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Regolatori Ue si aspettano che Mps chieda aiuto allo Stato, dicono fonti

di John O'Donnell

LONDRA (Reuters) - I regolatori europei si aspettano che il Monte dei Paschi di Siena si debba rivolgere allo Stato per un sostegno, anche se questa mossa incontrerebbe una forte resistenza in Italia se dovesse implicare di imporre perdite per gli obbligazionisti.

Lo riferiscono tre funzionari della zona euro a conoscenza della situazione.

A meno di due mesi dall'annuncio di un piano che prevede un aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro, essendo finita ultima delle 51 banche sottoposte all'esercizio di stress europeo, per Mps c'è una crescente preoccupazione tra i regolatori europei che la richiesta di mezzi freschi sul mercato non abbia successo.

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Mentre la banca è determinata a portare avanti l'aumento di capitale, se l'operazione fosse deludente l'istituto resterebbe con una carenza di capitale. Ora le autorità europee stanno considerando se possa esserci un supporto pubblico dopo che i banchieri hanno parlato di un interesse tiepido per l'operazione.

"C'è chiaramente un rischio di esecuzione nell'aumento di capitale", dice una persona vicina alle discussioni, aggiungendo che il valore della società in Borsa, circa un nono di quello dell'aumento, pone un limite al quantitativo che gli investitori possono comprare.

La stessa fonte dice che "una ricapitalizzazione cautelativa dello stato italiano" sarebbe probabilmente messa in opera una volta che i tentativi di raccogliere denaro fresco dal mercato si saranno conclusi nei prossimi mesi.

Mps non ha commentato. Il Tesoro non è disponibile per un commento su questa storia. Un portavoce del governo ha detto di non essere al corrente di alcuna aspettativa tra i regolatori europei che la banca possa chiedere aiuto allo stato.

Per Monte dei Paschi la sfida di convincere gli investitori è ardua. E a complicare il quadro c'è la concomitanza con il referendum costituzionale che tra fine novembre e inizio dicembre potrebbe decidere il futuro del governo di Matteo Renzi, rendendo probabile, secondo alcune fonti, uno spostamento dell'aumento di capitale al prossimo anno.

Il suo fragile stato rappresenta una minaccia per la fiducia in altre banche italiane e perfino per il Paese.

Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, hanno detto recentemente che l'aumento del Monte dei Paschi andrà bene. Fonti vicine al consorzio di banche che hanno sottoscritto un impegno preliminare per garantire la sottoscrizione da 5 miliardi descrivono l'ipotesi che l'operazione fallisca come un "non-sense".

Riaprire la questione di un sostegno pubblico, che era già stato esplorato ed accantonato per le perdite che avrebbe comportato per i titolari di obbligazioni, ha una forte valenza politica e potrebbe riaccendere una disputa tra Italia e Germania.

Berlino ha contrastato i tentativi italiani di sostenere le proprie banche in difficoltà senza imporre perdite ai bondholder, come previsto dalle regole Ue, secondo un alto funzionario.

Ma mentre qualcuno nel governo tedesco ritiene che i risparmiatori italiani abbiano mezzi adeguati per sostenere i problemi delle loro banche, Roma vuole risparmiare a tutti i costi coloro che hanno investito i soldi della pensione in quelle obbligazioni.

Il governo Renzi teme che colpire gli obbligazionisti sarebbe estremamente impopolare e potrebbe far scattare una crisi di fiducia nell'intero sistema bancario italiano.

Queste tensioni sono emerse recentemente quando Renzi ha replicato seccamente al presidente della Bundesbank Jens Weidmann, dicendogli di occuparsi dei problemi delle sue banche, che hanno "centinaia e centinaia di miliardi di euro di derivati".

TERMINI STRINGENTI

Anche la Bce e altri regolatori europei sono coinvolti nel dibattito. Il capo dell'Eba, Andrea Enria, in una intervista a un quotidiano italiano, richiesto di parlare del Monte dei Paschi e delle sofferenze della banca senese ha detto di non commentare su singole istituzioni ma che se gli aiuti di Stato possono essere parte della soluzione "se ne faccia uso".

Mentre Enria non ha direttamente voce in capitolo su questo processo, il suo commento appare in linea con le parole del presidente della Bce Mario Draghi che a luglio aveva sostenuto l'opportunità di un backstop a sostegno pubblico per aiutare le banche italiane a cedere i loro crediti deteriorati.

La Bce, come supervisore delle banche, ha una influenza significativa.

Una eventuale decisione dell'Italia di fare un passo del genere dipende dai termini che imporrebbe la Commissione europea, in particolare dalla direzione concorrenza.

Una "ricapitalizzazione cautelativa" della banca consentirebbe all'Italia di mettere soldi pubblici, sotto certe condizioni, senza dover imporre perdite salate a tutti gli obbligazionisti, come sarebbe normalmente richiesto dalle severe regole Ue sulle crisi bancarie.

Le regole su questo comunque sono vaghe e ci sarebbe ancora spazio per discussione su questo punto.

"E' certamente una delle opzioni...sul tavolo", dice un funzionario a conoscenza della posizione della Commissione europea, in riferimento a questa ricapitalizzazione con il sostegno pubblico.

"La loro (dell'Italia) opzione preferita è quella di trovare investitori privati".

Questo tipo di ricapitalizzazione cautelare, previsto dalle leggi europee, richiede che la banca prima converta parte del suo debito in azioni, un passo che il Monte sta comunque considerando come parte integrante del suo piano, secondo fonti a conoscenza del dossier.

Una portavoce del Commissario europeo responsabile per i casi di aiuti di stato, Margrethe Vestager, dice che è "stata presa nota" "dei piani della banca di lanciare un aumento di capitale privato".

"Questo è pienamente in linea con le norme Ue: ogni necessità di capitale addizionale dovrebbe in primo luogo essere raccolta sul mercato o da altre fonti private".

-- Ha contribuito Silvia Aloisi da Milano