Brexit dal 29 marzo: gli effetti da aspettarsi sul mercato
C’è la data. Il 29 marzo comincerà il divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea. La procedura prevede che il governo di Londra debba inviare una lettera di notifica al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e contemporaneamente la premier Theresa May darà l’annuncio al Parlamento. Tusk ha annunciato su Twitter che entro 48 ore dal lancio della procedura presenterà “una bozza di linee guida sulla Brexit ai 27 Stati membri”. Il preavviso di una settimana abbondante è stato necessario per evitare una reazione isterica dei mercati.
Il rischio che le Borse europee registrino cali per la dipartita di Londra resta possibile. Difficile fare previsioni perché lo scorso giugno, ad esempio, dopo l’esito del referendum non c’è stato alcun terremoto. Ci ha perso, e anche molto, la sterlina che da giugno 2016 ad oggi è calata di circa il 20 per cento sull’euro. Per attivare la procedura formale di uscita, la Gran Bretagna farà riferimento all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea che prevede un meccanismo di recesso volontario e unilaterale di un uno Stato dalla Ue. Bruxelles farà di tutto per evitare che Londra si trovi, al termine del negoziato, in condizioni migliori rispetto a quelle di Paese membro. Il conto del divorzio potrebbe essere di 60 miliari di euro: una cifra che l’opinione pubblica difficilmente digerirebbe, certamente non lo farebbe la Scozia che ha già annunciato la volontà di indire un nuovo referendum per lasciare il Regno e restare in Europa.
La sterlina può perdere ulteriore terreno. Se è vero che l’impatto della Brexit sull’economia reale si dovrebbe iniziare a vedere nei prossimi mesi, la sterlina corre il rischio di accusare un ulteriore calo, nel caso in cui i negoziati per l’addio da Eurolandia dovessero complicarsi. Le previsioni, per quello che valgono, dicono che lo scotto, almeno nell’immediato, sarà ancora per la moneta di Sua Maestà.