Portogallo e la fine di un incubo chiamato default
Il Portogallo degli ultimi anni ha fatto segnare record in positivo, lasciando alle spalle la crisi.
Lo scorso maggio l'Europa pone fine alla procedura di infrazione per deficit eccessivo limato ad un rapporto del 2% rispetto al PIL.
Inoltre è stata anche restituita allo FMI una parte del prestito erogato negli anni della crisi.
I motivi della rinascita sono da ricercare anzitutto nelle riforme strutturali avviate e dalla domanda interna, stimolata con notevoli interventi pubblici, con consumi privati ed investimenti fissi in notevole ascesa. Turismo ed export (in particolare tessile ed abbigliamento) ulteriori voci positive nel bilancio.
Il debito pubblico era stato tra i fautori della crisi, contribuendo a posizionare il Portogallo nel triste gruppo dei PIIGS. Un grande contributo è stato dato dallo scudo BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) . Il Governo del Portogallo ha come obiettivo primario il contenimento della spesa pubblica e nel 2021 l'obiettivo è un debito pubblico al 120% del PIL.
Un po' di dati macroeconomici sulle stime al 2017 del Portogallo a confronto con i dati dell'Italia:
rapporto deficit/PIL: Portogallo -2%, Italia -2,5%;
produzione industriale al 3,1% contro il 2,2%;
rapporto debito/PIL al 132,1% contro il 134,7%;
vendite al dettaglio al 5% contro l'1,9%;
tasso di disoccupazione all'8,2% contro l'11%;
PIL al 2,2% contro l'1,7%.
Anche lo spread del decennale rispetto all'omologo bund tedesco, in seguito alla promozione di S&P dello scorso anno ha ripreso a ridursi. Il salto è stato notevole, la scorsa primavera si aggirava quasi vicino ai 300 punti, oggi è intorno ai 120 con rendimenti all'1,8%. In Italia, nonostante la recente promozione di S&P, le battaglie per le elezioni unitamente alle riduzioni di acquisti della BCE, hanno portato lo spread sui 140 punti con rendimenti intorni al 2%. Ma i dati parlano chiaro, la differenza di passo è palese.
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