Redditometro, ecco la franchigia sulle spese
Il nuovo strumento anti-evasione è al centro della campagna elettorale: il Fisco lo rende più morbido
Manca poco all’attivazione del redditometro e sono già in molti a temere di essere investiti da quella che, al suo debutto, sembrava quasi una macchina infernale, pronta a colpire indiscriminatamente. Ma chi ha speso qualche centinaia di euro di troppo pare possa stare tranquillo: rientrerà nelle “situazioni marginali”, nei casi rivisti dalla nuova circolare, in gestazione proprio in queste ore.
A sottolineare la novità, in un convegno a Roma, è stato il numero due dell’Agenzia delle Entrate Marco Di Capua. Allo studio, dunque, criteri più morbidi, quasi “garantisti”, che faranno finire sotto i riflettori scostamenti di spesa notevoli. E non si parla di mille euro ma di uscite anomale, tracciabili, come acquisti di viaggi, beni estremamente costosi e proprietà il cui possesso non è giustificabile sulla base del reddito dichiarato. C’è già chi ha parlato di una franchigia di 12mila euro sulle spese. Se tra le spese e il reddito dichiarato non ci sarà uno scostamento sotto questa soglia, non scatterà l'indagine del Fisco.
Le medie Istat tanto temute non saranno, quindi, il riferimento primario, ma uno “strumento aggiuntivo”. La circolare che è in fase di stesura dovrebbe essere emanata a breve e far uscire di scena, almeno in parte, l’argomento redditometro dalla bagarre elettorale. Il nuovo strumento, infatti, era entrato a gamba tesa nella dialettica fra i politici in corsa per il governo, e questo fin dalle prime battute. Perché fin dalla nascita – con la legge Berlusconi-Tremonti - aveva suscitato perplessità e contrapposizioni.
Questo, soprattutto sull’interpretazione dei parametri, ma non solo. Al centro delle critiche anche la questione della costituzionalità, uno dei maggiori nodi della normativa, con il fatto di prevedere l’onere per il contribuente di provare la sua eventuale estraneità rispetto a comportamenti di elusione ed evasione. Potrebbe essere affidato allo Stato, l’obbligo della prova, ma è tutto da vedere. E c’è anche l’aspetto legato alla privacy, così come ci sono le raccomandazioni della Corte dei Conti che ha invitato l’amministrazione pubblica a tenere un comportamento non disinvolto nell’utilizzo dei dati.
Di cifre, dopotutto, ce ne saranno una valanga: si parla di 120 banche dati da raffrontare col reddito effettivamente dichiarato da 40 milioni di italiani. In caso di discrepanze troppo marcate, la soluzione è semplice: il contribuente dovrà pagare il conto. Per troppo tempo, infatti, in molti non l’hanno pagato portando a “120 miliardi di euro l’anno la somma sottratta alla collettività”. Parola del direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera che ha spiegato, comunque, per il 2012, che sono stati “confermati i risultati positivi 2011 (circa 13 miliardi, ndr) nel recupero dell'evasione. Nonostante il periodo di crisi”.
Però non basta, e ora il nuovo accertamento andrà a recuperare dell’altro, almeno nelle intenzioni, mettendo sotto la lente di ingrandimento svariate voci, dagli abbonamenti per le pay tv alle rette scolastiche, passando per le scommesse online, le cene ai ristoranti, i viaggi e i gioielli.