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E’ San Valentino anche nelle Borse

L’inizio della settimana centrale del mese di febbraio può essere preso come esempio di scuola per mostrare quella che potremmo definire “la seduta rialzista ideale”. Tutti i principali indici mondiali hanno terminato la loro seduta al rialzo. L’andamento, sia in Europa che in USA è stato lineare per tutta la seduta, con una progressione costante e senza oscillazioni significative. Tutti i settori hanno beneficiato del momento positivo e pochissimi titoli hanno terminato la seduta in ribasso.

La volatilità si è ancora ridotta e l’indice della paura VIX è da giorni appoggiato al valore 11, che storicamente rivela una tranquillità assoluta da parte degli operatori. Insomma, l’amore degli investitori per l’azionario è alle stelle, come si conviene alla vigilia di San Valentino.

Dulcis in fundo, a fine seduta per gli indici americani si è dovuto registrare l’ennesimo record storico, che porta il totalizzatore delle giornate record del 2017 a quota 7 per l’indice SP500 e il Dow Jones, mentre per il tecnologico Nasdaq100 abbiamo avuto addirittura 16 massimi storici su 29 sedute.

L’indice tecnologico ha ormai ampiamente dimenticato la debolezza mostrata subito dopo l’elezione di Trump, e dovuta alla aspettativa che le politiche del magnate avrebbero favorito la old economy e penalizzato l’high tech che ha votato in massa per Hillary. Anzi, con questo bruciante inizio d’anno si conferma più che mai il traino dell’azionario americano e globale. Ieri ha mostrato anche la capacità di Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) di superare la lunga fase di appannamento durata oltre un anno e mezzo e tornare ieri ai suoi massimi assoluti segnati in precedenza nel maggio 2015.

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A rincuorare ulteriormente gli investitori, che già si cullano sulle rosee aspettative legate al “fenomenale” piano fiscale promesso da Trump, ha contribuito una certa mansuetudine mostrata dal Presidente USA nel week-end, in cui si è comportato in modo gentile con due leader che in precedenza aveva innervosito, il cinese Xi al telefono e il giapponese Abe in visita ufficiale. Ieri ha poi trattato in modo civile anche il giovane premier canadese Trudeau, che sull’immigrazione non la pensa esattamente come lui, ed ha promesso che il protezionismo nei confronti del Canada sarà minore di quello riservato al Messico.

I listini europei hanno beneficiato del traino americano, ma anche del relativo ottimismo manifestato dalla Commissione UE, che ha reso note ieri le sue previsioni di crescita per questo ed il prossimo anno. Rispetto alle precedenti stime la crescita prevista per l’area Euro nel 2017 e 2018 è stata rivista al rialzo di un decimale e portata a +1,6% quest’anno e +1,8% il prossimo. L’Italia viene considerata ancora una volta l’ultima della classe, con un +0,9% previsto per il 2017 (niente revisione al rialzo) e +1,1% per il 2018.

Intendiamoci. Queste stime non valgono assolutamente nulla in termini di previsione. I fatti produrranno una realtà che, come sempre, si discosterà dalle previsioni. Ma servono a comprendere il grado di fiducia che la Commissione nutre sulle capacità di crescita dei vari stati membri dell’Unione Europea. E ci dicono che a Bruxelles non c’è molta stima sul nostro paese, dato che viene inserito nell’ultima posizione della classifica della crescita prevista e che le previsioni della Commissione sono inferiori alle stime ufficiali del governo italiano.

Ma di positivo c’è che Moscovici non ha infierito e soprattutto ha concesso a Padoan il tempo richiesto per preparare la manovra di aggiustamento richiesta. E, ovviamente, per ora niente procedura d’infrazione.

Per il nostro paese, abituato a rincorrere obiettivi e scadenze sempre con l’acqua alla gola, è una boccata d’ossigeno.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online