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Prendi i dollari e scappa. La criptovaluta di Squid Game era una truffa

Squid Game (Photo: Netflix)
Squid Game (Photo: Netflix)

Tutti i giornali internazionali avevano parlato dell’enorme e repentina crescita del suo valore sul mercato. Dopo pochi giorni gli stessi quotidiani parlano di quella che sembra essere una delle più importanti truffe nel mondo delle criptovalute. Squid, la neonata valuta virtuale basata sulla serie tv sudcoreana Squid Game, ha visto la scorsa settimana il suo valore aumentare del 230mila% arrivando a valere 2.861,80 dollari. Una crescita straordinariamente veloce, che con la stessa rapidità poi però si è fermata. Lo scorso 1 novembre il valore di Squid è crollato quasi del 100%, portando la criptovaluta a valere meno di mezzo centesimo. La motivazione del crollo improvviso è che Twitter ha limitato temporaneamente l’account della criptovaluta per “attività sospette”. Già, perché Squid si è rivelata essere, molto probabilmente, una truffa: nessuno dei suoi acquirenti e possessori, una volta acquistata la moneta, l’ha potuta vendere per ricavarci qualcosa, mentre i suoi creatori sono arrivati a guadagnare tre milioni di dollari. Usando il termine specifico, questo tipo di truffa si chiama “rug pull” (espressione inglese che equivale all’italiano “togliere la terra da sotto i piedi”). La situazione si verifica quando gli sviluppatori di una criptovaluta abbandonano un progetto e scappano con i soldi degli investitori. La moneta viene improvvisamente tolta dal mercato e quindi gli gli acquirenti perdono tutto il denaro.

Non si sa ancora con certezza che cosa ci sia dietro la truffa di Squid Game. Quel che è certo è che la criptovaluta non ha nessun legame ufficiale con la serie Netflix. Il nome del servizio di streaming più famoso al mondo è stato utilizzato dai creatori della moneta digitale solo per fare in modo che venisse notata dagli investitori del settore (in questo senso la moneta è considerata un “memecoin” e cioè un token crittografico il cui valore dipende da quanto la comunità trova “divertente o interessante” il meme o l’evento culturale che rappresenta). Il token (o gettone digitale) era stato reso disponibile per l’acquisto lo scorso 20 ottobre. E secondo il white paper (documento informativo della moneta) le prevendite erano state esaurite nel giro di un secondo. La criptovaluta doveva essere un “play-to-earn” (in italiano “giocare per guadagnare”) e avrebbe dovuto permettere di giocare ad un gioco online legato alla serie che sarebbe dovuto partire a novembre. I possessori della moneta, acquistando token, avrebbero potuto guadagnare sempre più gettoni virtuali. Nel white paper c’era anche scritto che non ci sarebbe stato un limite al valore del premio del vincitore. “Più persone parteciperanno, più il premio sarà grande”, si leggeva nel documento. Tra le altre informazioni si spiegava anche che il 10% dei fondi raccolti per la partecipazione sarebbero andati agli sviluppatori (peraltro sconosciuti), mentre il 90% sarebbe stato ridistribuito al vincitore.

Alcuni segnali di un’ipotetica truffa insomma c’erano. Già soltanto a leggere in modo superficiale il white paper. Il documento era poco preciso sulle sorti degli acquirenti delle monete digitali, visto che sottolineava come non ci fosse un limite al valore del premio del vincitore. Un’altra informazione che poteva risultare quantomeno strana era il fatto che il gioco online iniziasse solo a novembre e che gli utenti fossero quindi obbligati a partecipare ad una prevendita, compiuta in tempi estremamente rapidi. E poi ancora, il white paper dava tutta l’impressione di non essere un documento ufficiale: colmo di imprecisioni e di errori grammaticali. I creatori della moneta, come riporta anche Bloomberg, avevano in realtà accennato, nel documento informativo, al fatto che si trattasse di un progetto solo “ispirato alla serie tv”, ma “non affiliato all’omonimo show di Netflix”. Avevano anche parlato di “eventuali problemi con la vendita della moneta una volta esaurito il credito di vendita”. Informazioni però poco precise e soprattutto scritte in modo che la maggior parte degli investitori non le leggesse dettagliatamente. “La realtà è che pochissimi acquirenti al dettaglio di questi memecoin sono disposti a perdere tempo per leggere il white paper o cercare di comprendere la tokenomica (ovvero l’economia dei token) e le strutture di governance di queste monete”, ha spiegato a Bloomberg Henri Arslanian, leader e partner di PricewaterhouseCoopers (PwC), un network multinazionale di imprese di servizi professionali che fornisce servizi di consulenza di direzione strategica, revisione di bilancio e consulenza legale e fiscale. “Questo atteggiamento degli investitori comporta dei rischi” ha aggiunto Arslanian.

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Altri segnali per gli investitori potevano essere ad esempio la scomparsa del sito web della moneta, ospitato su SquidGame.cash. Si può però vedere una versione archiviata del sito web qui. I truffatori hanno poi anche eliminato ogni altra presenza relativa alla moneta sui social network. Inoltre il canale Telegram di Squid, creato dai truffatori non ha mai consentito commenti da parte di estranei. E l’account Twitter ha reso impossibile a chiunque rispondere ai post.

Ciò che si è verificato nella realtà è che, ancora prima che la moneta scendesse di valore, gli investitori hanno iniziato a riscontrare una certa difficoltà a rivendere i token. CoinMarketCap, pochi giorni fa ha pubblicato un avviso in cui ha scritto di aver ricevuto “più segnalazioni” secondo cui gli utenti non erano in grado di vendere il token su PancakeSwap, una delle principali e più sicure piattaforme di finanza decentralizzata, che consente quindi agli utenti di scambiare token. CoinMarketCap ha realizzato un grafico in cui è evidente come e con quanta velocità Squid abbia perso in pochissimo tempo tutto il suo valore. Nel momento in cui scriviamo la moneta vale 0,01986 euro.

Nel grafico, l'ascesa e la caduta del valore della moneta digitale Squid  (Photo: CoinMarketCap)
Nel grafico, l'ascesa e la caduta del valore della moneta digitale Squid (Photo: CoinMarketCap)

Secondo Bloomberg gli investitori in memecoin spesso cadono in queste truffe perché molte monete nate dal successo di meme e fenomeni culturali, soprattutto nell’ultimo periodo, hanno avuto grande successo sul mercato. Un esempio è Dogecoin, la nona criptovaluta più grande al mondo, secondo quanto riporta CoinMarketCap. Il token digitale è stato creato come uno scherzo nel 2013 ed era da intendere come satira sulla proliferazione delle criptovalute. Ebbene il token di Dogecoin è aumentato del 10.000% nell’ultimo anno, secondo i prezzi di CoinGecko. Shiba Inu, che è stato creato lo scorso anno anch’esso da un meme, è cresciuto di oltre il 90.000.000%; è salito dell′800% solo in ottobre. È ora al decimo posto tra le criptovalute più grandi al mondo. Un investitore di Shangai ha raccontato la proprio esperienza con Squid alla Cnbc. Ha investito tutti i suoi risparmi nella moneta. “La mia fretta di acquistare questo token è nata perché ho pensato che fosse il momento giusto: insomma se Squid Game è popolare ora, anche la sua moneta lo deve essere” ha spiegato Bernard, che ora non sa come recuperare la perdita di denaro. L’investitore ha raccontato di essersi fidato ad acquistare la moneta perché “compariva al secondo posto tra i token più importanti nell’elenco di CoinMarketCap”.

Ma c’è anche un’altra motivazione dietro le truffe. Secondo Bloomberg sono molti coloro che si approfittano del successo delle criptovalute creando token che abbiano nomi simili a quelli riconosciuti di alto livello. Un esempio è “Floki” (questo è il nome del cucciolo del fondatore di Tesla Elon Musk) chiamata su CoinGecko Floki Inu, ma anche Floki Musk, Shiba Floki, Baby Moon Floki, FlokiSwap e FlokiMooni.

Ci sono poi ragioni più profonde e sociali legate al successo di queste criptovalute che poi si rivelano false. Raoul Pal, il co-fondatore della piattaforma di investimento in criptovalute Real Vision Group, ha scritto in un recente post su Twitter che questo fa parte di un cambiamento “sistemico”, una tendenza insomma, guidata da giovani che non cercano rendimenti modesti, ma sono invece “disposti ad assumersi enormi rischi pur di guadagnare enormi somme di denaro”.

In ogni caso ciò che accade è che progetti crittografici seri in cui esperti hanno investito tempo ed energia significativi - che si tratti di strumenti finanziari come con DeFi (finanza decentralizzata), o diritti di proprietà come con NFT (token non fungibili, i tipi speciali di token crittografici che rappresentano oggetti digitali unici e riconoscibili.) - si trovano surclassati da token che sono stati apparentemente creati quasi senza alcuno sforzo. E che muoiono però dopo aver arrecato danno a qualcuno: gli investitori truffati.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.