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Reddito di Cittadinanza: secondo l’INPS si rischia l’effetto spiazzamento nel Sud Italia

Il Premier Giuseppe Conte e il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, con grande entusiasmo e teatralità, hanno presentato ieri, presso l’auditorium Enel di Roma, la card del reddito di cittadinanza.

Si tratta di una carta gialla con logo Mastercard, simile alla più nota Postepay, che ospiterà il sussidio e funzionerà per ricevere sia il reddito che la pensione di cittadinanza.

Il Premier Conte si è dichiarato orgoglioso di quella che non ha tardato a definire come una necessaria misura di equità sociale, frutto di una riforma molto complessa perché fondata sul patto di lavoro e di formazione e su un meccanismo di inclusione sociale. L’augurio del Premier è che questa riforma possa diventare modello per altri paesi.

Contestualmente alle card (ne sono state già prodotte tre milioni) è stato anche presentato il sito web dedicato, in cui i richiedenti troveranno tutte le informazioni necessarie per la richiesta: il primo passo sarà la compilazione del modulo Isee presente nel sito. Attualmente, però, il portale ha solo una funziona illustrativa, volta ad accompagnare gli interessati verso una rapida disamina delle principali caratteristiche del nuovo strumento adottato dal governo.

Anche in questa occasione, Di Maio ha ribadito che a godere del reddito di cittadinanza saranno 5 milioni di italiani in situazioni di grave disagio economico. Ma l’Istat e l’Inps hanno fornito dati sensibilmente inferiori, rispettivamente pari a 2,7 milioni e 2,4 milioni di beneficiari. E secondo le loro analisi, il sistema utilizzato per la ripartizione non sarebbe esente da gravi difetti.

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Partendo dall’analisi dell’ISTAT, si nota come un quarto dell’intera platea risulta formata da casalinghe, che superano per numero i disoccupati.  Inoltre, circa la metà delle famiglie interessate dall’erogazione risiedono nel Sud Italia. I nuclei composti esclusivamente da cittadini italiani formano circa l’81% della platea totale, mentre quelli formati da stranieri e da famiglie miste costituiscono, rispettivamente, l’11,5% e il 7,8% del totale.

Analizzando invece la composizione dei beneficiari in età lavorativa, vale a dire, ideologicamente, i veri destinatari della misura, l’ISTAT afferma che oltre il 62% del totale dispone solamente di licenza elementare (241.000) o di scuola media (878.000), mentre circa 128.000 cittadini sono laureati o possono vantare un titolo post-universitario.

Nel complesso, comunque, saranno i single i principali beneficiari, con l’82,1% del reddito complessivo. A seguire, le famiglie con figli minorenni e quelle con figli maggiorenni.

L’analisi dell’INPS presentata da Tito Boeri pone invece l’accento su un aspetto di cui poco si è ancora discusso, partendo da una drammatica considerazione con risvolti poco felici per la misura di welfare adottata e per l’economia nel complesso: oltre il 45% dei dipendenti privati del Sud guadagna meno dei futuri percettori del reddito di cittadinanza.

Il problema che ne emerge spinge a riflettere sull’efficacia pratica dello strumento presentato ieri dal Governo. In altri termini, la considerazione sugli stipendi medi del meridione suggerisce la possibilità che si verifichi un cosiddetto effetto spiazzamento nei confronti dei redditi di lavoro.

Considerando infatti che, su base annua, i beneficiari dei trasferimenti potrebbero godere di una cifra prossima ai 6000 euro, l’ammontare del trasferimento sarebbe superiore di circa il 10% a buona parte degli stipendi dei dipendenti privati del Sud, spingendo questi ultimi a preferire lo strumento di welfare al reddito da lavoro.

Per arginare tale squilibrio bisognerebbe dunque sfruttare un sistema di ripartizione in grado di isolare l’effetto spiazzamento e al contempo fornire un valido supporto ai nuclei familiari in difficoltà. Stando all’analisi di Boeri, il rischio si baserebbe proprio sul sistema di equivalenze adottato in Italia, che garantirebbe oltre metà del reddito complessivo ai nuclei familiari composti da un solo individuo.

Al contrario, invece, favorendo le famiglie o i nuclei con figli numerosi, si applicherebbe un criterio di proporzionalità graduato e simile alle altre scale di equivalenza internazionali, evitando la fuga dal lavoro sottopagato.

This article was originally posted on FX Empire

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