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Rating sovrani, declassamenti colpiranno mercati emergenti in 2021 - S&P Global

Logo di S&P Global presso gli uffici di New York

di Marc Jones

LONDRA (Reuters) - I massicci programmi di acquisto di titoli di stato da parte della Banca centrale europea, della Federal Reserve Usa e di altre banche centrali proteggeranno il merito di credito di molte economie sviluppate quest'anno, ma i Paesi più poveri non saranno così fortunati.

È quanto affermato da S&P Global.

Si stima che la crisi del coronavirus avrà fatto salire il rapporto debito/Pil dei Paesi del gruppo del G7 di 23 punti percentuali entro la fine del 2021 rispetto al 2019, senza però comportare ancora un declassamento del merito di credito.

Ma tra i Paesi meno sviluppati, a subire una riduzione del rating sono stati otto Paesi africani, cinque in Medio Oriente e 11 Paesi di America Latina, America centrale e Caraibi, con ulteriori declassamenti in arrivo, secondo S&P Global.

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Al momento 16 mercati emergenti hanno ancora un outlook negativo sui loro rating S&P, segnale che potrebbero subire un declassamento, mentre si prevede che i crescenti livelli di debito in Brasile e Sudafrica non si stabilizzeranno nemmeno entro la fine del 2023.

Parlando prima della pubblicazione dell'outlook sul rating sovrano per il 2021, Frank Gill, uno dei principali analisti di S&P, ha detto a Reuters che si aspetta "maggiori azioni sui rating dei Paesi emergenti" nel 2021.

"Ciò non significa che le economie sviluppate la passeranno liscia. Significa solamente che si sono comprate più tempo", ha aggiunto.

Nella zona euro il programma di acquisto di obbligazioni si è fatto carico dell'equivalente di tutto il debito extra emesso dal blocco dei 27 Paesi per contrastare la crisi del coronavirus.

Analizzando la situazione dei Paesi più ricchi, Gill ha detto: "Trarremo conclusioni affrettate sul danno permanente alla crescita strutturale? È molto improbabile".

"Quindi non credo che assisterete a molte azioni sui rating dei Paesi Ocse nel 2021", ha aggiunto.

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) conta 37 nazioni, che vanno dagli Stati Uniti ai Paesi europei, passando per Giappone e Australia.

(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Maria Pia Quaglia, michela.piersimoni@thomsonreuters.com, +48 587696616)