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Quanto ci è costato il Parlamento nel 2015?

Se c’è un argomento che fa infuriare gli italiani, è quello delle spese della cosiddetta “Casta”. Una questione di cui si è discusso molto, in passato, portando per la prima volta negli ultimi 10 anni la Camera dei Deputati a costare meno di un miliardo di euro. Con un risparmio di circa 50 milioni di euro per le tasche dei contribuenti.

Si tratta di un tema che, come si sa, è stato tra i cavalli di battaglia del M5S, e non sorprende che ora sia proprio il movimento di Grillo ad arroganti i meriti di questo piccolo successo, con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che ricorda: “Quando siamo arrivati, nel 2013, questo palazzo costava un miliardo e 87 milioni di euro; oggi costa 230 milioni in meno. Se non si pagano più gli affitti d’oro da 32 milioni di euro l’anno è grazie a una legge di tre righe, che ha la prima firma di Riccardo Fraccaro”, un deputato dei pentastellati, appunto.

Come rileva Dagospia, le affermazioni di Di Maio sono corrette: i risparmi immobiliari sono una delle voci più corpose del taglio, protagonista di una caduta di ben il 91% in un anno. Ma rimane notevole anche il taglio delle retribuzioni del personale, sul quale si risparmiano 16 milioni, toccando complessivamente un totale inferiore ai 200 milioni di euro.

Al contrario, rimane un dente avvelenato quello dei vitalizi. La spesa previdenziale degli ex parlamentari non smette di crescere e per quest’anno sono 395 i milioni che finiscono nelle loro tasche, con un aumento, dal 2014 al 2015, del 5%. La politica continua poi a non lesinare su biglietti di viaggio di vario tipo, che continuano a essere a spese dello Stato, per circa 900mila euro l’anno.

Soprende poi, che in un paese relativamente poco informatizzato come il nostro, Montecitorio arrivi a spendere 6 milioni di euro per l’acquisto di software informatici, e 3 milioni per la loro manutenzione. A questi si aggiungano 2,1 milioni per “assistenza informatica” e 4,7 milioni per la “gestione operativa dei centri informatici”. Insomma, i computer del parlamento arrivano a costare ben 15 milioni di euro.
 
Altri 300mila euro vanno contati alla voce “formazione linguistica e informatica” degli onorevoli; 2,8 milioni di euro sono destinati poi alla “produzione informatica di atti e documenti parlamentari”, ma altri 5,2 milioni di euro finiscono per una più generica “pubblicazione di atti parlamentari”.

C’è, poi la posta, non solo quella elettronica. Anche per quest’anno, infatti, spendiamo circa 1,6 milioni di euro per “traslochi e facchinaggio” dei parlamentari. E non parliamo dei servizi di pulizia, che arrivano a costare la vertiginosa cifra di 6 milioni di euro all’anno.

Salgono, infine, i servizi legati al guardaroba. Da 100mila euro l’eleganza degli onorevoli è arrivata a costarne 150mila.

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