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Sanità, il governo Renzi annuncia tagli. Ma saranno lineari?

E’ evidente che la revisione della spesa va fatta, anche nel settore della sanità: chi ha di più deve iniziare a fare sacrifici. Questo significa mettere dei tetti agli stipendi dei manager delle Asl“. La spending review di Matteo Renzi passa anche per la Sanità. Nemmeno sono passate 12 ore dalla presentazione del DEF (Documento di economia e finanza), che il premier ha già messo a bollire in pentola ulteriori tagli per rigovernare le casse dello Stato.

Novità del DEF: 730 precompilato a casa

Il taglio alla Sanità previsto è di 4 miliardi, una cifra che desterà non poche proteste all'interno del mondo della sanità. La cifra va ad accatastarsi per raggiungere quella dei 10 miliardi di euro necessari per finanziare la promessa degli 80 euro in più in busta paga per i dipendenti che guadagnano fino a 1.500 euro netti.

Non puoi immaginare quanto varia il prezzo di una garza a seconda delle Regioni... Scopri le incongruenze dei costi delle forniture ospedaliere.

Tagli alla spesa sanitaria, quindi, una proposta che ha subito messo in allarme il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e le Regioni italiane. Cosa si andrà a colpire, stipendi dirigenziali a parte? Il Fondo Sanitario Nazionale, già di per sè in crisi, sarà costretto a risparmiare già solo nel 2014 ben 2,5 miliardi di euro - di cui un miliardo dal FSN e il resto da altre voci, compresa la spesa farmaceutica - rispetto ai 300 milioni inizialmente previsti. Una cifra che va ad aggiungersi ai tagli degli ultimi anni, portando il fondo cassa della Sanità italiana a 25 miliardi di spese in meno.

Ma come riporta l'Unità, "la cosa più preoccupante è che il prelievo sarebbe fissato ope legis, senza alcuna concertazione, cioè prima che la conferenza Stato Regioni abbia riaperto il tavolo sui livelli essenziali di assistenza. In altre parole, tagli lineari". Ci aveva provato anche l'ex premier Letta, fermato giocoforza dalla ministra Lorenzin. Così come sta provando a fare ora con Renzi: "No ai tagli con l’accetta - dichiara la ministra - Non sono d'accordo con Cottarelli, non sono in linea per lo meno sul metodo. La sanità non può sopportare altri tagli, men che meno lineari". La ricetta della Lorenzin, è un'altra: eliminare gli sprechi, organizzare un "sistema trasparente che premi il merito di chi è chiamato a gestire la governance della Sanità e 110 miliardi di Fondo". Prevenire gli sprechi, attraverso un "grande lavoro di serietà e rigore", per evitare scelte infelici che avvengono in altri Paesi europei in crisi, come quella di non somministrare più farmaci agli over 70. Una strategia che, se applicata correttamente anche con la collaborazione delle Regioni, potrebbe far recuperare alla Sanità 900 milioni di euro.

La decisione verrà presa nelle prossime 48 ore. Qualora la proposta passasse, i tagli farebbero scendere il Fondo sanitario a 112,452 miliardi, 116,563 nel 2015, una sforbiciata notevole per il comparto.

Renzi nega la possibilità di tagli lineari, dichiarando anzi che sulla sanità si spenderà di più. Nessuna manovra alla Tremonti, dunque, ma piuttosto un potenziamento degli acquisti centralizzati di beni e servizi di cui si occupa la Consip con il criterio dei costi standard. Reperire risorse - ben 10 miliardi - dal nuovo "Patto per la Salute" tra Stato e Regioni, da riutilizzare come investimenti nel comparto sanitario.

Nel luglio 2012 l'allora ministro Giulio Tremonti applicò una serie di tagli lineari del valore di 3 miliardi al Fondo Sanitario. Oltre ai vari tagli, però, venne applicata una misura che tendeva ad omologare l'enorme divario tra le varie Asl sui prezzi che queste pagavano per particolari farmaci. Applicando una lista in cui venivano riportati i prezzi massimi che ogni Asl può pagare per l’acquisto di alcuni prodotti sanitari, costringendo le strutture sanitarie che sforano il tetto a metterceli di tasca propria.

Una misura - contenuta nell’articolo 17 della legge 111/2011- che cercava di risparmiare sui beni a partire proprio dal costo, andando a ridurre l'enorme forbice che c'è tra una struttura ospedaliera ed un'altra attraverso una tabella che calmiera i prezzi, senza ridurre la qualità delle prestazioni offerte ai cittadini. Uno strumento efficace che oltre a riportare i costi dei farmaci, dimostra anche l'enorme spreco che a volte si fa. Un esempio tra tutti: una fiala di Epoetina Alfa, utilizzata per i cicli di chemioterapia, viene pagata da alcune strutture 64 euro e da altre 276.