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Puntare sui Minibot non è un motivo per non introdurre i CCF

Si continua a parlare delle varie ipotesi di strumenti finanziari a valenza fiscale, dopo che la replica di Berlusconi all’articolo di Paolo Becchi e Fabio Dragoni ha riacceso i riflettori sull’argomento.

Dico “riacceso” perché a fine marzo scorso il M5S aveva reso noto il suo interesse verso ipotesi di Moneta Fiscale. Per cui, va ricordato, schieramenti politici che rappresentano complessivamente il 60% circa dell’elettorato (stando ai sondaggi) stanno ragionando su idee che hanno una matrice comune, anche se declinata in forme parzialmente differenti.

Tra le varie soluzioni sul tavolo, i Minibot proposti dal responsabile economico della Lega, Claudio Borghi si distinguono in quanto sono esplicitamente presentate non come una soluzione alle disfunzioni dell’Eurosistema, ma come una transizione verso il suo scioglimento.

In quest’ottica, non è un problema prioritario il fatto che i Minibot non creino una grossa iniezione di potere d’acquisto supplementare. Al contrario dei CCF (diritti a sconti fiscali che nascono al momento dell’emissione del titolo) i Minibot danno infatti forma cartacea a crediti verso l’erario già esistenti.

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Il vantaggio per chi riceve il Minibot è sostituire uno strumento illiquido con uno liquido, utilizzabile immediatamente per effettuare compensazioni d’imposta, e trasformare quindi potere d’acquisto differito in capacità di spesa immediata (nella misura in cui i Minibot circolano e sono accettati).

Però non si verifica un arricchimento reddituale e patrimoniale in capo al ricevente. Certo, il vantaggio della maggiore liquidità non è da trascurare, ma l’impatto sulla spesa sarà con ogni probabilità inferiore (a parità di emissioni) a quello ottenibile distribuendo CCF.

Come accennato sopra, questo non è un problema se i Minibot rappresentano un ponte verso lo scioglimento della moneta unica e la fine dell’euroausterità.

Tutto questo mi spinge però a formulare tre riflessioni, o se vogliamo a porre tre domande.

La prima: se l’introduzione dei Minibot è un passo preliminare all’avvio di un negoziato in sede Eurozona per arrivare allo scioglimento consensuale, in che misura la loro esistenza rafforza il potere contrattuale dell’Italia?

Certo, se si arriva all’impasse, o peggio ancora ad azioni intimidatorie (a cui personalmente non credo) meglio avere in circolazione un embrione di moneta nazionale, che la popolazione sta già utilizzando, che viceversa. Ma cambia drasticamente la situazione ? le complessità dell’euro-breakup non sono riconducibili solo, e neanche prevalentemente, al problema di emettere una nuova moneta cartacea.

Teniamo anche conto che in sede UE la risposta potrebbe semplicemente essere di questo tipo: bene, hai introdotto i Minibot, nessuno te lo impediva, non è debito aggiuntivo. Non ci compete obiettare nulla. Ma sciogliere consensualmente l’euro ? ovviamente no, non se ne parla.

La seconda: esiste una maggioranza politica per andare a proporre lo scioglimento dell’Eurozona ? sembra di no, Forza Italia non è su questa linea, il M5S appare aver preso atto che il referendum è impraticabile e ragiona sulla Moneta Fiscale in affiancamento all’euro. La Lega è cresciuta, e rispetto ai sondaggi attuali è possibilissimo che vada anche meglio alle elezioni: ma al 51% non arriva.

La terza: in ogni caso, se si avvia un negoziato per concordare lo scioglimento, i tempi sono lunghi (un anno mi appare una stima già fortemente ottimistica) e l’esito molto incerto. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo, come si riavviano domanda, produzione e occupazione?

Alla luce di quanto sopra, una strada che ritengo vada seriamente esaminata è introdurre CCF e Minibot insieme.

Il fatto che i Minibot siano in circolazione tra l’altro potrebbe agevolare l’accettazione e la valutazione di mercato dei CCF, di cui si propone l’emissione sotto forma di titoli utilizzabili come sconto fiscale due anni dopo l’introduzione (per non creare squilibri di finanza pubblica prima che l’azione espansiva sulla domanda abbia adeguatamente avuto effetto).

I CCF sarebbero in pratica l’equivalente di un CTZ a due anni che, invece di essere rimborsato in euro a scadenza, si trasforma in un Minibot. L’abitudine ad utilizzare i Minibot consoliderebbe quindi anche l’accettazione dei CCF.

Su un progetto di questo genere esiste, a quanto pare, un consenso ampiamente maggioritario tra gli schieramenti politici italiani, “pesati” sulla base degli attuali sondaggi: sia che lo si veda come un punto di arrivo, che come un passo intermedio per qualcos’altro.

Autore: Marco Cattaneo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online