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Rimangono le scorie negative della scorsa settimana

Il week end non sembra aver portato via le scorie negative della scorsa settimana.

La cosa è apparsa evidente fin dall’Asia. Tokyo ha continuato con entusiasmo la correzione iniziata la scorsa settimana. Sul fronte macro il PPI giapponese di ottobre ha sorpreso al rialzo (3.4% vs 3.1% atteso) con revisione al rialzo del dato precedente. Il mercato si rifiuta di prezzare una BOJ più hawkish. Personalmente, dopo la scottatura presa con l’ECB, sono più guardingo. La crescita è robusta e forse il mercato sta sottostimando, abituato da 25 anni di delusioni, il rischio inflazione.

Degli altri principali indici, solo i mercati locali cinesi (A shares) e, marginalmente, Hong Kong mostrano performance positive mentre il resto è più o meno in rosso.

L’azionario cinese continua a risentire dell’allentamento delle regole sulle partecipazioni estere attuato sul finire della scorsa settimana. Peraltro, gli aggregati monetari di ottobre hanno sorpreso in negativo un consenso che li vedeva già in calo da settembre . Apparentemente larga parte del calo è dovuta al posizionamento del Mid Autumn Festival, che quest’anno si è svolto in ottobre (anzichè settembre) insieme al Plenum (Berlino: PLEK.BE - notizie) . Peraltro, la crescita del total social financing aggiustata per le emissioni di local bonds (calcolata da Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) ) è rimasta solida, al tasso mese su mese annualizzato del 14.8%. Oltre il doppio della crescita ufficiale, aggiungo io.

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Vediamo i dati macro di ottobre (retail sales e produzione industriale) che messaggio daranno. Dovrebbero rallentare, in teoria.

L’apertura europea ha visto un tentativo degli indici di avvantaggiarsi del recupero di Wall Street venerdi (l’S&P ha chiuso comunque frazionalmente negativo venerdi sera). E’ durato meno di un ora e gli indici si sono progressivamente inabissati, zavorrati dalle banche e da reazioni violente su alcuni nomi (oggi EDF (Parigi: FR0010242511 - notizie) , Montepaschi (Milano: BMPS.MI - notizie) , ancora Telecom Italia (Amsterdam: TI6.AS - notizie) e Leonardo). Le small cap italiane, il cui rally era stato favorito durante l’anno dai PIR, continuano a vedere pesantissime prese di beneficio.

In mattinata il sentiment ha continuato a deteriorarsi senza un catalyst preciso (non penso che le ambasce della May in UK con la Brexit possano aver pesato più di tanto sugli indici continentali). Ironicamente, il peggioramento del mood ha levato forza anche ai bonds europei, che stavano mettendo a segno un rimbalzo dopo la debolezza degli ultimi giorni.

Normalmente, i bonds si avvantaggiano della risk aversion, ma in questo caso sembrano costituire un ingrediente dello storno. Ciò è comprensibile, visto che la dovishness di Draghi 2 settimane e mezzo fa è stata tra i principali catalyst dell rally di fine ottobre.

Così all’apertura degli USA l’Eurostoxx aveva ampiamente bucato il supporto in area 3580 citato venerdi, e navigava in ribasso di quasi un punto percentuale. Successivamente è cominciato un lento recupero, che ha portato gli indici europei a più che dimezzare le perdite, in assenza di catalyst particolari (oggi non erano previsti dati macro ne in Eurozone ne in US) se si eccettua un moderato effetto tassi sulle banche.

Cosa è successo? Che Wall Street, che aveva aperto in marginale ribasso, ha recuperato la parità trainando gli indici continentali.

E’ difficile entusiasmarsi, al momento, per il timido rimbalzo europeo. Vero, il recupero ha riportato l’indice a contatto con il supporto. Ma onestamente, si trattava del minimo sindacale, avendo l’Eurostoxx perso l’1.6% nelle 2 sedute precedenti (a fronte di un -0.5% di Wall Street). Il -0.54% di oggi costituisce la sesta seduta in calo a fila, settima delle ultime otto. E questo robusto ipervenduto di breve non ha impedito un altro 0.5% di sottoperformance vs gli USA.

L’impressione personale è che se ora l’azionario US si concede una correzione a sua volta, l’occasione di acquisto su azionario europeo diventerà sostanziosa.

Sul fronte cambi, un dollaro non troppo ispirato (a causa del fato incerto del taglio delle tasse) si avvantaggia della debolezza delle commodity currency e delle divise emergenti, a testimonianza di un sentiment globale che resta opaco nonostante la resilience di Wall Street.

Su queste basi, sembra che avremo 48 ore interessanti:

  • Domani ben 13 membri di Banche Centrali prenderanno la parola, di cui 4 pesi massimi (Draghi, Yellen, Carney e Kuroda) in un unico panel alle 11 CET denominato “challenges and opportunities of central bank communication”. Vero, Draghi ha messo all’ECB il pilota automatico fino a giugno, e la Yellen è in uscita, per cui grosse sorprese dai 2 istituti più importanti non dovrebbero venire. Meno stabile è la situazione alla BOE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) , mentre per ila BOJ il rischio viene dal fatto che nessuno si aspetta nulla (vedi sopra).

Dopodomani abbiamo il CPI di novembre in US. Dopo la sorpresa positiva di agosto e il flop di settembre, il mercato scandaglierà il dato di ottobre, non tanto stabilire la probabilità di un rialzo a dicembre, ormai scontato, ma per capire se effettivamente i segnali di riaccelerazione dei prezzi osservati ad agosto erano autentici o erano solo gli uragani.

Entrambi gli eventi potrebbero avere un robusto impatto sui tassi globali, e attraverso di essi sul sentiment.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online