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Riduzione dell'aliquota del 38% e taglio selettivo all'Irap. Prime simulazioni sulle tasse

The Italian premier Mario Draghi and the minister of economy Daniele Franco attend a press conference after the minister's cabinet. Rome (Italy), October 5th 2021 (Photo by Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)
The Italian premier Mario Draghi and the minister of economy Daniele Franco attend a press conference after the minister's cabinet. Rome (Italy), October 5th 2021 (Photo by Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)

La questione più complessa per il taglio delle tasse, ancora prima dei numeri, la spiega bene Luigi Marattin al termine della riunione al Tesoro con i partiti di maggioranza. ”È un esame di maturità per le forze politiche”, dice l’esponente di Italia Viva. Insomma questa volta c’è la possibilità di cancellare anni di campagne elettorali acchiappavoti e mettersi d’accordo su come spendere otto miliardi per alleggerire il carico fiscale che grava sui lavoratori e sulle imprese. Se si guarda all’andamento dell’incontro si può dire che l’esame è stato passato da tutti e a pieni voti perché le soluzioni sono ancora abbozzate, ma soprattutto perché non c’è stata la gara delle bandierine. La Lega non ha tirato fuori la flat tax, il Pd non si è impuntato su un intervento tarato solo sul cuneo e anche gli altri partecipanti non hanno forzato la mano. Ancora c’è solo una traccia - i soldi vanno divisi tra Irpef e Irap, tendenzialmente 6 miliardi ai lavoratori e 2 alle imprese - e non un disegno comune sul come, ma è già qualcosa. Il dato più significativo è però un altro: sarà la ricaduta delle simulazioni dei tecnici del ministero dell’Economia a dire se il senso di responsabilità del primo giorno rimarrà tale quando si passerà alle decisioni.

Al di là del test che pende sui partiti, il confronto a via XX settembre mette in evidenza un altro elemento. Per capirlo basta guardare le presenze al tavolo. Non solo i partiti e il padrone di casa, il titolare dell’Economia Daniele Franco, ma anche i pesi massimi del ministero: il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, quello delle Finanze Fabrizia Lapecorella e il capo di gabinetto Giuseppe Chiné. La politica dibatte e propone, i tecnici fanno i conti? Non è esattamente così. Quello che Mario Draghi ha dato ai partiti, rinunciando a dettagliare la destinazione degli otto miliardi nella manovra, non è un mandato in bianco, tantomeno infinito. Il disegno di legge di bilancio sta per iniziare il suo iter in commissione Bilancio al Senato, soprattutto va approvato anche alla Camera entro 40 giorni. C’è chi non esclude che si possa fare tutto entro Natale, evitando che l’aula di Montecitorio lavori nel mezzo delle feste, ma a maggior ragione il tempo è pochissimo. Soprattutto ci sono i contenuti, incanalati nella traccia riportata all’articolo 2 della manovra, dove si dice che i soldi vanno spesi per ridurre le imposte sui redditi delle persone fisiche, con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, e per ridurre l’Irap, l’imposta che grava sulle attività produttive.

Il perimetro del lavoro dei partiti è stato fissato da fine ottobre, quando la manovra è stata approvata dal Consiglio dei ministri, ma non era scontato che ci si muovesse dentro questa area. Non c’è solo il tentativo dell’autoresponsabilità di Lega, Pd, M5s, Forza Italia e LeU, ma anche un tema di assistenza guidata da parte del Governo. Ora il fatto che i partiti abbiano riconosciuto il perimetro non elimina i dubbi sul fatto che riusciranno a trovare una soluzione condivisa. Innanzitutto perché se è vero che sono state ammainate le bandierine come la flat tax (la Lega che ha deciso di spostarla nella partita più generale della delega fiscale) è altrettanto vero che le ricette su Irpef e Irap non convergono nei dettagli. Insomma si va ancora in ordine sparso, seppure in una direzione univoca. Anche il fatto che il Carroccio non abbia nominato l’Irpef, concentrando tutto sulla cancellazione dell’Irap e dell’Iva al 4% sui beni di prima necessità, fa capire che la suddivisione nei dettagli degli otto miliardi è ancora tutta da costruire, con le prime indiscrezioni che parlano di 6 miliardi ai lavoratori e 2 alle imprese. Il Pd spinge per privilegiare l’Irpef e sul lato delle imprese ha un’alternativa che si chiama taglio del contributo Cuaf per i datori di lavoro.

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Il metodo si è immesso su un binario scorrevole, il merito invece sarà oggetto delle prossime riunioni: lunedì pomeriggio ci si rivedrà per discutere delle simulazioni che il Tesoro preparerà nel fine settimana. Arriverà una base per capire i costi legati agli interventi. Ma se i partiti sono ancora divisi, le simulazioni del ministero dell’Economia a cosa servono? Qui torna il clima cordiale dell’incontro e il passaggio dalle bandierine a un perimetro meno indefinito. Poi la questione si può inquadrare anche in un altro modo e cioè che il Governo ha individuato il perimetro del taglio delle tasse con l’articolo 2 della manovra, i partiti ne hanno preso atto e le simulazioni non sono altro che simulazioni di un disegno già deciso. Secondo quanto apprende Huffpost da fonti di governo qualificate, i calcoli sull’Irpef si concentreranno sulla riduzione, di uno o due punti, dell’aliquota al 38%, quella riferita ai redditi tra 28mila e 55mila euro, o comunque su un intervento per attenuare l’impatto sul ceto medio. Sull’Irap, invece, si studia una riduzione per categorie (persone fisiche, società di persone) o orizzontale, cioè un tetto di esenzione automatico legato ad alcuni fattori, come ad esempio il valore della produzione. Il tutto arriverà al tavolo con i partiti. Decideranno loro su una base già preparata, qualcosa di un po’ diverso dalla sintonia Governo-Parlamento. Assomiglia di più a un tutoraggio.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.