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Quanto ci guadagna lo Stato con la Lotteria Italia?

Biglietti in calo, vincite che tornano ai Monopoli: gli italiani hanno smarrito il feeling con la lotteria ma non con il gioco di azzardo

Lotteria (Fotolia)

Le feste vanno in archivio e con loro anche il rituale dell’assegnazione dei premi in palio della Lotteria Italia, una formula che per anni ha sedotto gli italiani ma che mostra un po’ la corda. Per la cronaca il biglietto, quello da 5 milioni di euro, è stato venduto a Modena; segue il secondo premio, da due milioni, vinto a Numana, in provincia di Ancona; chiude il podio il terzo biglietto da un milione, vinto a Vallata, ad Avellino. Seguono poi i premi di consolazione, che di questi tempi sono graditissimi.

Passata la festa, gabbato il santo recita il proverbio. Verrebbe da chiedersi: passata la lotteria, gabbato lo Stato? La domanda è se ancora convenga ai monopoli organizzare la lotteria, a fronte delle entrate. Come scrive la stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli “i volumi di gioco della Lotteria Italia 2012 hanno registrato, rispetto alla scorsa edizione, una flessione di circa il 13%”. Però, lo scrive la stessa agenzia, “la Lotteria costituisce un appuntamento sempre gradito dal pubblico che lo lega saldamente alla tradizione e alla cultura del Paese”. 

Tiriamo le somme: in questa edizione sono stati venduti circa 7 milioni di biglietti, e distribuiti, prima del grande sorteggio finale, circa 15 milioni di euro in premi, considerando, appunto, “i premi assegnati nel corso delle trasmissioni televisive e le vincite ottenute grazie alla lotteria istantanea abbinata al biglietto della Lotteria Italia”.

Nella serata dell’Epifania, momento culmine del concorso, vengono invece assegnati i sei premi di prima categoria, quelli di consolazione, e altri premi dal valore di 450mila euro. Insomma, tolti i premi che vanno assegnati, le spese organizzative, quelle amministrative e di promozione allo Stato cosa resta? Moltiplicando 5 euro lordo a biglietto per sette milioni la cifra è di 35 milioni di euro, sottraendo i premi detti allo Stato resta una cifra che si aggira intorno ai 3,5 milioni di euro.

Forse spera, lo Stato, di incassare di più confidando nei vincitori smemorati? Negli ultimi dieci anni in media sono ritornati nelle casse dello Stato venti milioni di euro. Tutti soldi che non sono stati riscattati: nell’ultima edizione, secondo i dati di Agipronews, oltre 2,7 milioni di euro hanno fatto ritorno nelle casse dello Stato; nell'edizione 2008/2009 a non essere reclamato fu il primo premio da 5 milioni di euro, venduto a Roma e poi rimesso in gioco l'anno successivo. Forse il vincitore era già ricco o milionario; eppure sono cose che capitano in un Paese dove è rimasta una sola lotteria ad estrazione, ma dove la voglia di giocare non passa, complice anche una crisi economica mostruosa e una deregolamentazione progressiva che ha fatto felice i giocatori di azzardo. Secondo Reuters, il nostro Paese è il più grande mercato del gioco d’azzardo europeo, complice anche una liberalizzazione controllata che però convive con una legislazione arretrata.

Nel 2011, secondo l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, la raccolta del gioco d’azzardo ha sfiorato gli 80 miliardi di euro, circa il 5 per cento del Pil. Merito anche di un’imposta media sulle entrate inferiore all’11 per cento nel 2011, una cifra 10 volte inferiore rispetto all’Iva che si paga sui beni di consumo. Gli italiani giocano di più ma lo Stato non incassa quanto dovrebbe per le tasse sul gioco d’azzardo: la cifra in merito è aumentata di meno di 3 miliardi tra il 2001 e il 2011, malgrado nello stesso periodo e in proporzione, la spesa totale del consumatore sia cresciuta passando dai 19,5 miliardi del 2001 ai 79,9 miliardi del 2011.

Un effetto combinato di più situazioni: dal 2006 gli operatori stranieri possono operare nel mercato italiano; dal 2011, con apposito decreto, è stata liberalizzato il gioco d’azzardo online, un settore in fortissima ascesa, dove ormai è possibile scommettere soldi veri e non più solo comprare fiche con un tetto di valore massimo. Più giochi a disposizione, significa più azzardo e più chance di cambiare la propria vita, ma anche più problemi. In primis le dipendenze, poi l’illegalità e il riciclaggio di denaro sporco da parte delle mafie. Il panorama insomma non è positivo: la spesa pro-capite per ogni italiano maggiorenne è di 1.703 euro.

Nei primi 8 mesi del 2012 sono stati giocati 56,9 miliardi di euro, il 17,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Fino a 6,6 miliardi i costi per la società dovuti al gioco patologico: un trend negativo in un Paese dove sono diversi soggetti a desiderare una moratoria sulla liberalizzazione sui nuovi giochi e l’inserimento della ludopatia nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) con conseguente copertura del sistema statale di assistenza sanitaria.