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Il Paese che non paga le tasse

Intervista a Bruno Tinti, autore di 'La rivoluzione delle tasse'

Inutile meravigliarsi dell’evasione in un Paese dove la classe politica si accorda con gli evasori.
In Italia il 93% del gettito tributario viene pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Ad affermarlo è Bruno Tinti, ex magistrato, giornalista e autore di "La rivoluzione delle tasse" edito da Chiarelettere (pp. 176, 12 euro, 2012).

Un sistema reso possibile dal sistema tributario vigente, in cui lavoratori autonomi professionisti, piccoli e medi imprenditori si autotassano, mentre tutti gli altri "godono” della ritenuta alla fonte. Insomma, anche se in base all'articolo 53 della nostra Costituzione "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva", in molti barano sulla capacità contributiva. 

A questo scenario, già pessimo, si associa uno Stato che protegge di fatto gli evasori, attraverso i condoni, con una media di uno ogni quattro anni, o con le leggi specifiche, come l’abolizione del reato di falso in bilancio. Tinti, che si è occupato soprattutto di reati finanziari fin dagli anni ottanta, ha provato personalmente a contribuire a un cambio di rotta. Tra il 1992 e il 2000 è stato presidente, in successione, di tre Commissioni ministeriali per l'elaborazione di una nuova legge penale tributaria; ha constatato personalmente che in Italia il cambiamento è impossibile. E ne ha parlato a Yahoo! Finanza.

Tinti, lei parla, nel libro, di un panorama dove i cittadini sono contro lo Stato, ma dove lo Stato è spesso connivente sull’evasione. Dove si crea questa lacerazione sociale?
Quando ho scritto il libro, il governo non era quello attuale, che non è espressione della classe politica che ci ha governato per 40 anni. Parliamo di una situazione che ha smesso di sussistere nell’ottobre del 2011 e tornerà a ricrearsi nel 2013 quando il governo tecnico sparirà. La classe politica che ci è stata fino a ottobre 2011 non aveva a cuore le sorti del paese. Non si facevano leggi che scontentavano i cittadini anche se erano leggi che facevano bene al paese perché poi i cittadini, poi, non ti avrebbero più votato.

Ad esempio?
Negli ultimi sussulti del governo Berlusconi si provò ad accennare una manovra necessaria, perché era chiaro, lo ha detto lo stesso Monti a ottobre, che dopo l’estate non era possibile  pagare gli stipendi e le pensioni. Io lo dico da molto tempo, per via di acquisizioni che ho fatto frequentando ambienti come il Ministero delle finanze, le Agenzie dell’entrate. Perfino il governo Berlusconi pensava a certe manovre ma ricordo che l’onorevole Crosetto disse che con una manovra simile si perdevano le elezioni. Il motivo per cui il sistema tributario è studiato per non funzionare sta in questo. Sta nella complicità esistente tra tutta la classe politica, senza distinzioni tra destra e sinistra. La legge penale tributaria che ho scritto io e che il Parlamento ha trasformato in uno strumento di impunità è stata varata da un governo che aveva come presidente D’Alema e come ministro delle Finanze Visco. Tutta questa classe politica ha stipulato patto con gli evasori: votatemi, non vi farò nulla.

Eppure certe tematiche dovrebbero pesare di più a sinistra.
Quelli che già le pagano le tasse hanno certe convinzioni politiche e già votano in un modo piuttosto che nell’altro. Una legge fatta nei confronti del popolo dell’Iva sta nel far pagare le imposte a 5 o 6 milioni di persone, e quindi sposta 5 o 6 milioni di voti. Questo è il motivo per cui si tutela chi evade.


Ci vuole un governo tecnico per tassare la seconda casa?

Certo, la  prova che il governo tecnico lo ha fatto e quello di prima no. La verità è che il governo tecnico non si appoggia al Parlamento perché lo stesso è convinto di condividere le scelte politiche ed economiche. Con un Paese sull’orlo della bancarotta nessuno ha voglia di sedersi su quella poltrona, perché non sono capaci di affrontare gli enormi problemi che ci sono. Se Monti e gli altri se ne andassero, la patata bollente passerebbe a politici che non hanno né la statura tecnica né quella politica  per poter risolvere i problemi che il paese ha. Noi siamo sei mesi dietro la Grecia, il default è all’angolo. Nessuno dei politicanti di mestiere è in grado di affrontare questi problemi.

I ceti tassati chiedono le patrimoniali, le tasse sulle rendite.
Non siamo in grado per il momento di trovare più danaro. Sfortunatamente è più facile trovare i soldi dalle classi meno abbienti che da quelle ricche. La patrimoniale non può essere imposta sui capitali, sulle rendite. Sarebbe giusto ma non si può. Nel momento in cui si decide di fare una tassa sulle rendite finanziarie i capitali in quello stesso momento con un click di mouse se ne vanno a Singapore

Quindi?

La patrimoniale non aggredisce i grandi patrimoni se non limitatamente ai beni immobili, alle case, le macchine e gli yacht. Sarebbe giusto farla ma è impossibile. Sarebbe come dire: io voglio dalla Svizzera i 300 miliardi che gli evasori hanno depositato nelle banche. Sarebbe giusto, ma non ce li dà. I ricchi sono tassati. Anche l’Imu che è una tassa progressiva li colpisce, essendo basata sui metri quadri. Ma quello che si può fare è stato fatto, il resto è illusorio.

Nel libro parla di un conflitto tra Stato e cittadini. Va spostato il conflitto dallo Stato a quello tra i  cittadini stessi?
Per poter recuperare gettito fiscale bisogna creare un conflitto di interessi tra i cittadini. Il sistema è quello di consentire agli stessi la deduzione delle spese sostenute per i bisogni primari. Se uno chiama l’idraulico per rifare il bagno e quello mi chiede tremila euro, ma con la fattura ne richiede 3.600, allora il cittadino dice: non la voglio. Se invece potesse dedurre dalle imposte la fattura dell’idraulico, non i 600, ma i 3000 euro che ha pagato, sarebbe diverso.

Cosa pensa dei  blitz a Cortina o Portofino, anche in termini di recupero?
In termini di recupero relativamente servono a poco. Anche perché quelli che mandiamo a fare i blitz non fanno un altro lavoro nel frattempo, le risorse sono quelle che sono. Ma sopratutto si pesca un po’ alla cieca. Certo, pescare a Cortina non è come pescare a Roccacannuccia ma non sono enormi cifre. Questi blitz sono importantissimi per il profilo dell’immagine, per far passare il messaggio che la pacchia è finita, non è il caso di continuare perché lo Stato ha cambiato faccia, non è lo stato della classe politica complice dell’evasione.


Su Equitalia? Crede che ci sia un’enfatizzazione mediatica distorta?

Assolutamente. Assistiamo a veri e propri atti terroristici e l’informazione corretta dovrebbe spiegare ai cittadini che Equitalia svolge un lavoro meritorio e non criminalizzare il recupero dell’evasione, perché è questo che fa l’ente. Dobbiamo ricordarci che una delle cose più gravi che succedono nel nostro Paese è che su 100 euro di gettito fiscale definitivamente accertato come evaso se ne recuperano sette, il recupero dell’evasione è pari al 7%.

Quindi?
Non bisogna confondere l’evasione con l’accertamento. Quando ho una sentenza che dice che Pinco Pallo ha evaso un milione di euro io ho un pezzo di carta, poi quel milione lo devo prendere. È quello che fa Equitalia, ma rivolgendosi a tutti quelli che hanno evaso. È ridicolo: chiediamo la repressione dell’evasione, ma quando cerchiamo di incassare ci arrabbiamo con Equitalia. Il solito atteggiamento privo di senno di questo Paese.