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Lo scandalo dei fondi con cedola: ecco i numeri

Sono sempre di più i fondi comuni che promettono una cedola, ma in realtà la prelevano dal capitale dell’investitore: ormai tre su quattro usano questo trucco. Varie le ragioni che li rendono appetibili per i risparmiatori. Ma la scarsa trasparenza acquista così proporzioni preoccupanti.

Attenti al trucco

Vi ricordate dei fondi comuni di investimento che promettono una cedola? Ne abbiamo parlato in un articolo precedente, nel quale abbiamo denunciato come nascondano un meccanismo manipolatorio.

I regolamenti dei fondi a cedola prevedono la possibilità di prelevarla dal capitale investito. In pratica, se la gestione del fondo genera un rendimento sufficiente a pagare le cedole, allora il cliente si vede pagare quanto promesso e il suo capitale non viene intaccato; in caso contrario, le cedole vengono prelevate in parte o in tutto dal capitale inizialmente investito. I fondi a cedola sono appetibili per i risparmiatori in quanto, da una parte, riproducono i meccanismi tipici delle obbligazioni e inducono a percepire la cedola come rendimento mentre, dall’altra parte, si confrontano al rendimento quasi nullo dei titoli di stato.

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Il fatto che il capitale restituito all’investitore alla scadenza del fondo spesso sia inferiore al capitale investito iniziale, combinato con il pagamento delle cedole, è alla base della struttura manipolatoria di questi fondi.

Un fenomeno sempre più preoccupante

A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: ma quante volte succede che il capitale dell’investitore venga veramente intaccato per pagare le cedole? È un fenomeno rilevante? Il fenomeno riguarda un terzo dei fondi comuni con cedola collocati in Italia. Abbiamo passato al setaccio 287 fondi comuni che prevedono un periodo di collocamento e il pagamento di cedole periodiche, includendo nel campione tutti quelli che sono scaduti negli ultimi due anni e tutti quelli che scadranno entro il 2024. In oltre il 30 per cento dei casi, il valore della quota del fondo comune, alla data dell’ultimo stacco cedole, era inferiore al suo valore iniziale: quindi il capitale investito è stato decurtato per pagare parte delle cedole (sono i “rimborsi di capitale” nella tabella 1). Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) 13 per cento dei casi, non solo il capitale è stato intaccato, ma la riduzione di valore della quota è stata addirittura maggiore del valore totale delle cedole staccate finora. Quindi il risparmiatore è in perdita anche includendo il valore delle cedole incassate: il valore complessivo del suo investimento (quota + cedole) è minore della somma investita (sono i “fondi in perdita” nella tabella 1). Se suddividiamo i fondi a cedola in tre gruppi in funzione del periodo di scadenza (tabella 2), dai dati emerge un aspetto ancor più preoccupante: per i fondi di emissione più recente la percentuale di quelli che hanno rimborsato parzialmente il capitale tende a crescere. Al diminuire dei tassi d’interesse di mercato il fenomeno acquista proporzioni allarmanti: per i fondi emessi negli ultimi due anni, tre su quattro hanno pagato le cedole attingendo parzialmente al capitale, mentre più di un fondo su due ha generato una perdita complessiva superiore all’importo delle cedole pagate.

Tabella 1 – Fondi comuni a cedola

Tabella 2 – Un fenomeno in crescita

Di Angelo Baglioni e Alberto Foà

Autore: La Voce Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online