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Le reazioni del mercato alla nomina (quasi) certa di Powell

Stando alle ultime dichiarazioni di Mohamed El-Erian consigliere economico di Allianz, la Federal Reserve ha dato il via ad un'ottima normalizzazione sulle politiche monetarie.

La Fed secondo El-Erian

L'ultimo comunicato della Banca Centrale, infatti, ha confermato lo status quo con tassi che oscillano tra l'1 e l'1,25% ma una prossima stretta, con ogni probabilità, a dicembre. Un percorso, quindi, estremamente soft ma che tiene conto del fatto che sarà comunque necessario riportarsi sulla strada maestra riequilibrando i tassi di interesse e garantendo la stabilità dei mercati e dell'economia. Un processo che, alle prime avvisaglie, non dovrà essere stravolto dal prossimo governatore, chiunque esso sia. Anche se ormai tutti danno per certa la nomina da parte del Presidente Donald Trump di Jerome Powell, già all'interno del board della Federal Reserve dal 2012. E la scelta di Powell appare particolarmente significa soprattutto per la sua vixione di politica monetaria ancora accomodante ma con una punta di attivismo ulteriore sulla deregulation. In questo frangente, infatti, Powell è favorevole ad una revisione degli aspetti meno efficienti della riforma, visto che da quando è stata adottata, in circostanze del tutto emergenziali, sono passati circa 10 anni. Resta comunque il fatto che per riscrivere le regole sarà necessario che sia completato anche il resto delle nomine del board all'interno della Fed con soggetti orientati verso lo stesso progetto.

Cosa significa questo?

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Significa che sostanzialmente "niente cambierà" nel breve termine almeno sul fronte Usa. Sì, perchè la sola, grande incertezza, adesso, è capire se le anche le altre banche centrali potranno offrire lo stesso modus operandi garantito dalla Fed in un panorama in cui gli operatori si sono mostrati più che compiacenti in un mercato a dir poco gravato da molti rischi. Sul tavolo degli osservati speciali ci sono infatti la Banca Centrale Europea e la Banca d'Inghilterra tra le prime a dover cercare di ridimensionare le rispettive politiche accomodanti ormai da anni. Per quanto riguarda il futuro, invece, altri giganti come la BoJ (Bank of Japan) e la PBOC (Banca Popolare cinese) saranno, si spera, coinvolte nello stesso processo. Il punto interrogativo, quindi si spossterebbe su quella stessa compiacenza che dovrebbe, secondo la view di El-Erian a restare, a meno di grandi eventi improvvisi come forti stravolgimenti geopolitici.

Cosa pensano gli operatori?

Da un punto di vista strettamente decisionale, quella di Powell è considerata come una scelta "noiosa" da molti operatori, soprattutto se confrontato con le view dell'economista John Taylor o dell'ex governatore federale Kevin Warsh, ma allo stesso tempo è la migliore che potesse fare Trump non solo per i mercati (non certo scossi dal suo arrivo) ma anche perchè è la meno controversa. Ward McCarthy, economista finanziario di Jefferies, ricorda e loda il suo ruolo nella ristrutturazione della Salomon Brothers quando, nel 1991, la banca d' investimenti americana ammise di aver violato le norme che regolano il mercato dei titoli di Stato americani, acquistando bond oltre il limite massimo accettato del 35% per ogni nuova emissione. Anche Jim Caron, di Morgan Stanley Investment Management, concorda sul fatto che non ci saranno grandi scosse sulle scelte di politica monetaria.

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