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Settore bancario potrebbe essere la scommessa vincente del 2017

Inutile dire che il 2016 è stato il peggior anno per le banche italiane nell'ultimo secolo. La stampa finanziaria internazionale ha scritto svariate volte del crollo del Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) di Siena, la più antica banca del mondo e, in precedenza, terzo gruppo bancario italiano. Corruzione, scandali, cattive operazioni di acquisizione e la crisi economica che ha investito l'Italia negli ultimi anni hanno mandato l'istituto senese vicino alla bancarotta. Solo il recente impegno da parte del Tesoro di salvare la banca ha ridato speranza sul futuro del gruppo.

MPS (BSE: MPSLTD.BO - notizie) non è la sola banca italiana coinvolta nella crisi, che ha investito tutto il sistema bancario italiano. Veneto Banca e BPVI sono fallite per effetto di scandali e azioni legali intraprese dagli azionisti e amministratori contro gli ex gestori; 4 banche popolari (Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara) sono fallite dopo che il governo Renzi ha approvato il famoso decreto "bail-in", attuativo di una direttiva europea, nel novembre del 2015. Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , il secondo gruppo bancario italiano abbisogna di circa 13 miliardi di euro di ricapitalizzazione, una cifra enorme.

Non sorprende quindi come l'indice settoriale FTSE MIB Banche abbia perso oltre il -30% in un anno. Il risultato avrebbe potuto essere ben peggiore se l'indice non avesse recuperato oltre il +25% nell'ultimo mese, dopo la promessa di intervento da parte del Tesoro, con l'emanazione del decreto "Salva-risparmio" di fine dicembre. E' stata proprio questa la scelta chiave che ha cambiato la direzionalità dei corsi azionari delle banche. Dopo tutto, la situazione economica generale del Belpaese non è stata del tutto negativa durante il 2016 e un aumento del potere d'acquisto da parte delle famiglie italiane si è ricominciato a vedere. Eppure, il settore bancario continuava a peggiorare. Il motivo di questa discrasia tra economia reale e finanza può soltanto essere trovata negli errori di policy fatti dal Governo per il settore, a partire dal timing dell'intervento, che avrebbe dovuto essere immediato e deciso, sull'esempio di quanto fatto dagli Stati Uniti, che dopo il crack Lehaman Brothers hanno pensato prima a mettere in sicurezza le banche e poi il resto dell'economia. Europa e Italia hanno fatto il contrario, emandando direttive molto restrittive in una fase di crisi economica molto avversa. L'idea del bail-in e del burden sharing, condivisibili in linea generale, avrebbero dovuto essere introdotte in un momento di espansione economica e previa campagna informativa per i clienti delle banche. Avrebbe dovuto, inoltre, avere valenza esclusivamente irretroattiva, applicabile cioè soltanto agli strumenti finanziari acquistati dopo l'entrata in vigore del provvedimento, in maniera che il pricing degli strumenti contenesse il valore del maggior rischio implicito dovuto dal costo che i clienti potenzialmente avrebbero potuto sopportare in caso di risoluzione dell'istituto. La retroattività della norma ha mandato invece sul lastrico decine di migliaia di piccoli informatori, dalla sera alla mattina, in piena violazione del principio costituzionale di tutela del risparmio.

Certamente, il forte commitment espresso da parte del Tesoro italiano di salvare le banche attraverso una nazionalizzazione ha dato il segnale che il mercato si attendeva da tempo per invertire la rotta. La garanzia pubblica è sempre un ottima carota per azionisti e obbligazionisti. Certamente la Commissione Europea, particolarmente la componente tedesca, impedirà che il Tesoro faccia il salvataggio in pieno stile italiano. Tutto dovrà passare per le autorizzazioni concesse da Bruxelles. Ed è forse giusto, data l'inaffidabilità finora dimostrata dai policy-maker italiani nella gestione della crisi bancaria. Al contempo, però, è importante che anche le istituzioni europee comprendano che il momento in cui si introduce una regola è fondamentale per le conseguenze che possono nascere. Sospendere la BRRD fino a che la rispesa in Europa si sia rafforzata potrebbe essere la soluzione migliore.

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