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Rinnovabili e nucleare "green" insieme. Per la ricerca due mondi che possono integrarsi

BRUECK, GERMANY - JUNE 08:  In this aerial view wind turbines spin on June 8, 2016 near Brueck, Germany. Germany is investing heavily in renewable energy sources, including wind farms and solar fields, in an effort to cut climate warming emissions and replace nuclear power.  (Photo by Sean Gallup/Getty Images) (Photo: Sean Gallup via Getty Images)
BRUECK, GERMANY - JUNE 08: In this aerial view wind turbines spin on June 8, 2016 near Brueck, Germany. Germany is investing heavily in renewable energy sources, including wind farms and solar fields, in an effort to cut climate warming emissions and replace nuclear power. (Photo by Sean Gallup/Getty Images) (Photo: Sean Gallup via Getty Images)

Nucleare del futuro e fonti rinnovabili come l’energia eolica o quella solare, insieme. Due sistemi di produzione di energia spesso raccontati in contrapposizione nel dibattito pubblico ma che in realtà, tra qualche anno, potrebbero invece “collaborare” nello sforzo costante di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e nel contrasto al riscaldamento climatico. C’è una parte del mondo della ricerca scientifica che sta andando proprio in questa direzione. Di questo, e di tanti altri temi, si è discusso nel secondo giorno del webinar “Ricerca e dialogo internazionale nella tecnologica nucleare” (qui il link), organizzato dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Organizzazioni internazionali a Parigi insieme ad Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, e la Nea, l’Agenzia per l’Energia Nucleare dell’Ocse.

Il dibattito, aperto dal Direttore del Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’Enea Alessandro Dodaro, non ha ovviamente affrontato il tema dell’opportunità o meno di adottare in Italia nel breve periodo tecnologie per la produzione di energia nucleare, ma piuttosto ha provato a fare un punto sul vasto mondo della ricerca e delle collaborazioni internazionali alle quali l’Italia partecipa con una forte presenza nello studio e nella progettazione di un nucleare sempre più pulito e sicuro. Partendo dai vari progetti sull’impiego di reattori di piccola taglia ma anche nei progressi fatti nello studio e messa a punto di sistemi di sicurezza passiva. Per quanto riguarda questi ultimi, si tratta di sistemi che non necessitano di intervento umano ma che si attiverebbero grazie a forze gravitazionali: “Il fatto che non si utilizzino sorgenti energetiche esterne aumenta la sicurezza intrinseca del reattore, asportando il calore e iniettando il fluido refrigerante solo attraverso forze gravitazionali. Questo è fondamentale in scenari incidentali in completa assenza di elettricità o in casi di collasso strutturale come un terremoto”, ha spiegato il ricercatore dell’Enea Fulvio Mascari.

“Questi sistemi possono funzionare grazie alle sole forze gravitazionali”, ha aggiunto Gustavo Cattadori, consulente tecnico della Siet di Piacenza, leader nelle prove per la ricerca e lo sviluppo di componenti e sistemi innovativi. “Così si può provvedere al raffreddamento del reattore in condizioni incidentali senza utilizzare energia elettrica dall’esterno, ad esemio con l’uso di pompe”.

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“Enea e Siet hanno messo in luce nel corso dei progetti portati avanti a livello europeo le esigenze dell’approfondimento di alcune fenomenologie importanti nel comportamento dei sistemi di sicurezza passiva che intervengono indipendentemente dalla presenza di una fonte energetica esterna e senza l’intervento dell’uomo”, ha spiegato la ricercatrice Enea Calogero Lombardo. “Ci sono in programma sperimentazioni per andare a coprire quelle aree in cui al momento non abbiamo grossi dati sperimentali per la validazione di codici di calcolo sulla base del funzionamento dei sistemi passivi”.

I sistemi di sicurezza passivi possono adattarsi bene nei reattori di nuova generazione come gli Small Modular Reactor (SMR), ovvero reattori di piccola taglia, e quindi più flessibili, sicuri, sebbene ancora oggetto di ricerca e analisi per l’impiego su scala sempre maggiore nella produzione di energia. Soprattutto, gli Smr potrebbero, in futuro e di pari passo con i progressi nella ricerca sulla sicurezza, integrarsi con le fonti di energia rinnovabile. “Ci sono già proposte, c’è un progetto portato avanti ad esempio dalla società statunitense NuScale Power di affiancare questo tipo di reattore a un impianto eolico per la produzione di energia”, ha spiegato Cattadori. “Come tutti sanno il grande svantaggio di un impianto eolico è quello di non poter garantire la continuità nell’erogazione di potenza elettrica perché dipende dalle condizioni atmosferiche. Questi reattori modulari sono molto più flessibili di quelli tradizionali, fatti per funzionare al 100% della potenza senza mai fermarsi. Mentre i modulari, funzionando in parallelo con un impianto eolico, potrebbero coprire i buchi di potenza nei giorni in cui il vento ha una velocità inferiore. In questo caso è più facile accendere o spegnere uno o più moduli di questo impianto”.

La ricerca sulla sicurezza di questi reattori è in costante aggiornamento: “Ci sono molti esperti che pensano che la dimostrazione di sicurezza di questi reattori debba ancora proseguire. Ci sono delle attività che stanno partendo, di cui anche l’Enea fa parte, dove bisogna vedere e identificare nuove strategie e individuare i gap di conoscenze da colmare per questo tipo di reattori”, ha spiegato Martina Adorno, ingegnere e ricercatrice specializzata in sicurezza nucleare presso la Nea, l’Agenzia per l’Energia nucleare dell’Ocse.

Tra i tanti punti affrontati si è discusso anche di questioni di stretta attualità come la possibilità, al vaglio in questi giorni della Commissione Europea, di inserire l’energia nucleare nella tassonomia green. Tema trattato naturalmente dal webinar dal punto di vista del mondo della ricerca: “Le attività di ricerca per come sono condotte oggi non sarebberero impattate negativamente dall’esclusione del nucleare dalla tassonomia, mentre mi potrei facilmente attendere un impatto positivo nell’estensione e nel rafforzamento di azioni internazionali nel momento in cui il nucleare dovesse essere incluso”, ha spiegato Giacomo Grasso, ricercatore Enea, responsabile del laboratorio di progettazione di nocciolo. “A quel punto più progetti in esecuzione in parallelo e potenzialmente con tecnologie nuove darebbero impulso inevitabile a tutta la parte autorizzativa, di verifica e di sicurezza, che è fondamentale prima di avere un impianto in esercizio”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.