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Secondo trimestre: attenti a questi 3 fattori di incertezza

Dopo la batosta di ieri che ha visto Piazza Affari chiudere a -3%, oggi, intorno alle 10.30, il mercato italiano marcia su un vantaggio dell’1% a conferma di un andamento ancora altalenante. Ma cosa ci attende per i prossimi mesi? A rispondere è Filippo Diodovich Market Strategist per IG.

E' ricominciato il calo del petrolio: dopo un primo entusiasmo che ha portato le quotazioni a superare i 40 dollari adesso si ritorna sotto i 36. Quali considerazioni in quest'atmosfera di estrema volatilità?

L’estrema volatilità nell’andamento delle quotazioni del petrolio proseguirà almeno fino alla riunione di Doha in Qatar quando i principali produttori si troveranno per scegliere di congelare la produzione ai livelli di gennaio.

Esclusa la Libia, tutti i membri dell’OPEC interverranno alla riunione. Il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh parteciperà al meeting in Qatar per ascoltare gli interventi ma ha già fatto sapere che Teheran non cambierà le proprie strategie e aumenterà la produzione (possibile che Zanganeh possa proporre di determinare solamente per l’Iran una quota di produzione sulle cifre registrate prima delle sanzioni economiche legate al progetto nucleare iraniano).

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Crediamo che l’Arabia Saudita possa partecipare all’accordo solo con la presenza dell’Iran. Riteniamo che l’esecutivo Riyad non abbia alcuna intenzione di aiutare il suo principale rivale economico e politico a guadagnare quote di mercato. Tuttavia i bassi prezzi petroliferi hanno messo con le spalle al muro il governo saudita con forti disavanzi del bilancio e con un marcato deflusso di riserve valutarie estere per difendere il riyal sul biglietto verde. Ci aspettiamo ancora colpi di scena e saranno possibili delle concessioni all’Iran per convincerlo a partecipare all’intesa.

Continua il rafforzamento dello yen e l'indebolimento del dollaro. Il panorama valutario è tra i più interessanti alla luce della sfida tra le banche centrali. Quali prospettive per le prossime settimane per le maggiori divise mondiali?

La debolezza del dollaro ha portato a importanti movimenti sul mercato valutario. Le ultime parole del governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, hanno fatto capire che la principale banca mondiale non ha alcuna fretta di rialzare i tassi. Pochi mesi fa ci aspettavamo quattro rialzi dei tassi d’interesse da parte della FED. Ora crediamo ce ne possano essere solamente due, uno a settembre e uno a dicembre. I rischi per l’economia americana non sono interni ma esterni, legati al rallentamento della crescita economica di Eurolandia e alla crisi dei paesi emergenti. Nel lungo periodo tuttavia crediamo che il dollaro possa tornare a guadagnare terreno. Le politiche monetaria della BCE e della Bank of Japan saranno espansive per tantissimo tempo e questo dovrebbe indebolire l’euro e lo yen.

E' possibile individuare tre fattori di incertezza che caratterizzeranno il secondo trimestre 2016?

Riteniamo che i tre principali fattori di incertezza nel secondo trimestre 2016 siano: il meeting di Doha in Qatar, le prossime scelte della FED in politica monetaria e il referendum a fine giugno in UK per rimanere nell’UE. I primi due punti li abbiamo già discussi, il terzo è molto importante non solo per l’economia britannica ma anche per quella del Vecchio Continente. Il possibile Brexit (uscita UK da UE) avrebbe ripercussioni negative importanti sugli indici europei. Sul fronte valutario la sterlina potrebbe svalutarsi notevolmente in caso di vittoria degli euroscettici.

Il matrimonio tra BPM e BP si è concluso. Adesso è scoppiato il caso tra Carige e il fondo Apollo. Qual è la situazione sul fronte dei bancari italiani?

Il settore bancario italiano è in fermento. Dopo la decisione della fusione di BPM e Banco Popolare e della scelta di un aumento di capitale da 1 miliardo di euro da parte di Banco Popolare sembra essere tornato un certo pessimismo sul comparto. Da una parte vi sono possibilità che la BCE possa richiedere un’accelerazione nel processo di vendite dei non performing loans obbligando gli istituti italiani a svendere i pacchetti di crediti deteriorati. Dall’altra vi sono dei ritardi tecnici su quale strumento utilizzare da parte governativa per aiutare le banche in difficoltà. Il nostro consiglio è quello di avere molta cautela negli investimenti sulle banche.

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