Reddito di cittadinanza, ecco come dovrebbe funzionare
E’ uno dei temi su cui il Movimento 5 Stelle ha più spinto in campagna elettorale e, probabilmente, è uno dei temi che ne hanno decretato il successo. Soprattutto al Sud. Ma il cosiddetto “reddito di cittadinanza” sta creando molte polemiche su come funzionerà – se i Cinquestelle riusciranno ad approvarlo – e sui suoi costi.
E se ora le polemiche si sono trasferite su quelle città dove alcuni cittadini si sono già rivolti a Caf e Comuni per avere i moduli per richiederli, vediamo come funzionerebbe il reddito di cittadinanza secondo la proposta del partito di Luigi di Maio.
Andiamo con ordine. Il reddito di cittadinanza spetterebbe a singoli maggiorenni e residenti in Italia e famiglie. Per i single senza alcun tipo di reddito, andrebbero 780 euro mensili, ovvero 9.360 euro annui. A chi invece ha già un reddito, ma sotto i 780 euro, verrebbe data un’integrazione per l’importo necessario ad arrivare ai 780 euro. Per le famiglie, invece, ci sono degli scaglioni in base alla composizione familiare. Per famiglie di 2 componenti con un solo genitore 1.014 euro; alle famiglie di 2 componenti: 1.170 euro; 3 componenti (genitore solo): 1.248 euro; 3 componenti: 1.404 euro; 4 componenti (genitore solo): 1.482 euro; 4 componenti: 1.638 euro; 5 componenti (genitore solo): 1.716 euro; 5 componenti: 1.872 euro.
E, fino a qui, la parte economica. Ma il reddito di cittadinanza non è un incentivo alla disoccupazione o al lavoro in nero e non è un semplice metodo di assistenzialismo? Secondo il Movimento 5 Stelle questo non è vero. Il Rdc, infatti, sarebbe da un lato vincolato a un progetto di formazione e di aiuto dei centri per l’impiego, dall’altra alla ricerca di lavoro, proprio tramite i centri per l’impiego. Se il lavoro trovato viene rifiutato per più di tre volte si perde il diritto al reddito di cittadinanza.
E i costi? Secondo il Movimento 5 Stelle il costo per lo Stato è stato stimato attorno ai 15 miliardi di euro annui, che scenderebbe nel momento in cui i cittadini trovassero un impiego. Secondo altri calcoli, essendo almeno 4 milioni gli italiani considerati poveri assoluti, il costo non sarebbe inferiore ai 38 miliardi di euro annui.