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Lo shutdown dura un weekend

La chiusura di Wall Street venerdi sera (+0.4%) fornisce una buona indicazione dell’indifferenza dei mercati per il caos politico a Washington sullo shutdown. Nemmeno il Dollaro, per il quale ogni motivo è buono per scendere nell’ultimo periodo, è riuscito a fare nuovi minimi sulla scorta del mancato accordo in extremis. La lettura (corretta) degli investitori è che si sarebbe trattato di uno shutdown di breve durata, dall’ìmpatto impercettibile sul quadro macro. La resilience del biglietto verde può significare anche che nel breve il downside è limitato.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) week end, la consultazione interna al SPD sull’apertura di trattative per la formazione di una coalizione con la CDU ha avuto esito positivo (sebbene, con appena il 56% a favore, le negoziazioni non si annuncino particolarmente facili), ma l’effetto è stato effimero, con l’€ che ha restituito interamente il rimbalzo iniziale nello spazio di metà seduta asiatica. Anche qui si può ipotizzare che nel breve la divisa unica abbia esaurito la sua spinta, anche se l’incombere dell’ECB giovedi può costituire nel breve un fattore limitante, vedi mai che Draghi faccia un altro miracolo.

La seduta asiatica ha iniziato la settimana con un tono contrastato. Tokyo è rimasta stabile, indifferente al record messo a segno dalla survey manifatturiera Reuters Tankan, ai massimi da 11 anni. Evidentemente il falso breakout della scorsa settimana pesa ancora un po’ sul sentiment, e poi domattina c’è il meeting BOJ e dopo tante indiscrezioni il mercato vuole la conferma che la stance resterà assolutamente invariata, prima di riprendere il trend rialzista. L’azionario cinese ha ben figurato di nuovo, nonostante il rimbalzare sui media (ripreso dal WSJ) dell’ammontare record di investimenti fatto nel 2017 (+49%) da parte delle aziende quotate nei “wealth management products”, i discussi veicoli con cui lo shadow banking system finanzia parte degli impieghi a medio termine. Negative, infine, Seul e Sydney, la prima depressa dal calo di Samsung (meno ordini di Iphone X di cui costruisce alcune parti) e la seconda dalle banche.

Nonostante il buon sentiment di venerdi e il nitido breakout osservato sull’Eurostoxx, la seduta europea si è aperta col consueto tono titubante della scorsa settimana, un occhio all’€ e uno ai risultati aziendali. Il quadro è cambiato a metà mattinata quando, senza catalyst precisi se non una tenue salita dei rendimenti, il settore bancario europeo ha rotto gli indugi e ha preso solidamente la via del rialzo, con una marcata tendenza dei nomi più “speculativi” (vedi Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) e alcuni istituti italiani) a outperformare il gruppo.

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Sul fronte macro il calendario era piuttosto vuoto, con unicamente il Chicago PMI national activity index di dicembre in US a tenere banco. La Survey, che come noto mira lo scostamento del ciclo dal trend, ha battuto le stime (0.27 da prec 0.11 e vs attese per 0.22) segnalando una discreta accelerazione dell’attività.

Wall street è partita in positivo, guadagnando terreno progressivamente via via che è divenuto chiaro che la votazione al Senato per prorogare il finanziamento alle attività governative ed arrestare lo shutdown, fissata per le 12 locali, avrebbe ottenuto la maggioranza qualificata richiesta.

In cambio dei voti necessari per approvare una proroga di appena 3 settimane (fino all’8 febbraio) i Democratici si sarebbero accontentati di una promessa da parte dei Repubblicani che entro quella data verrà presentato un progetto di legge per risolvere il problema dei “dreamers”.

Si tratta di una non-soluzione che, oltre a basarsi su premesse velleitarie, per stessa ammissione di alcuni esponenti democratici, non presenta alcun progresso tra le parti sulla materia del contendere, ma ha l’unico pregio di offrire altre 3 settimane di tempo per le negoziazioni.

Detto questo, la pezza basta a Wall Street per poter continuare a concentrarsi sugli earnings (buoni), sull’impatto su economia e profitti della riforma fiscale (ed eventuale piano di spesa pubblica), e sulla deregulation.

Così, il buon tono dell’azionario US ha permesso a quello continentale di chiudere sui massimi di seduta, mettendo a segno un progresso moderato, ma utile a confermare, dal punto di vista tecnico, la rottura rialzista di ieri.

Il quadro tecnico ottiene ulteriore supporto dal superamento, da parte dell’Eurostoxx banks, della resisitenza in area 140 che ne aveva contenuto l’azione negli ultimi 7 mesi.

Pendente la conferma domani, il prossimo ostacolo si trova oltre un 10% sopra questi livelli, in area 160, massimo del 2015.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online