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Risparmio energetico, dalla pasta alla carne: cresce la moda della cottura passiva

Risparmio energetico, dalla pasta alla carne: cresce la moda della cottura passiva (Getty Images)
Risparmio energetico, dalla pasta alla carne: cresce la moda della cottura passiva (Getty Images) (rarrarorro via Getty Images)

Il primo a proporlo è stato il premio Nobel Giorgio Parisi, che ha spiegato che la pasta poteva essere cucinata facendola bollire per due minuti e poi spegnendo il fuoco e lasciandola cuocere passivamente nell'acqua calda, coprendo la pentola con un coperchio, per il tempo necessario. La sua affermazione ha scatenato un dibattito, ma ha anche incentivato tante persone a provare. E, in men che non si dica, la moda della cottura passiva della pasta ha cominciato a diffondersi in tutta italia.

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In effetti, poter cucinare risparmiando gas o energia elettrica porterebbe un po' di sollievo alle finanze familiari in un periodo in cui le bollette aumentano sempre più. Per una famiglia italiana, infatti, cucinare è la quarta attività a più alto consumo energetico. Tuttavia, bastano piccoli gesti quotidiani per ridurre i consumi e combattere il cambiamento climatico.

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A sostenere la moda della cottura passiva scende in campo anche Barilla che, attraverso una campagna social, incoraggia i pasta lover "a prendere parte a una rivoluzione ecologica e a compiere un piccolo gesto d'amore per il pianeta". La tecnica suggerita e dal premio Nobel Giorgio Parisi è condivisa da diversi chef, tra i quali Davide Oldani chef del Ristorante D'O, 2 Stelle Michelin (e la Stella Verde Michelin, per l'impegno nella cucina sostenibile).

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La cottura passiva convenzionale esiste da centinaia di anni, ma oggi l'azienda invita i pasta lovers a rivisitarla in chiave moderna. "Abbiamo a cuore il mondo in cui viviamo e ci impegniamo quotidianamente per ridurre il nostro impatto sul pianeta", fanno sapere dalla Barilla, "lavoriamo costantemente per migliorare l'efficienza dei nostri processi produttivi, riducendo il nostro impatto in termini di emissioni di CO2 equivalenti e di consumo d'acqua".

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Jacopo Malpeli, chef dell'Osteria del Viandante, ha raccontato: "Sentii parlare di cottura passiva per la prima volta nel 2004 in Alma, dall'indimenticabile Gualtiero Marchesi. Il basso livello di stress a cui la pasta veniva sottoposta, rispetto alla cottura tradizionale, si tramutava in una minore dispersione di amido e glutine utilissimi per "risottare" la pasta. Un "dente" perfetto e di più facile controllo, ed una pasta che mantiene maggiormente le sue proprietà nutritive".

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Per Sara Roversi, fondatrice e presidente del Future Food Institute, "è magnifico vedere i leader del settore coinvolti nel dibattito sulla crisi climatica. Azioni concrete come la Cottura Passiva rappresentano un piccolo e semplice cambiamento che ognuno di noi può compiere".

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Quello che non tutti sanno è che la pratica della cottura passiva può essere applicata anche ad altri alimenti come zuppe, minestre e minestroni. Inoltre, alcuni tipi di tagli di carne, possono essere sottoposti alla cottura passiva, specialmente in specifiche ricette come stufati e bolliti.

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