stelle nel quale in passato aveva già militato: “In Consiglio comunale porterò avanti le mie idee e i miei valori”, ha gonfiato il petto il leader 3V.

Il rischio paralisi riguarda però anche il primo scalo italiano. “Anche gli altri porti d’Italia si stanno organizzando. In particolare Genova, che con Trieste è sempre allineata”, ha detto il coordinatore dei portuali di Trieste Puzzer. A Voltri, le tensioni per il green pass si intrecciano con quelle ancora più accese per il rinnovo del contratto integrativo del settore e con le storiche criticità infrastrutturali del nodo di Genova, con ritardi e rallentamenti ai varchi d’accesso ai terminal. Anche oggi il traffico è in tilt con i camion che bloccano strade e autostrade per protesta, in particolare al casello dell’A10. Da giorni si susseguono riunioni a Palazzo San Giorgio, sede dell’autorità portuale. Ieri in strada sono scesi circa 2500 persone, novax e lavoratori portuali per scioperare.

“Abbiamo una congestione sul sistema portuale perché abbiamo una quantità di mezzi pesanti superiore a quella degli altri porti messi insieme (6.500 mezzi pesanti ogni giorno fra Genova, Savona e Vado ligure) che è l’altra faccia di ’poco traffico su ferro e tanto su gomma”, secondo il presidente dell’Autorità portuale Signorini. Lunghe code di mezzi pesanti anche all’ingresso del terminal Sech, nel bacino di Sampierdarena, che hanno praticamente bloccato la viabilità cittadina. A Genova, insomma, la paralisi è già realtà.

Il Governo al momento latita. Il Viminale lunedì ha diramato una circolare con cui “invita” le imprese a farsi carico dei tamponi per i lavoratori nel tentativo di placare le proteste. Per scongiurare il rischio di compromissione dell’operatività nel caso di un alto numero di addetti senza green pass, si raccomanda alle imprese del settore “di mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti”, si legge nella circolare inviata a tutti i prefetti dal capo di Gabinetto del ministero dell’Interno Bruno Frattasi. In una circolare successiva viene poi precisato che gli operatori economici “potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell’acquisizione del green pass da parte dei dipendenti sprovvisti”.

“Molte imprese”, dice il presidente di Assiterminal Becce, “avevano già messo in conto di farsi carico, per il periodo iniziale, diciamo 15 giorno/un mese, dei tamponi. Ovviamente con l’unico intento di garantire l’operatività dei porti, certamente non per avallare posizioni no-vax. La circolare del Viminale dà alle aziende altri oneri e responsabilità, dopo che dal Governo avevano assicurato in linea generale che il costo dei tamponi non avrebbe dovuto pesare sul mondo delle imprese. Dircelo a soli due giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo, ci sembra quantomeno poco urbano. Ora però andiamo avanti giorno per giorno, l’importante è non bloccare le attività, altrimenti è un disastro”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.