Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.750,35
    -9,34 (-0,03%)
     
  • Dow Jones

    39.807,37
    +47,29 (+0,12%)
     
  • Nasdaq

    16.379,46
    -20,06 (-0,12%)
     
  • Nikkei 225

    40.426,82
    +258,75 (+0,64%)
     
  • Petrolio

    83,11
    -0,06 (-0,07%)
     
  • Bitcoin EUR

    65.171,12
    +500,59 (+0,77%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.254,80
    +16,40 (+0,73%)
     
  • EUR/USD

    1,0778
    -0,0015 (-0,14%)
     
  • S&P 500

    5.254,35
    +5,86 (+0,11%)
     
  • HANG SENG

    16.541,42
    +148,58 (+0,91%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.083,42
    +1,68 (+0,03%)
     
  • EUR/GBP

    0,8537
    -0,0009 (-0,11%)
     
  • EUR/CHF

    0,9725
    -0,0002 (-0,02%)
     
  • EUR/CAD

    1,4601
    -0,0005 (-0,03%)
     

Robustezze americane e fragilità europee

Il concetto di ribasso continua a non essere ricordato dagli indici americani, che invece ripassano ogni giorno il significato del termine record. Anche ieri, infatti, per l’ennesima volta in questo 2017, i 3 principali indici USA hanno archiviato fin dall’inizio la quotidiana pratica del superamento del precedente massimo storico, per poi lateralizzare noiosamente per il resto della seduta. Solo il Nasdaq100 ha dato qualche minima sensazione di vertigine ed ha chiuso la seduta col segno negativo e al di sotto del minimo del giorno precedente. A dire il vero avrebbe anche disegnato un modello di inversione, chiamato Bearish Engulfing, che quando appare sui massimi può decretare il top del movimento rialzista ed aprire una fase correttiva. Però la robustezza dello stomaco dei mercati USA, mostrata negli ultimi mesi, che li ha resi capaci di digerire sempre con grande rapidità ogni presa di beneficio, ci obbliga a diffidare di questo segnale, anche perché né il Dow Jones, né SP500 hanno presentato analoghe incertezze. E le perplessità della new economy non bastano ad oscurare un quadro reso splendente dalla continua dimostrazione di tonicità degli indici che rappresentano la old economy.

A lucidare lo smalto dei settori tradizionali ieri sono bastate le parole del nuovo segretario del Tesoro USA Steve Mnuchin, che ha ribadito la promessa di varare entro agosto il piano di riforme “fenomenali”, che dovrebbero portare la crescita USA al 3%, cioè ben al di sopra di quel che prevedono sia la FED che i principali uffici studi.

Dichiarazioni che hanno rappresentato una spruzzatina di benzina su un fuoco rialzista già acceso da molto tempo, che così è stato mantenuto vivo per l’ennesima volta.

Di (KSE: 003160.KS - notizie) benzina rialzista invece ci sarebbe molto bisogno in Europa, dove gli indici continuano clamorosamente a sottoperformare rispetto a quel che fanno i loro cugini americani.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Ieri si è vista ancora una giornata moscia, dominata dai dubbi elettorali e dall’angoscia sul futuro dell’Eurozona, che ha pervaso tutti i principali indici azionari, mentre il giorno prima almeno qualche indice aveva almeno mantenuto il segno positivo. Ieri invece solo quello spagnolo ha evitato il segno meno, che ha caratterizzato tutti gli altri. Nessun dramma, intendiamoci, ma solo risultati frazionalmente negativi. La sensazione fornita però è di scarsissima convinzione, quasi che gli investitori siano pronti a svuotare pesantemente i portafogli ed aspettino solo che da Wall Street arrivi il fatidico segnale di rompere le righe.

Effettivamente qualche preoccupazione comincia ad essere legittima. Se non si riesce a salire con vigore nemmeno quando Wall Street detta la carica, ci si chiede che succederà quando gli indici USA decideranno di correggere almeno un po’.

Sull’obbligazionario la sensazione di malumore è ancora più forte, dato che a scombinare la vita degli obbligazionisti non c’è soltanto il rischio politico, rappresentato dalle tante elezioni in preparazione e dagli avvertimenti che la Commissione UE ha dato ai paesi con i conti un po’ indisciplinati, come il nostro. Ora c’è anche l’inflazione che rialza la testa e potrebbe spingere anch’essa all’insù i rendimenti, che ieri, per il nostro BTP decennale sono tornati a testare quota 2,25%, mentre lo spread col Bund ha nuovamente toccato quota 200 punti base.

La speranza è che qualche squarcio di sereno per il nostro mercato arrivi da storie singole. Potrebbe essere il caso di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , che ha chiuso in gloria l’aumento di capitale con sottoscrizione del 98,8% dei 13 miliardi di euro chiesti al mercato e potrebbe beneficiare dell’arrivo di denaro da parte di chi finora ha aspettato per vedere come sarebbe andato a finire. Non così rosea potrebbe invece essere oggi la sorte del titolo Mediaset (Londra: 0NE1.L - notizie) , dopo che si è saputo che Bollorè, il finanziare capo di Vivendi (Londra: 0IIF.L - notizie) , che ha intrapreso una scalata ostile contro la società dell’ex Cavaliere Berlusconi, è indagato per aggiotaggio dalla Procura di Milano. L’intervento della Magistratura in difesa di Silvio potrebbe far arretrare i francesi, sgonfiando la speculazione sulla guerra delle Tv che, tra novembre e dicembre, aveva portato il titolo Mediaset quasi a raddoppiare la propria quotazione.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online