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Settore Oil in ribasso. E Bp lo conferma

Dopo un piccolo rally che ha portato le quotazioni del greggio a lambire i 50 dollari al barile sono tornati i venti ribassisti sulla materia prima.

La settimana dei conti

A dare un ritratto più fedele di quanto sta accadendo sui mercati del greggio potrebbe essere la pubblicazione dei dati sui conti trimestrali delle varie multinazionali, prima tra tutte Bp cui seguiranno anche Total (Londra: 524773.L - notizie) , Repsol (Amsterdam: RP6.AS - notizie) , Chevron (Euronext: CHTEX.NX - notizie) ed Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) . La view è improntata verso un certo pessimismo per il resto dell'anno viste le previsioni che guardano ai 40 dollari come possibile target suggerito dal ritorno dei fattori di stress sul petrolio. Quali? Su tutti ci sarebbe il picco della produttività di Stati Uniti, Nigeria e Canada, ritornate a pieno ritmo dopo i problemi registrati all'inizio dell'anno (gli incendi dei depositi canadesi, l'inasprimento delle azioni di guerriglia e sabotaggio in Nigeria, il ko di molte società petrolifere in Usa).

Nell'immediato, invece, un minimo sollievo potrebbe arrivare dal periodo compreso tra aprile e giugno graziato proprio da quel minirally di cui accennato all'inizio, a sua volta favorito da una serie di strategie di taglio sui costi e sui progetti, tagli che potrebbero aver permesso ai conti trimestrali di chiudere in utile per molti grandi nomi.

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La situazione di BP

Intanto, a proposito di grandi nomi, oggi BP ha confermato i timori degli osservatori. Dai conti si evidenzia immediatamente una contrazione del 45% degli utili dovuta per lo più al calo del prezzo del petrolio. In calo anche l’utile rettificato (720 milioni di dollari conto 1,3 miliardi dello stesso periodo del 2015), un calo che è tale anche rispetto alle previsioni di Bloomberg che vedeva un risultato netto di 819 milioni di dollari. Nota dolente è proprio il segmento downstrem, cioè tutte quelle attività svolte a valle della filiera produttiva. Nello specifico si tratta del segmento di lavoro che riguarda la raffinazione e la lavorazione del petrolio, il deposito, il trasporto dei prodotti fino ad arrivare alla distribuzione e alla commercializzazione. Numeri alla mano per quanto riguarda i margini di raffinazione c'è stato un calo del 19% rispetto al 2015. Le previsioni per l'andamento sul resto dell'anno sono improntate alla cautela come confermato anche dall’amministratore delegato del gruppo Bob Dudley che considera il rally registrato dal barile come un sollievo solo momentaneo e relativo sui conti della società, un sollievo che non avrà vita lunga e che, anzi, potrebbe già essere finito, prospettando per BP un resto dell'anno e un 2017 all'insegna delle difficoltà derivate a loro volta da un calo della domanda un aumento della produzione in particolare da Canada e Nigeria. Intanto il petrolio attualmente viaggia intorno ai 44,4 dollari al barile per il Brent, in calo dello 0,72% e a 42,69 dollari per il Wti, pari a un calo del'1,02%.

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