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S&P: con Trump il rating Usa non migliorerà

La conferenza stampa di ieri del Presidente eletto Donald Trump ha confermato più di un timore, primo fra tutti quello di una guida che potrebbe influenzare in modo molto forte l'andamento della Borsa.

Le parole di Trump

La prima prova si è avuta proprio ieri quando, durante le risposte che il futuro inquilino della Casa Bianca forniva ai giornalisti, le quotazioni delle case farmaceutiche hanno registrato un crollo improvviso in parallelo alle accuse rivolte a Trump di essersi trasferite all'estero, commettendo così un vero e proprio reato ma restando impunite. Ma i farmaceutici non sono stati gli unici oggetti delle interferenze dirette da parte di Trump: il tycoon non ha esitato a ringraziare pubblicamente Ford e FCA per le decisioni adottate di voler deviare gli investimenti già decisi, verso gli Usa, con il potenziamento degli stabilimenti presenti su territorio statunitense. Recentemente, infatti, FCA ha annunciato di voler investire circa 1 miliardo di dollari per il rafforzamento e l'ammodernamento di alcuni impianti nel Michigan con la conseguente creazione di 2mila posti di lavoro, una dichiarazione che ha seguito di poco quelle della Ford la quale a sua volta ha bloccato il piano di costruzione di una fabbrica in Messico. Ma le intenzioni di Trump non convincono del tutto gli esperti, soprattutto per lo sbilanciamento che presentano sul fronte deficit e sul debito. Per questo motivo ad essere in pericolo è anche il rating degli Usa.

La questione del rating

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5 anni fa l'agenzia di rating Standard&Poor ha declassato l'economia americana dal livello AAA a AA (Francoforte: A116XA - notizie) +, un livello che con ogni probabilità resterà tale anche nel 2017 nonostante tutti gli impegni che lo stesso Trump ha confermato di volersi assumere nella creazione dei posti di lavoro (“sarò il più grande creatore di posti di lavoro che Dio abbia messo sulla Terra”), impegni che, però, non sono stati specificati: quelli di Trump, infatti, sono rimasti pur sempre proclami non accompagnati da nessun particolare tecnico che permettesse di capire meglio nel concreto come questi posti di lavoro dovrebbero essere creati. La certezza di S&P, invece, deriva dalle preoccupazioni per il crescente deficit di bilancio e l'incremento dei costi del debito che le operazioni descritte porteranno sulle case statunitensi. Preoccupazioni che la più grande economia del mondo non sta facendo "molto per dissipare” come ha dichiarato anche Moritz Kraemer, chief sovereign rating officer, aggiungendo che per riuscire riconquistare una tripla A ci si aspetterebbe una continuità se non altro nelle politiche di risanamento. Attualmente le prospettive per il rating Usa sono stabili ed è improbabile che qualche modifica, di qualunque tipo, possa avvenire in tempi brevi, nonostante le aspettative di crescita più elevate nel 2017 che derivano, paradossalmente, proprio dalle promesse elettorali di maggiori investimenti nelle infrastrutture, maggiori agevolazioni fiscali e ulteriori misure per favorire il ritorno in patria delle multinazionali. Kraemer sottolinea inoltre che le politiche proposte dal repubblicano non rendono sostenibile una politica di crescita con un costante abbassamento del debito; quello che si otterrà, invece, non è altro che un aumento del deficit.

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