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Le riciclamiche: quando un gruppo di donne si mettono insieme per superare la crisi

L'idea di un gruppo di amiche tra baratto, scambio di tempo, gruppi di acquisto solidale e laboratori di riciclo

Tutto è nato all’interno del Gas.piterina, (Gruppo di Acquisto solidale) quando decisero di creare delle borse per la spesa riutilizzando degli ombrelli rotti. Alcune di loro erano già amiche, altre lo sono diventate con il tempo. A unirle l’attenzione per l’ambiente, l’amore per il riciclo e il riutilizzo (molto diverso da chi si “limita” a separare le bottiglie di plastica da quelle di vetro) e in genere per tutto quello che può essere portato a nuova vita, usando fantasia e creatività messi insieme dal collante unico dell’amicizia.

Non a caso si chiamano Riciclamiche (hanno anche una pagina Facebook) e sono sei donne che vivono a Perugia che si riuniscono spesso, pur non avendo ancora una vera e propria sede fisica (si ritrovano una volta a casa di una, una volta a casa di un’altra e per conservare la loro roba si avvalgono di stanze degli ospiti, soffitte, sedi di associazioni ecc…) per portare avanti tanti progetti tutti in linea con la filosofia del low cost.

Rosa, Matilde, Laura, Emma, Coralla, Natascia rappresentano il cosiddetto gruppo storico che aumenta di giorno in giorno. Età media 30 anni, ma da qualche tempo ci sono anche delle ragazze di 20. Alcune di loro lavorano a tempo pieno, altre sono precarie malpagate, altre mamme, alcune disoccupate.

Quando le raggiungo al telefono, stanno preparando delle candele con cera avanzata per il baratto di Natale. E' un sabato mattina ritagliato alle varie incombenze e l’entusiasmo è a mille tant’è che tutte vogliono raccontare cosa fanno e soprattutto perché Riciclamiche ha cambiato loro la vita.

E' iniziato tutto all’interno di un Gas e con degli ombrelli rotti. Intanto: come mai gli ombrelli? La vostra attività consiste solo nel riciclo o fate anche altro?

Laura
: “Il primo giorno in cui sono andata al Gas, una signora aveva uno shopper ricavato da un ombrello, ho pensato che avremmo potuto farlo anche noi per le nostre spese e ho coinvolto le altre. Per trovare la materia prima abbiamo cominciato a spargere la voce (tutti i nostri conoscenti contribuivano a loro modo) e a raccogliere ombrelli rotti in giro. Se ne trovano tantissimi: basta andare in strada subito dopo che ha piovuto. Si è così sparsa la voce che siamo riuscite a cucire oltre 100 borse per la spesa collettiva riducendo al massimo quelle di plastica. Sono passati due anni e mezzo da allora ma continuiamo a raccogliere ombrelli rotti e qualche giorno fa siamo abbiamo aggiustato un ombrello rotto. Ovvio: tutti pensiamo: “Con 3 euro ne compro subito un altro, che senso ha?”.

Il senso per noi non è tanto "dal punto di vista economico non conviene” ma il fatto di recuperare un oggetto è qualcosa in più. Tutte noi siamo accomunate da questa voglia di dare nuova vita alle cose. Ogni settimana diamo vita a qualcosa. Abbiamo iniziato con gli ombrelli, oggi siamo qui riunite per fare le candele che saranno al centro degli scambi autoprodotti e spesso organizziamo i baratti. Quello che ci interessa e che vogliamo fare è un tipo di consumo critico. Oltre al baratto e al riciclo, teniamo laboratori, abbiamo un banchetto gratuito nel mercato a Ponte San Giovanni (periferia di Perugia) e uno in centro (due appuntamenti mensili) dove agevoliamo lo scambio diretto, il baratto e con alcune delle ragazze ci siamo conosciute proprio in quell’occasione”.

E la gente come accoglie il baratto?
Rosa: “Bene, anche se all’inizio c’era chi veniva lì e depositava la merce perché se ne voleva liberare. La nostra idea è che il baratto debba portare a uno scambio vero e proprio e magari a un’ulteriore conoscenza. Sul nostro sito postiamo gli annunci di chi vuole barattare e se un oggetto è ingombrante, facciamo da tramite ma poi sono le persone a mettersi d’accordo e magari anche a conoscersi”.

Ma perché è così importante riciclare? E barattare? Ha a che fare solo con la crisi o è qualcosa di più?
Matilde: “Ci si interessa come trasformare l’oggetto. E il bello è che tutte contribuiscono a fare qualcosa. Nel caso dell’ombrello rotto: magari impari a cucire, altrimenti se non sei portata per la manualità, dici che modello fare. Ognuna di noi – e chi si unisce a noi – mette il suo. Le competenze le assimili facendo.

Rosa
: “Il riciclo è importante quando è condiviso. Sto raccogliendo bottiglie di plastica e se sono solo io che le raccolgo, finisce lì. Se invece condivido la raccolta in un luogo pubblico come il mercato del biologico e magari faccio vedere cosa ne faccio (tipo dei fiori di plastica), coinvolgo la gente e faccio anche riflettere su quanta plastica sprechiamo ogni giorno. Anche con i miei vicini è successa una cosa molto carina. Stavo raccogliendo dei tappi di sughero, ho lasciato dei boccioni fuori dalla porta e loro li hanno riempiti. Li ho dati a una ragazza cui servivano per un lavoro e lei in cambio mi ha dato delle decorazioni natalizie con delle lattine che ho regalato ai miei vicini che erano contenti.

Avete parlato di laboratori e…scambio di tempo, cosa vuol dire in concreto?
Matilde. “Lavoro con i bambini da diversi anni e anche grazie a Riciclamiche ho dato vita a dei laboratori a costo zero facendo creare dal niente oggetti divertenti e stimolanti con materiale di riciclo. Si tratta di cose che per noi hanno costo zero e che le famiglie richiedono sempre più. Ci dicono: “voglio la festa con il laboratorio del riciclo”. Piace perché i bambini ricorrono alla fantasia, capiscono che un oggetto può avere diversi usi e così hanno un contatto con la manualità che spesso di perde. E soprattutto si divertono. Durante l’anno accumulo materiale da potere sfruttare nei vari gruppi. Se non ce l’ho, vedo se riesco a recuperarlo, ma noi di Riciclamiche abbiamo sempre qualcosa a disposizione. Questo aiuta me per il mio lavoro, ma noi tutte in genere ci aiutiamo tra di noi”

Rosa: “Quanto allo scambio del tempo, mettiamo in contatto la gente e le loro competenze. C’è chi ha barattato delle pulizie domestiche con dei corsi di pittura, chi un servizio di baby sitter con dei lavori in muratura. Il baratto non ha un valore fisso prestabilito, ma dipende da quanto quel lavoro per noi è importante in quel momento e quanto tempo ci fa risparmiare. Se in un periodo come questo ognuno di noi si sente povero a livello astronomico, il baratto ha ancora più importanza: ognuno ha qualcosa da dare. Noi promuoviamo lo scambio senza denaro, ma questo non vuol dire che non speriamo che da questo nasca anche un’attività con un profitto come sta cominciando a succedere. Anzi, visto l’impegno e quanto stiamo crescendo, alcune di noi stanno pensando di lavorare meno e dedicarsi di più a Riciclamiche. Ci piacerebbe diventare una sorta di banca del tempo, nel frattempo siamo alla ricerca di una sede per non essere più delle “nomad workers.”