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Un rialzo quasi noioso

Oggi pare molto difficile scrivere qualcosa di originale. E pensare che ieri sono stati realizzati nuovi massimi storici su Dow Jones, SP500 e Russel2000 (l’indice delle small-cap americane). Ma di questi tempi la realizzazione di massimi storici in USA è un evento tutt’altro che originale, dato che succede quasi quotidianamente. Se vogliamo, è molto più insolito il fatto che neanche ieri l’indice delle blue chips tecnologiche Nasdaq100 sia riuscito a ritoccare il suo massimo storico, rimarcando una debolezza relativa ormai piuttosto evidente.

Per il resto nient’altro che noiosi rialzi, fatti di piccoli avanzamenti, rapidi riassorbimenti di momentanee micro-correzioni intraday ed indice Vix che staziona comodamente (sono già 5 giorni consecutivi) sotto quota 10, in un area in cui ha vissuto poche volte nella sua storia e che in passato ha quasi sempre anticipato correzioni di notevole portata. Eccetto l’ultima volta, nel luglio scorso, che ha portato solo il breve calo di agosto.

Infatti quest’anno di correzioni significative sui mercati azionari non se ne vedono proprio.

Si pensi che dalla vittoria elettorale di Trump, ormai esattamente 11 mesi fa, le due correzioni più importanti su SP500 sono state quella di marzo (-3,3%) e quella di agosto (-2,9%). Tradizionalmente, nel gergo dell’ambiente borsistico, simili cali non hanno nemmeno il diritto di fregiarsi del titolo di “correzioni”, dato che sono stati inferiori al 5% di arretramento.

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Anche questo dato la dice lunga sull’estrema confidenza che gli operatori hanno con un mercato che quota su livelli di P/E (rapporto tra indice SP500 e utili operativi attesi) a quota 18, molto superiore alla media storica di 14 e assai più alto anche del valore di 15,5 che precedette il crollo del 2008.

Noia rialzista anche in Europa, dove ieri si è aggiunta la mancanza del faro tedesco, chiuso per festività. L’ordinato svolgimento delle manifestazioni di piazza che hanno accompagnato lo sciopero generale in Catalogna e gli appelli alla mediazione che arrivano da ogni parte, uniti a qualche perplessità anche da parte dei leader catalani a proclamare l’indipendenza in fretta e furia (tecnicamente già oggi potrebbe essere il giorno possibile), hanno convinto che forse la via dello scontro muro contro muro non sia l’unica percorribile, e comunque che ricercare ancora qualche forma di dialogo potrebbe essere consigliabile per tutte le parti in causa.

La borsa spagnola ha così subito capitalizzato l’allentamento delle tensioni e ha messo a segno un micro-rimbalzo. Ha così lasciato il solo Ftse-Mib ad occupare la parte dei segni negativi tra gli indici dei mercati europei funzionanti (-0,12%, per carità, un’inezia).

Oggi la prima cosa che si andrà a verificare sarà la capacità dell’indice Dax tedesco di imitare i “colleghi americani e battere il suo massimo storico di 12.951,5, realizzato nell’ormai quasi lontano 20 giugno scorso. Se non ci riuscisse sarebbe una notizia, dato che parte dal valore di chiusura di lunedì scorso di 12.901 e dovrebbe già aprire in gap rialzista per accogliere quel che hanno fatto gli altri indici ieri.

Intanto l’euforia continua a manifestarsi in Asia, soprattutto in Cina, dove la banca centrale ha allentato la politica monetaria. In assenza degli indici cinesi, chiusi per l’intera settimana per festività, è Hong Kong a brillare, dove l’indice Hang Seng ha collezionato oltre il 3% di rialzo in due sedute e sta attaccando i suoi massimi del 2015. Chissà che ne pensa Kim Jong Un di tutta questa serenità?

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online