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Il savataggio di Monte dei Paschi è in pericolo

Per molto tempo ho continuato ad avvertire i miei lettori circa i problemi della banca toscana Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) e di come non rappresentasse altro che un investimento improduttivo. Ho scritto e continuamente dimostrato come rappresentasse una dolina finanziaria in cui ogni centesimo lanciato sarebbe stato semplicemente sprecato. Inutile dire che le cose sono andate precisamente come ho sottolineato io. Ho doti onniscienti, per caso? No, è semplicemente l'applicazione della teoria Austriaca. Ma attenzione, perché neanche un'altra grande malata se la passa bene: Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) . E questa è la stessa gente che vorrebbe piazzare sul mercato sofferenze bancarie e racimolare spiccioli per campare ancora un altro giorno. La paura che tirino pacchi a destra e a manca è molto alta, e chiunque abbia questo timore ne ha ben donde.

Mi domando chi sarà talmente fesso da rispondere alla IPO di Unidebit. Uhm, forse gli stessi fessi che hanno risposto alla IPO di Poste Italiane (Dusseldorf: 29884131.DU - notizie) . È proprio vero che gli sciocchi vengono sempre separati dal proprio denaro. Ma In un mondo di pazzi è inutile aspettarsi qualcosa di razionale. Quindi le strombazzate a favore di una presunta stabilità bancaria europea, oltre ad essere fuori luogo, negano totalmente la realtà dei fatti. Qual è la realtà? La maggior parte delle banche europee sono zombie che camminano e la BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) ha fatto di tutto per ungere di oli profumati questi cadaveri ambulanti, ovvero, espansione monetaria artificiale senza precedenti e tassi a zero. Ma se un cadavere è un cadavere, nessun profumo toglierà per sempre l'olezzo di morte, il quale sta emergendo prorompente: tassi negativi. Il "dead cat bounce" dopo la crisi finanziaria 2008-9 era solamente l'effetto una tantum delle politiche straordinarie delle banche centrali. Ma ora che sono bloccate allo zero bound, dove credono di andare? Cosa credono di stimolare? Se la ripidità a destra del primo grafico vi sembra sconcertante, aspettate a vedere la prossima.

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da Zerohedge

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Due giorni fa abbiamo riferito che in un ultimo disperato tentativo per evitare un potenziale contagio all'interno del proprio sistema bancario, compreso di corse agli sportelli ed investitori e risparmiatori furiosi, il governo di Matteo Renzi stava correndo per organizzare un piano di salvataggio privato a favore di Monte dei Paschi, presumendo una possibile bocciatura agli esiti degli stress test di oggi. In particolare a partire da lunedì scorso, secondo il FT, il governo italiano s'è interessato per garantire un piano di salvataggio privato in favore di Monte dei Paschi di Siena: un piano per raccogliere €5 miliardi di capitale in modo da evitare la nazionalizzazione.

Non c'era alcuna garanzia che quest'ultimo tentativo avrebbe avuto successo, soprattutto alla luce della capitalizzazione di mercato di Monte Paschi, che è scesa a €800 miseri milioni, il che suggerisce che il piano di salvataggio sarebbe stato una sorta di fallimento "stragiudiziale"; esso sarebbe stato strutturato come un quasi-investimento, con denaro fresco proveniente da nuovi proprietari azionari mentre si sarebbero diluite di oltre il 90% gli stakeholder esistenti.

Inoltre non c'era alcuna garanzia che i nuovi fondi non avrebbero fatto la stessa fine degli €8 miliardi di capitale già raccolti nel corso degli ultimi due anni, soldi che sono stati "vaporizzati" nella dolina finanziaria chiamata Monte Paschi.

Momenti fa abbiamo appreso che questo processo di "salvataggio privato" sembra essersi arenato, soprattutto quando Reuters ha riferito che Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) e altri istituti di credito italiani (UniCredit e Intesa SanPaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) ) si sono allontanati dalla "proposta" di Monte Paschi per raccogliere €5 miliardi in liquidità.

Come conferma Reuters: "L'istituto di credito travagliato sta cercando di mettere insieme un consorzio bancario per garantire nelle prossime 24 ore il suo aumento di capitale, in modo che abbia un piano nel momento in cui usciranno i risultati degli stress test europei sulle banche. Fonti bancarie dicono che la banca abbia capitale sufficiente per resistere ad una recessione economica."

Monte Paschi non è ancora condannata, poiché alla porta ci sono ancora Citigroup Bank of America, Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) e Credit Suisse (Londra: 0QP5.L - notizie) . Non a caso, queste ultime due banche sono quelle che ci perderebbero di più se divampasse una crisi bancaria italiana e successivamente valicasse il confine con la Germania o la Francia.

Come aggiunge Reuters, sono state contattate altre banche, tra cui Societe Generale (Swiss: 519928.SW - notizie) , UBS (Londra: 0QNR.L - notizie) e Nomura, affinché condividessero il costo della transazione proposta, la quale si dice che coinvolga l'emissione di azioni da parte di Monte dei Paschi tra lo 0.5% e lo 0.6% del suo valore contabile tangibile.

Tuttavia le cose non sembrano andar bene, e la fonte di Reuters aggiunge che "per come stanno le cose ora, il consorzio è debole. C'è bisogno che salgano a bordo più banche." Un'altra fonte, che è vicino all'istituto di credito toscano, ha detto che Monte dei Paschi rilascerà venerdì le linee guida del suo piano di salvataggio, ed è fiducioso che "a tempo debito" si raggiungerà un pre-accordo con un numero sufficiente di banche.

Sebbene apprezziamo l'ottimismo, ci chiediamo se l'Italia sia pronta per l'alternativa, vale a dire, il tanto temuto "bail-in"?

Siamo certi che la risposta sia no, per un semplice motivo: l'ultima cosa che può permettersi il sempre più impopolare governo Renzi, è la rabbia della popolazione scaturente dal bail-in della terza banca italiana più grande, procedura una che può diffondersi ad altri istituti di credito altrettanto in difficoltà.

Il problema, come ha scritto Bloomberg in un articolo di oggi, è che se l'Italia dovesse prendere la strada del bail-in, milioni di investitori ordinari potrebbero veder completamente spazzati via i loro investimenti. Si consideri che al culmine della crisi finanziaria, tra il luglio 2007 e il giugno 2009, l'80% delle obbligazioni delle banche italiane era stato venduto agli investitori ordinari, secondo il regolatore della Consob. Attraverso i risparmiatori, le banche si sono finanziate con un costo simile a quello del governo italiano, mentre hanno dato ai gestori di fondi un ulteriore punto percentuale d'interessi sul debito.

Quelli che "raccoglievano fondi per le banche" erano persone come Vincenzo Imperatore.

Vincenzo Imperatore ci tiene a farci sapere che stava semplicemente seguendo gli ordini: vendere obbligazioni rischiose ai clienti alla ricerca di rendimenti in vista dell'età pensionabile, era solo una parte del lavoro. Quando i mercati finanziari divennero insidiosi durante la crisi finanziaria, per le banche italiane i depositanti si trasformarono nella fonte più affidabile di finanziamento. "I miei capi mi chiamavano cinque o sei volte al giorno per spingermi a vendere questi prodotti finanziari," dice Imperatore, che per sei anni ha contribuito a vendere suddetti prodotti ai clienti ordinari presso UniCredit SpA a Napoli e ha scritto due libri sulla sua esperienza.

E come documentato ampiamente anche su queste pagine, se l'Italia dovesse procedere col bail-in, le famiglie che hanno contribuito a sostenere le banche italiane durante la crisi si ritroveranno ancora una volta in prima linea per sostenere il sistema finanziario italiano vacillante. Il debito subordinato di cui sono titolari può essere il primo a subire le perdite, in una ricapitalizzazione orchestrata dal governo ora in corso di negoziazione tra Roma e Bruxelles.

Il nostro Primo Ministro, Matteo Renzi, sta cercando di evitare un cataclisma finanziario che affosserebbe definitivamente la sua reputazione, soprattutto in vista di un referendum entro la fine dell'anno per revisionare il sistema politico -- un voto di fiducia di cui ha bisogno per rimanere al potere.

L'esposizione degli investitori ordinari è tutt'altro che banale. Gli investitori ordinari possiedono quasi la metà dei titoli più vulnerabili; le banche hanno utilizzato i loro clienti come un salvadanaio per avere accesso a finanziamenti a basso costo.

Vendere debito subordinato ai depositanti era "il modo in cui è stato ricapitalizzato il sistema bancario," ha detto Jim Millstein in un'intervista televisiva su Bloomberg, funzionario statunitense del Tesoro che ha guidato la ristrutturazione delle banche degli Stati Uniti dopo la crisi finanziaria. Imponendo perdite sugli obbligazionisti "si infliggono danni a persone che altrimenti spenderebbero quei soldi nell'economia generale."

UniCredit, il più grande istituto di credito d'Italia, ha rifiutato di commentare le parole di Imperatore. Le obbligazioni subordinate della banca in mano agli investitori ordinari erano trattate con un profilo di rischio medio/basso, quindi gli investitori non si aspettavano di subire perdite. La banca sta valutando di raccogliere €5 miliardi dagli azionisti e vendere l'intera partecipazione di Bank Pekao SA per raccogliere ulteriori capitali.

A differenza dei loro colleghi europei, gli italiani preferiscono titoli a reddito fisso per i loro risparmi. Secondo Bloomberg, alla fine del 2015 gli italiani detenevano circa €430 miliardi di obbligazioni, due volte e mezzo più dei tedeschi e tre volte e mezzo più dei britannici, secondo una relazione di Assogestioni, un'associazione nel settore degli investimenti con sede a Milano. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) corso della storia il debito pubblico è stato tra quei pochi strumenti finanziari che hanno salvaguardato i risparmi dall'inflazione. Il tasso d'interesse medio sulle nuove emissioni di titoli di stato i Autore: Francesco Simoncelli Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online