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Shortare il Bund, forse è ancora presto, ma…

Qualcosa sta davvero modificandosi sul fronte obbligazionario! Il Bund lascia l’area dei massimi storici e ritrova valori vicino a supporti decisivi. Da quattro giorni ormai si caratterizza per candele rosse, di cui le ultime due dallo spiccato corpo. Non solo: nelle ultime venti sedute ben tredici sono state ribassiste. Qualcosa di simile non si vedeva da tanto tempo, con un’accelerazione che rimette in discussione le strategie di gestori e trader, costretti a rivedere la struttura dei propri portafogli di bond.

Due livelli decisivi

In un esame di più lungo periodo si osserva tuttavia che il movimento è significativo ma non definitivo. Per ora non si sono ancora testati dei supporti chiave, il che potrebbe avvenire nelle prossime ore. I 161,5 punti e successivamente l’area dei 160, contro i 162 di ieri, sono determinanti per confermare la tenuta o meno della forza del Bund manifestata negli ultimi mesi. Questo da un punto di vista grafico, ma a determinare il trend delle prossime settimane saranno le anticipazioni sulle decisioni di dicembre della Bce (Toronto: BCE.TO - notizie) . Alcune voci vorrebbero che si superasse il cosiddetto “schema di capitale” negli acquisti relativi al Quantitative Easing, cioè delle quote legate alla presenza dei vari Paesi europei nella stessa Banca centrale europea. Ciò svantaggerebbe inevitabilmente la Germania e quindi il Bund. Intanto continuano a circolare indiscrezioni – in realtà irrealistiche – di un “tapering” europeo, ovvero di un progressivo rallentamento dello stesso Q.E., di fronte all’evidenza del suo scarso effetto, se non distorcente per i mercati. Si tratta solo di chiacchiere, prive di fondamento, fatte forse circolare da chi intanto “shorta” il governativo di Berlino. Nulla infatti è chiaro e forse non lo è nemmeno nelle più segrete stanze dell’Eurotower.

Attenzione, attenzione!

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La fase appare molto incerta e i movimenti del future sul titolo di Stato tedesco lo confermano, con un nervosismo palese. Gli operatori non vogliono restare ingabbiati in una situazione troppo pericolosa e cominciano ad alleggerire le posizioni, pronti tuttavia a rientrare in presenza di annunci tranquillizzanti da parte di Draghi e compagni. Che le tensioni siano incentrate sul Bund, il cui decennale è tornato in un’area di rendimenti positivi, piazzandosi al +0,168% ieri sera in chiusura, dopo una giornata in cui si è mosso fra un minimo a +0,083% e un massimo a +0,192%, lo dimostra il parallelismo di movimenti con il Btp future. La sfiducia colpisce indistintamente Germania e Italia, il che è anomalo alla luce di quanto avvenuto negli ultimi anni, confermando come al centro della mini tempesta ci sia l’impianto strutturale dell’azione della Bce.

Andare short si o no?

Seguire oggi il trend negativo e collocarsi su strumenti ribassisti sarebbero scelte azzardate, proprio perché il Bund è vicino a livelli chiave. Sui 160 si verificherà inevitabilmente tanta volatilità, difficile da gestire. Meglio attendere allora un segnale più chiaro, che potrebbe venire solo dalla rottura di quota 157. Oggi sembra poco probabile che ciò avvenga, ma quasi nessuno avrebbe scommesso a metà settembre sulla pressione ribassista attuale. La tensione è alle stelle e in un quadro di questo tipo non si può nemmeno escludere un improvviso consistente rimbalzo. Come già accaduto due volte da luglio in poi.

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