Il ristorante più apprezzato di Lugano? Un Döner kebab

Nemmeno un anno fa era malvisto dagli abitanti del luogo, oggi è il locale di Lugano dove si mangia meglio, nonchè più quotato su TripAdvisor.
Non stiamo parlando di risoranti di lusso o di trattorie di cucina tipica, ma di un chiosco di kebab.

La notizia, ripresa da tutti i quotidiani del Ticino e nazionali, farà storcere il naso ai duri e puri del tradizionalismo, mentre molti stanno già affermando che si tratta di false recensioni, ma è indubbiamente un dato di fatto: il kebabbaro "Ararat" piace, e molto. Lo dimostrano i tanti commenti postati sulla pagina del locale su TripAdvisor, che lo definiscono "il migliore ristorante di Lugano comparandolo alla media dei Ristoranti Luganesi che si spacciano tali mentre non sono altro che dei rivenditori di scatolame riscaldato", un posto dove ogni giorni si trova una lunga fila di persone in attesa del proprio il Döner Kebab che lo preferiscono agli altri locali ticinesi ("Ancora mi dovete dire dove a Lugano si mangia una BUONA Pizza", si lamenta un recensore).

Feedback e recensioni la maggior parte positive, un elenco di elogi al servizio, ai prodotti freschi (il pane è fatto in casa) e al proprietario "sempre gentile". Il tutto per 32 recensioni positive e 24 voti "eccellenti", 7 "molto buoni" e uno "nella media".  Insolito per un genere di pietanza che un anno fa veniva vista con diffidenza dagli abitanti di Lugano e dai gestori di locali di Döner kebab. In un articolo pubblicato su un portale di informazione del Ticino, le interviste fatte dimostravano un certo scetticismo nei confronti di questo prodotto alimentare, costituito da piadina ripiena di carne e farcita con verdure e salse.

Un problema più culturale e razziale che alimentare, lamentavano i proprietari dei chioschi che dichiaravano di avere una clientela fissa, composta da stranieri (italiani inclusi), frontalieri, operai, slavi e ragazzini. Una presa di posizione netta nei confronti di questi stranieri, perchè l'integrazione passa soprattutto da tavola. E la Svizzera, in fatto di immigrazione, non è molto aperta, lo dimostra il referendum contro l'immigrazione di massa che lo scorso febbraio stravinse con il 70% solo nel Canton Ticino.

Il presidente di GastroTicino, Daniele Meni, non crede alla notizia nè tantomeno alle recensioni, alle quali preferisce l'esperienza personale. E rigira il discorso della qualità puntando sulle tasse, che i take away pagano in misura minore: "È una realtà con cui noi ristoratori dobbiamo convivere. L'importante è che rispettino le regole e, soprattutto, non servano cibo ai tavoli. Poi c'è il fatto dell'IVA al 2,5% invece che all'8%, ma è un altro discorso". Discorso su cui il popolo svizzero si esprimerà il prossimo 28 settembre.