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Sediate, pugni, razzismo e populismo. Parte la crociata di Zemmour

French far-right media pundit and 2022 presidential candidate Eric Zemmour  delivers a speech during his campaign rally in Villepinte, near Paris, on December 5, 2021. (Photo by Stefano RELLANDINI / AFP) (Photo by STEFANO RELLANDINI/AFP via Getty Images) (Photo: STEFANO RELLANDINI via Getty Images)
French far-right media pundit and 2022 presidential candidate Eric Zemmour delivers a speech during his campaign rally in Villepinte, near Paris, on December 5, 2021. (Photo by Stefano RELLANDINI / AFP) (Photo by STEFANO RELLANDINI/AFP via Getty Images) (Photo: STEFANO RELLANDINI via Getty Images)

Pugni, calci e sediate. Comincia così la crociata elettorale di Eric Zemmour alle prossime elezioni presidenziali francesi. Al primo meeting del candidato ultraconservatore tenuto alle porte di Parigi, alcuni militanti di Sos Racisme si sono infiltrati indossando magliette con scritto “No al Razzismo”, mostrate durante l’intervento di Zemmour. Una scintilla che ha provocato una maxi-rissa con i sostenitori dell’opinionista, che sono saltati addosso ai militanti aggredendoli violentemente. Una ragazza è stata portata via con il volto insanguinato, mentre tra il pubblico ci sono dei feriti. Il tutto, mentre l’opinionista ultraconservatore continuava il suo intervento.

Un preludio ad una campagna elettorale ad alta tensione, come dimostrato anche dalla manifestazione che si è tenuta nel pomeriggio in segno di protesta contro il meeting. L’incontro secondo gli organizzatori ha richiamato circa 15 mila persone tra fan, curiosi ed elettori. Molti giovani, alcuni giovanissimi, ma anche famiglie e persone venute sole per assistere all’evento.

Tra questi c’è anche Augustin, che a 19 anni avere le idee molto chiare quando si definisce “a destra dell’estrema destra”. Alle ultime presidenziali del 2017 era troppo giovane per votare, ma già all’epoca considerava Marine Le Pen “troppo moderata”. E poi, essere una donna non gioca certo a favore secondo lui. “Non sono misogino – precisa – ma il fatto di essere uomo è un fattore importante perché bisogna avere le spalle larghe e Zemmour è una figura molto virile”. Augustin si sgola per far sentire la sua voce, mentre un gruppo di ragazzi accanto a lui comincia ad intonare la Marsigliese nell’attesa dell’arrivo del candidato. Ma il ragazzo, che studia storia a Parigi, non è in totale accordo con le idee, nonostante faccia parte di “Generation Z” gruppo di giovani attivisti nato per sostenere la corsa all’Eliseo del loro beniamino: “È un laico e vuole la separazione tra Chiesa e Stato, su questo sono in totale disaccordo”.

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Intanto, i posti cominciano a riempirsi. Gli steward chiedono agli spettatori di indossare le mascherine anti-Covid che trovano sulle sedie. “Le abbiamo posizionate nella sala con i colori della bandiera francese, blu, bianco e rosso”, spiega uno di loro ad una famiglia appena arrivata. Un’accortezza dettata più dal colpo d’occhio che dalle misure sanitarie, viste anche le idee di molti sulla crisi del coronavirus. Léon, un ragazzone di 26 anni che lavora come buttafuori, è totalmente d’accordo con Zemmour sulla proposta di abolire il green pass. “È solo un modo per obbligare la gente a farsi vaccinare. Io fatto le mie due dosi, ma solo perché devo continuare a lavorare”, dice mettendo in bella mostra la maglietta con il volto del suo candidato.

Uno scetticismo condiviso dai molti che non sembrano fidarsi del vaccino anti-Covid. “È una terapia genica”, secondo Jean-François, pensionato di 72 anni che nel 2017 ha votato per Marine Le Pen prima di rimanere “disgustato” dal cambio di rotta della leader del Rassemblement National: “Dopo aver difeso l’uscita della Francia dall’Unione europea ha annunciato di voler lavorare con la Corte di Giustizia europea e ha abbandonato l’idea di voler riformare lo spazio Schengen. Zemmour non vuole uscire subito, sarebbe catastrofico, ma l’Unione europea è comunque destinata ad esplodere”. Mentre parla, sul palco si alternano i primi sostenitori che cominciano a scaldare gli animi. Tra questi anche Jacqueline Mouraud, che nel 2018 fu tra i primissimi gilet gialli a lanciare le proteste dai social. “Quello è stato un movimento che ha permesso di far emergere il disagio della Francia periferica”, ricorda Françoise, venuta dalla Normandia con un gruppo di amici. “Non sono mai scesa in strada a manifestare con loro, ma capisco e rispetto i loro problemi”, spiega la donna sulla sessantina, che non si fa illusioni su una vittoria di Zemmour alle presidenziali: “Sono contento nel sentire da lui quello che in Francia non si poteva dire da anni. Zemmour ha portato una ventata di nuovo nella politica francese, e già il solo fatto di aver scosso gli animi mi sta bene”.

Proprio mentre la donna sta parlando, le luci si spengono e parte la musica. Zemmour entra in sala passando attraverso il pubblico, protetto da un cordone di bodyguard che a stento riesce a frenare l’entusiasmo dei fan.

Una volta sul palco, il candidato si rivolge subito al suo pubblico, lo lusinga e lo esalta. “Ho esitato per molto tempo, ma poi siete arrivati voi”, dice l’ultraconservatore davanti ad tappeto di bandiere francesi. “La vostra presenza mi onora, mi fa onore perché venendo qui date prova di coraggio (…) di audacia. Con il vostro impegno, avete mostrato più ardore e resistenza della quasi-totalità dei politici degli ultimi 30 anni”. Tra un battuta e l’altra il discorso viene interrotto dagli applausi e dai cori. Zemmour passa poi all’attacco dei media, dei giudici e dell’establishment: “I miei avversari vogliono la mia morte politica, i giornalisti vogliono la mia morte sociale e i jihadisti vogliono la mia morte tout court”. Intanto, sui maxischermi appare il nome del suo nuovo partito: Reconquete (Riconquista). Il candidato ultraconservatore continua suoi cavalli di battaglia: la “violenza inaudita” che subiscono le donne nelle banlieu francesi a causa dell’islamismo, le femministe che “parlano della scrittura inclusiva” e poi, ovviamente, “l’immigrazione zero”, definita come “vero obiettivo” del programma. Laddove immigrazione zero significa politiche razziste: “eliminare gli aiuti sociali
agli stranieri extra-europei, abolire l’aiuto medico di Stato agli stranieri e ai migranti”, eliminare anche lo “ius soli” ed “espellere sistematicamente tutti i clandestini presenti sul territorio francese”.

“Partiamo alla conquista del potere. Domani l’Eliseo, dopodomani l’Assemblea nazionale”, promette Zemmour nell’enfasi generale, in riferimento elle elezioni legislative che seguiranno alle presidenziali. Strizzando l’occhio al generale De Gaulle, il candidato propone anche “l’uscita della Francia dal comando integrato della Nato”.

Zemmour lancia così la sua corsa all’Eliseo, con un timing che strizza l’occhio ai suoi avversari. Nello stesso giorno il leader della France Insoumise, Jean-Luc Melenchon, teneva un altro meeting a La Defense, sempre fuori Parigi, poco più di 14 ore prima i Repubblicani annunciavano il nome di Valerie Pecresse come loro candidata. Un guanto di sfida lanciato in una giornata segnata da violenze.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.