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Smettere di lavorare a 30 anni e godersi la vita? Si può fare, seguendo alcune regole

Turisti in viaggio in Italia, liberi dall’ufficio e dalla catena di montaggio (foto d’archivio Getty Images)
Turisti in viaggio in Italia, liberi dall’ufficio e dalla catena di montaggio (foto d’archivio Getty Images)

Si può davvero smettere di lavorare a trent’anni e andare a fare la bella vita, girando il mondo e dando solo ogni tanto un’occhiata al conto corrente? A quanto pare si può fare. Ma ci vuole sacrificio, tanto, nei primi anni di lavoro.

Il movimento che propone questa soluzione allo stress da lavoro si chiama FIRE, acronimo che sta per Financial Independence Retire Early. Si applica a tutte quelle persone che riescono a risparmiare così tanto nei primi anni di carriera da poter poi abbandonare il lavoro tra i 30 ai 40 anni per andare a vedere il mondo, senza lavorare più.

A promuovere il movimento una comunità online di giovani che sta lottando per affermare il principio della sacralità del riposo. Il gruppo di discussione aperto su Reddit conta quasi 400mila iscritti, e il blog di uno dei fondatori raccoglie un milione di visitori ogni mese. Tutto bello, per carità: ma come funziona questo sistema?

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Spendere poco

Per andare in pensione prima, occorre… risparmiare di più appena usciti da scuola. Quando si esce dalle scuole superiori o dall’università con un pezzo di carta e si trova il primo lavoro degno, bisogna cominciare con la pianificazione. Si devono ridurre le spese all’osso: poche uscite con gli amici, possibilmente a costo zero; appartamento al minimo costo vicinissimo al luogo di lavoro; niente spostamenti costosi in auto; niente spese incontrollate; in generale pochi fronzoli e molta sostanza. Ci si può divertire lo stesso, ad esempio scegliendo uno sport low cost come la corsa oppure un passatempo a pochi euro come la lettura.

Investire lo stipendio

Dopo aver ridotto drasticamente le spese, bisogna idealmente investire metà del reddito annuo, in particolare in fondi pensionistici a basso costo che generino un guadagno fisso. Magari chiedendo che parte dello stipendio venga direttamente caricato sul fondo, in modo da non poter proprio toccare quei soldi. I fondi pensionistici tradizionali e i piani di accumulo sembrano funzionare particolarmente bene in questo caso, perché il patrimonio cresce esponenzialmente. I più avventurosi possono rischiare qualcosa di più, ma a maggiore probabilità di guadagno immediato corrisponde anche un maggior rischio di dover tornare a lavoro.

Aspirare a una vita pianificata

Una coppia di 35enni è riuscita a far fruttare questo metodo: dopo 12-15 anni di lavoro hanno raccolto ben un milione di dollari. Si sono licenziati, hanno comprato un camper e adesso girano il mondo con quello. Tramite il web gestiscono i loro fondi pensionistici in modo da continuare a raccogliere gli interessi, e nel frattempo fanno i turisti all’aria aperta. Attenzione, però: il divertimento si basa su una scelta oculata degli spostamenti. Se si hanno soldi da gestire, non si possono bruciare una volta smesso di lavorare: si possono spendere, ma piano piano.

La vera pensione

Una volta abbandonato il lavoro e fatto i turisti, arriva il momento della vera e propria pensione. Si possono sempre sfruttare i piani privati, in aggiunta al risicato assegno dello Stato dovuto alla bassa quantità di contributi versati. A quel punto, però, se si è stati bravi a fare i calcoli, la vecchiaia sarà un viale del tramonto illuminato dalla consapevolezza di non lavorato molto poco rispetto agli altri.

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