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Se anche Prodi vota sì…

Per la seconda giornata consecutiva abbiamo assistito ieri ad un notevole rally della borsa italiana, mentre le altre principali piazze europee hanno messo a segno movimenti abbastanza inconsistenti e non tali da generare alcun segnale direzionale. Wall Street, con SP500 ed ancor più con il Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) , entrambi in calo, ha addirittura mostrato di voler proseguire la correzione. Tutto ciò nonostante che dal petrolio, a sorpresa, visto il pessimismo della vigilia, sia arrivato il tanto atteso accordo in sede OPEC per aiutare i prezzi a risalire. L’scordo è stato ancora migliore delle aspettative, che non andavano al di là di un blocco della produzione. E’ arrivato invece addirittura un taglio di 1,2 milioni di barili al giorno, grazie anche all’Iran, che ha accettato di bloccare la sua produzione. La notizia era nell’aria fin dal primo mattino, che vedeva già i prezzi del barile in ripresa, dopo il crollo della giornata precedente.

Ma è stata confermata nel pomeriggio ed allora sono partiti i festeggiamenti, che hanno portato la crescita dei prezzi fino al +9%, sopra i 49 dollari, dai 45 del giorno precedente.

Il listino italiano ha approfittato del peso nell’indice Ftse-Mib dei petroliferi (Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) , Saipem (Londra: 0NWY.L - notizie) , Tenaris (Amsterdam: TS6.AS - notizie) ), che, ovviamente, hanno preso il volo. Ma nell’ultima parte della seduta hanno preso il volo anche i bancari, facendo il bis della forte seduta precedente. Il risveglio tardivo ma potente dei bancari è associabile ad un importante e sorprendente endorsement al fronte renziano del SI al referendum, comunicato da Romano Prodi, che salta così sul carro di chi l’ha affossato quando venne candidato alla Presidenza della Repubblica. Fino a ieri il Professore si era rifugiato in religioso silenzio, ma ieri si è precipitosamente mosso verso Renzi. Conoscendo l’astuzia democristiana del professore bolognese, che non gradisce mai figurare tra i perdenti, ed associandola al maggiore ottimismo che il premier negli ultimi giorni sta manifestando, possiamo derivare la possibilità che stiano circolando sondaggi riservati che rivelino il recupero del SI, che potrebbe aver fatto breccia tra gli indecisi.

Data la incapacità dei sondaggi a fornire previsioni affidabili, occorre essere molto prudenti. Ma la mossa di Prodi potrebbe attirare verso il SI i molti nella sinistra moderata che ancora lo apprezzano, e fornisce a Renzi una sponda importante. Così come importante sembra essere il contributo dei voti dall’estero, mentre si moltiplicano i casi di chi ha ricevuto addirittura due schede per votare.

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Comunque il mercato sembra aver maggior fiducia che vinca il SI. Altrimenti non avrebbe comprato improvvisamente le banche come ha fatto ieri.

Però ultimamente il mercato ha perso molta della sua proverbiale capacità di anticipare gli eventi. Ricordo che salì anche alla vigilia del Brexit e prima del voto USA, puntando sulla Clinton.

Due errori di fila non sono un bel palmares. Oltretutto il proverbio del “non c’è due senza il tre” incombe.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) resto del mondo comunque non c’è l’entusiasmo che si respira in Italia. Le ultime mosse di Trump, con la nomina di un ex Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) ora sfaccendato a Segretario al Tesoro, cioè l’equivalente del nostro Padoan, e di un miliardario come lui al ministero del commercio, destano qualche perplessità, specie se si considerano le prime dichiarazioni di questi nuovi ministri. Hanno confermato entrambi di voler realizzare le parti più pepate del programma di Trump: tagli alle tasse almeno quanto fece Reagan negli anni ’80, scudi fiscali agevolati per il rimpatrio degli utili prodotti all’estero, abolizione di parte delle riforme di Obama che hanno posto vincoli alla speculazione a Wall Street delle banche d’affari, affossamento di tutti i trattati di libero scambio dal pacifico all’Atlantico.

Con queste misure si aspettano una crescita per qualche anno a livelli del 3-4% annuo. A me pare una ricetta per la deflagrazione del debito pubblico e per la stagflazione. Qualche perplessità paiono averla anche i mercati. Infatti, invece che partire gli acquisti sull’azionario, sono riprese le vendite sull’obbligazionario, che continuano a far salire i rendimenti e scontano un aumento significativo dei tassi e dell’inflazione. Anche il dollaro si è nuovamente rafforzato ed ha ricacciato l’euro sotto 1,06, anche se non avrà vita facile a rompere il forte supporto di 1,05.

Insomma: il mondo è perplesso, ma l’Italia è fiduciosa. Stai a vedere che anche stavolta il testardo rottamatore magari ce la farà. E dovrà ringraziare il super rottamato Prodi!

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online