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Shortare (a leva) Btp e Bund: il quadro si delinea

Se i movimenti dei titoli di Stato lunghi ed extralunghi hanno fatto registrare variazioni molto accentuate – ben più di quanto si potesse prevedere – quelli dei relativi “future” sono stati nel complesso controllati, senza eccessive ruzzolate. Il derivato sul Btp è calato da quota 141,2, dove ha sostato per buona parte di ottobre, ai 133,7 di venerdì (-5,4%), mentre il derivato sul Bund è sceso dal valore massimo di 166,36 del 30 settembre a 160,8 dell’ultima seduta (-3,35%). E’ pur vero che per il Btp si era registrata una precedente mini scossa, non ancora però rivelatrice del vero ribasso, partito il 25 ottobre. Visto sotto questo profilo il tanto declamato sconquasso non si è registrato, per l’inevitabile diversa struttura del “future”. Nulla è quindi perso nella ricerca di performance da un trend appena iniziato e che dovrà comunque confermarsi nei prossimi mesi.

I livelli da seguire

Se finora si è trattato di una correzione controllata – almeno secondo i numeri appena esposti – ecco alcuni riferimenti da monitorare, per valutare una reale operatività “short” in presenza di un più consistente movimento al rialzo dei tassi, tale da impattare fortemente sui derivati. Per il Btp “long term” la rottura del canale ribassista in atto da settimane avverrà su quota 132, ma il vero supporto è collocato sui 128,8. Sotto si aprirebbe effettivamente un burrone, da coprire con uno strumento “short”. Per il Bund l’area di manovra è molto più ampia, dato il differente ruolo del titolo di Stato tedesco. La debolezza strutturale si registrerebbe alla rottura dei 158,3 prima e dei 149,2 successivamente.

Con gli Etf ci si muove così

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L’utilizzo dei replicanti short a leva è diffuso sia da chi vuole coprire un portafoglio sottostante di titoli di Stato da variazioni al rialzo dei tassi sia da chi opera direttamente sul movimento inverso dei “future”. Fatte salve tutte le raccomandazioni relative a prodotti “double short” (in particolare l’effetto “compounding” per i rendimenti superiori a un giorno), è evidente che, in presenza di un trend ben delineato, il loro utilizzo si dimostra particolarmente profittevole. Vediamo allora i livelli da sorvegliare per operare in un quadro di precisi riferimenti. Il Lyxor Btp “short” a leva 2 (Isin FR0011023621) ha registrato un rialzo ma tutto sommato marginale rispetto al movimento ribassista iniziato nel 2012. Ora si colloca a ridosso di una prima resistenza (a 31 euro) e si trova ai livelli di marzo 2016. Il fatto più significativo è che si sta spostando all’interno di un canale rialzista in via di composizione. Solo sopra quota 31 e ancor più oltre 37 partirà una reale fase positiva, che ha spazi per procedere senza limiti verso traguardi molto ambiziosi (almeno 55 euro). Il Lyxor Bund “short” a leva 2 (Isin FR0010869578) si trova in una situazione abbastanza simile: resistenza testata più volte negli ultimi giorni a 38,5 euro, superata la quale c’è spazio fino ai 40,1 euro e in seguito ai 42,06 euro. Oltre non ci sono più barriere per una rilevante avanzata.

Trend del 2017?

La correzione delle ultime sedute appare forse un po’ dilatata da fattori politici ed è possibile che si assisterà ora a una fase di stabilizzazione del mercato obbligazionario. Tuttavia il segnale è stato chiaro e il valutare una nuova successiva fase ribassista di medio e lungo periodo appare inevitabile. E’ probabile che sarà questo uno dei più consistenti trend del 2017, un’inversione tutta da ponderare e da cogliere.

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