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Rimborsi elettorali ai partiti: l’Italia è la più sprecona d’Europa

Mettendo i dati a confronto, l'Inghilterra spende 25 volte di meno per finanziare le forze politiche

Dopo i casi giudiziari che hanno coinvolto l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, e l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, in Italia si è riacceso il dibattito sui fondi ai partiti. Ogni forza politica adesso si dice pronta a rivedere in fretta il sistema dei rimborsi elettorali e di ridurre in modo consistente il flusso di denaro che arriva nelle casse dei partiti, compresi quelli che non esistono più, anche perché gran parte di quei fondi non vengono utilizzati e si trasformano in profitti a tutti gli effetti. Il primo obiettivo è di evitare altri possibili illeciti e soprattutto di non aumentare lo sdegno dei cittadini italiani, già nauseati da alcuni eccessi della “casta”.

Ora, quindi, tutti si dicono disposti a cambiare le regole e i controlli ma fino a prima che scoppiasse la vicenda-Lusi non c’era chi muovesse un dito per riscrivere il sistema, visto che dall’inizio della legislatura ben sette differenti proposte di legge in tema sono rimaste incagliate alla Commissione Affari costituzionali della Camera in attesa di discussione e lo stesso destino è toccato ai tre disegni di legge depositati al Senato fino al 2011 senza essere presi in considerazione.

A sistema vigente, i soldi affluiti nelle tesorerie dei partiti sono stati una montagna. Prendiamo come esempio gli incassi per il voto del 2008 per Camera e Senato. A fornire i numeri è un’elaborazione Centimetri su dati della Corte dei Conti riportata dal quotidiano La Stampa. Si apprende che Forza Italia, partito scomparso, ha incassato 128,78 milioni di euro e ne ha spesi, facendo riferimento alle spese accertate, 50,03, con una differenza di 78,75 milioni di euro, ovvero il 157,4% in più di quanto speso.

L’Ulivo, altro cartello elettorale defunto ha ricevuto rimborsi per 80,65 milioni di euro e ne ha spesi solo 7,36. La differenza è di 73,03 milioni, quasi il 1.000% in più rispetto alle spese (+956,77%). Alleanza Nazionale, non più esistente in quanto confluito nel Popolo della Libertà ha preso 65,52 milioni, a fronte di una spesa di 6,23 milioni (differenza: 59,29 milioni, +951,08%). E passiamo ai Ds, l’erede del Partito Comunista Italiano che si è fuso con la Margherita per dare vita al Partito Democratico. I rimborsi per le elezioni del 2008 sono stati pari a 46,90 milioni, dei quali ne sono stati spesi 9,94, per un “risparmio” di 39,96 milioni (+371,73%). L’altro partner del Pd, la Margherita, non si è presentata alle urne nel 2008 ma ha ugualmente preso del denaro come rimborso elettorale: 30,76 milioni di euro, di cui ne sono stati spesi 10,44 mentre in cassa ne sono rimasti 20,32, il 194,7% in più rispetto al denaro utilizzato.

Rifondazione comunista, che alle elezioni si è presentata sotto la lista della Sinistra Arcobaleno, in Parlamento non ci è neanche entrata e adesso non esiste più sotto questa denominazione. Quanto ha incassato? 34,93 milioni di euro. Quanto ha speso? Solo 1,63 milioni di euro. La differenza è di 33,29 milioni, ovvero il 2.035,22% in più rispetto alle spese. L’Udc, presente alla Camera e al Senato, ha intascato 36,59 milioni in rimborsi elettorali, spendendone 12,38 con una differenza tra entrate e uscite di 24,2 milioni (+195,34%). La Lega Nord, altro partito al centro della bufera per le presunte illegittimità nella gestione dei rimborsi elettorali, ha ricevuto 22,45 milioni e ne ha spesi 5,13 arrivando a un “utile” di 17,32 milioni (+337,52%). Infine, restando tra i partiti principali, l’Idv, che ha incassato in rimborsi elettorali 10,72 milioni di euro, ne ha impiegati 2,22 guadagnando pertanto 8,5 milioni (+382,39%).

Per avere un’idea complessiva della questione, invece, si può dare uno sguardo a quanto hanno incassato le forze politiche italiane in 14 anni, dal marzo 1994 (prime elezioni nazionali in cui valeva la regola dei rimborsi elettorali come forma di finanziamento pubblico ai partiti) all’aprile del 2008 (le ultime elezioni nazionali): 2,25 miliardi di euro, una cifra simile a quella che il governo Monti sta stanziando per garantire la copertura dei nuovi sussidi per i lavoratori disoccupati previsti dalla riforma del lavoro da poco approvata da Palazzo Chigi.

Con cifre del genere, l’Italia è ai primi posti in Europa quanto a entità dei finanziamenti pubblici ai partiti. Da noi, riporta Il Giornale, sono pari a 289 milioni di euro l’anno. In Francia, nel 2007 (anno delle presidenziali e delle legislative) i partiti hanno ricevuto dallo Stato 160 milioni, quasi la metà che in Italia. In Spagna, nel 2011 sono stati elargiti 82,35 milioni ai partiti come finanziamenti e altri 50 circa come rimborsi per le elezioni e per i gruppi parlamentari: totale 131 milioni di euro, molto più della metà rispetto ai 289 milioni di euro in Italia.

Un raffronto imbarazzante è con la Gran Bretagna, dove la spesa annuale  per i partiti è di 12 milioni di euro, circa 25 volte in meno che da noi. In Germania, il finanziamento pubblico complessivo non può superare i 133 milioni di euro (nel 2010 è stato di 125 milioni) ma molto denaro viene preso dalle fondazioni politiche (328 milioni di euro nel 2011), che però non hanno come dirigenti uomini di partito e hanno l’obbligo di rendere pubblici sui siti web i bilanci e l’elenco delle entrate e delle uscite.