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Reddito di cittadinanza, si potrà rifiutare il primo lavoro

Il premier Giuseppe Conte (REUTERS/Alessandro Bianchi/File Photo)
Il premier Giuseppe Conte (REUTERS/Alessandro Bianchi/File Photo)

Non solo un sussidio ma uno strumento per rientrare nel mondo del lavoro. Il premier Giuseppe Conte vuole levare l’etichetta puramente assistenziale al reddito di cittadinanza: “Stiamo facendo di tutto – ha assicurato il premier affinché questo strumento si realizzi come un’iniziativa di sviluppo sociale, di riqualificazione per chi ha perso il lavoro e di qualificazione”.

Il modello tedesco

Il paragone è con il modello tedesco: il reddito non deve essere solo un assegno ma uno stimolo per trovare un lavoro. La disoccupazione, però, è più alta al Sud: “Stiamo pensando a come modulare le offerte di lavoro sulla base della distribuzione geografica”, aggiunge Conte.

Non penalizzare il Sud

I disoccupati del Mezzogiorno attendono l’assegno da 780 euro che terrà conto della “distribuzione geografica”. Per non penalizzare quei territori sarà necessario tener conto della realtà, ossia che le offerte di lavoro sono prevalentemente al Nord. La soluzione, secondo Palazzo Chigi, è quella di non penalizzare chi rifiuterà come prima offerta di lavoro un’occupazione fuori dalla propria regione. Lo spostamento dalla zona di residenza, quindi, avverrà solo in un secondo momento, nel caso il lavoro sia altrove.

I centri per l’impiego

Nella manovra anche un miliardo per potenziare i centri per l’impiego. Il governo vuole che siano identificabili, quindi ci sarà un bando per disegnare la veste esterna e l’arredamento interno. La parte informatica, invece, funzionerà grazie ad un software che arriverà dagli Stati Uniti e che metterà in rete tutte le agenzie sul territorio.

Le politiche del lavoro

Il reddito di cittadinanza non è uno strumento di giustizia sociale, come era stato presentato”, commenta Gianluca Benamati (Pd), vice presidente della Camera. “Conte sta cercando di farlo tendere sempre più verso uno strumento di politica attiva del lavoro”. Iniziando dalla riorganizzazione dei centri per l’impiego che oggi ricevono 2 milioni di richieste ma riescono a trovare un posto di lavoro solo in 37mila casi.

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