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Rt in calo, Calabria verso il giallo. Ancora senza dose 3,4 mln di over 50

A view shows members of the medical staff at work in the Covid-19 intensive care unit (ICU) of the Bolognini hospital in Seriate, Bergamo, on March 12, 2021, amid the Covid-19 (novel coronavirus) pandemic. - At the Seriate hospital, near Bergamo, the intensive care unit is once again full, its eight beds occupied by coronavirus patients, even if the numbers are not as high as last year.

Continua la discesa dell’Rt medio nazionale, così come l’incidenza dei casi di covid. Sono i dati che emergono dalla bozza di monitoraggio della Cabina di regia sulla pandemia, relativa al 25 agosto-7 settembre. In particolare l’indice di contagio sui sintomatici scende a 0,85 da 0,92 della settimana precedente (range 0,83-0,95). Il valore dell’incidenza passa invece a 54 casi per 100mila individui da 64 del 10-16 settembre. Le realtà a rischio moderato aumentano dalle 3 del precedente monitoraggio a quattro: Abruzzo, Molise e Province autonome di Trento e Bolzano. La Sicilia resta in giallo e la notizia è che anche la Calabria presto diventerà gialla. Ha il 17,4% dei posti letto occupati da pazienti Covid in area medica (il valore-soglia è 15%) e il 10,7% delle terapie intensive (il valore-soglia è 10%). Nel complesso però a livello nazionale scendono a 6,1% le terapie intensive e a 7,2% le aree mediche.

“La situazione epidemiologica vede l’Italia ben collocata: la circolazione virale è più bassa rispetto ad altri paesi, come mostrano i dati” ha commentato Sergio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) al congresso Amit (Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali) in corso a Milano. Secondo il professore il miglioramento della situazione dell’epidemia è dovuto a due elementi: “il mantenimento delle misure di contenimento e protezione, mai dismesse anche durante l’estate, e il fatto di aver raggiunto buoni livelli di copertura vaccinale, anche se migliorabili soprattutto nelle fasce d’età più alte”. Brusaferro ha sottolineato come anche l’ultima curva con la variante Delta sia “in decremento, anche questa settimana”. Tale variante è però ancora prevalente in Italia. “Questa variante - ricordano dalla Cabina di regia - è dominante nell’Ue ed associata a un aumento nel numero di nuovi casi di infezione anche in paesi con alta copertura vaccinale”. Da qui la prescrizione: “Una più elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità. È opportuno continuare a garantire un capillare tracciamento, anche attraverso la collaborazione attiva dei cittadini per realizzare il contenimento dei casi; mantenere elevata l’attenzione ed applicare e rispettare misure e comportamenti raccomandati per limitare l’ulteriore aumento della circolazione virale”.

Il report sui vaccini

Sono 81.850.468 i vaccini anti-Covid somministrati finora nel nostro Paese, l′87,5% delle dosi finora consegnate, pari a 93.563.310 (65.839.340 di Pfizer/BioNTech, 12.034.033 di Vaxzevria di AstraZeneca
13.731.148 di Moderna e 1.958.789 di Johnson & Johnson). Ammonta invece a 40.631.363 (il 75,23% della popolazione over 12) il totale delle persone vaccinate cui sono state somministrate la prima e la seconda dose di vaccino. Sono i dati riportati sul bollettino elaborato da presidenza del Consiglio dei ministri, ministero della Salute e struttura del commissario straordinario al Covid-19, aggiornati alle 06:11 di oggi. Tra le regioni, in testa per le dosi somministrate c’è la Lombardia con 14.482.958 (90,2% delle dosi ricevute), seguita da Lazio con 8.080.002 (84%) e Campania con 7.540.965 (83,3%)

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Nel nostro Paese ha completato il ciclo vaccinale il 92,35% degli over 80, l′89,10% dei 70-79enni, l′84,66% dei 60-69enni e il 78,02% dei 50-59enni. Ha ricevuto la prima dose o la dose unica il 94,55% degli over 80, il 91,24% dei 70-79enni, l′87,46% dei 60-69enni e l′82,37% dei 50-59enni.

Sono ancora 3.424.070 gli italiani over 50 che invece non si sono sottoposti ad alcuna somministrazione di vaccino anti-Covid: si tratta del 12,3% della popolazione della fascia d’età considerata. Rispetto ad una settimana fa i vaccinati con più di 50 anni sono aumentati di circa 100mila unità. Oltre la metà dei non vaccinati (1,7 milioni) sono tra i 50 ed i 59 anni: si tratta del 17% di questa fascia d’età. Tra i maggiori di 80 anni sono 248.509 le persone ancora senza prima dose, pari al 5,45% di questa fascia d’età, mentre gli immunizzati sono 4.210.972 (92.35%). Nella fascia 70-79 anni sono 527.132 senza prima dose (l′8,76%), mentre gli immunizzati sono 5.362.924 (l′89,1%). Nella fascia 60-69 in 947.294 sono finora sfuggiti al vaccino (il 12,54%), mentre 6.394.712 (84,66%) sono immunizzati. Nella fascia 50-59 senza prima dose sono 1.701.135 (il 17,63%), mentre gli immunizzati sono 7.530.153 (il 12%). Nella fascia 16-19 anni 546.601 sono in attesa di prima dose (23,54%); gli immunizzati sono 1.437.248 (il 61,90%). Nella fascia 12-15 sono 1.037.566 senza prima dose (il 45%); gli immunizzati sono 791.563 (il 34,33%).

Secondo Brusaferro “sono molto positivi i dati della vaccinazione nelle fasce più giovani (12-19 anni e 20-29), che in pochissimo tempo hanno raggiunto coperture significative del 78-79% con prima dose tra i 20 e 29 anni, e la stessa cosa sta avvenendo tra 12 e 19 anni, con prima dose 63%. È un dato in crescita, un messaggio di speranza”. Le fasce giovani, secondo il professore, sono “attente e consapevoli sulla vaccinazione, anche se hanno un minore impatto sulla mortalità e la probabilità di ricovero in terapia intensiva. Ciò che avviene in questa fascia d’età contribuisce in modo decisivo alla circolazione del virus. Ora tutti guardiamo con attenzione alle scuole, perché vogliamo che rimangano in presenza.”

Il report realizzato dal commissario per l’emergenza Figliuolo ha anche rilevato i casi di non vaccinati tra il personale scolastico. Sono ancora 90.976 le unità di personale scolastico (il 5,89% del totale) in attesa di prima dose o di dose unica del vaccino anti Covid: sette giorni fa erano 103.891, il 6,74%. Vistose le differenze a livello regionale: è ancora completamente ‘scoperto’ il 21,23% nella Provincia autonoma di Bolzano, il 17,96% nella Provincia autonoma di Trento, il 16,36% in Valle d’Aosta, il 13,31% in Piemonte, l′11,26% in Sicilia. I
dati di Bolzano, specifica il report, sono “in corso di verifica”. L′89,94% del personale scolastico ha completato il ciclo vaccinale, mentre al 93,95% è stata somministrata la prima dose o la dose unica.

Analizzando l’andamento delle somministrazioni giornaliere (prima e seconda dose), considerando il valore soglia pari a 500.000 somministrazioni giornaliere, dal 31 luglio 2021 le somministrazioni giornaliere sono sotto questa soglia. Il rapporto tra le prime dosi/Popolazione residente per fascia di eta’ (x 100 ab.), mostra il seguente scenario a livello nazionale per le fasce di età considerate: 12-19 anni (63 per cento), 20-49 anni (74 per cento), 50-69 (81 per cento)
70-79 (89 per cento), over 80 anni (93 per cento). La media nazionale (che considera la fascia di eta’ maggiore di 12 anni) e’ pari al 79 per cento. I dati rilevati sono emersi dalla 65ma puntata dell’Instant Report Covid-19, iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale.

Terza dose

“Per quanto riguarda la terza dose di vaccino anti-Covid, è doveroso muoversi anche con il sostegno della ricerca scientifica. Poi si tratta di capire se e quando farla, a quali categorie, anche alla luce dei dati emergenti”. Queste le parole di Silvio Brusaferro sulla terza dose. Secondo il presidente dell’Iss “i dati che arrivano da Israele la raccomandano, ma altri dati ci dicono che serve qualche riflessione in più”. “Stiamo facendo queste valutazioni, quindi sarei ancora cauto nel dire se e quando farla, stiamo acquisendo conoscenze” ha precisato Brusaferro.

Alla domanda sull’opportunità di fare ora la terza dose anche agli operatori sanitari, Brusaferro ha precisato che allo stato attuale non ci sono dati scientifici “su quale sia la soglia di anticorpi protettiva”. “In una prospettiva più generale, l’operatore sanitario è una figura rilevante, molto esposta al virus e che può anche veicolare l’infezione. In prospettiva quindi gli operatori sanitari, come anche gli anziani ospiti nelle Rsa o nelle strutture di lungo-degenza, vanno valutati con attenzione. Hanno un’esigenza più prioritaria, rispetto agli altri, di un’alta copertura immunitaria. È una questione all’ordine del giorno di Iss, ministero della Salute e delle altre istituzioni coinvolte” ha osservato Brusaferro.
Il presidente dell’Iss ha concluso sottolineando come “oggi siamo in una situazione in cui, grazie alle vaccinazioni, possiamo immaginare una strategia di controllo della circolazione del virus SarsCov2 caratterizzata da 2 fenomeni: spingere al massimo la vaccinazione per coprire la platea di giovani che vanno a scuola e università, e dall’altra promuovere il vaccino nelle fasce d’età più elevate, che nella fase autunnale rischiano le complicanze più gravi”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.