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Soros cambia idea e taglia la sua esposizione sull'oro

Prima ha puntato al ribasso sull'azionario comprando oro, adesso cambia idea e riduce drasticamente la sua posizione sul metallo giallo e affini.

La situazione

A fare un cambio di rotta così plateale è George Soros, l'investitore di origine ungherese, noto ai più per la sua speculazione contro la sterlina inglese e la lira italiana. Dopo aver registrato i massimi da oltre 24 mesi , l'oro non sembra essere più nelle mire del Soros Fund Management. Come risulta infatti dai dati comunicati alla Securities and Exchange Commission, la presenza del fondo nel SPDR Gold Trust, forte nel primo trimestre di quest'anno, si è ridimensionata nel secondo; tradotto in numeri il milione di azioni pari a 123 milioni di dollari dei primi tre mesi, è diventat o qualcosa come 240.000 azioni pari a poco più di 30,4 milioni di dollari. Lo stesso si è visto per l'altra partecipazione in ambito aurifero di Soros , quella nella Barrick Gold (Hannover: ABR.HA - notizie) , la più grande società di estrazione al mondo, che da 19,4 milioni di azioni del primo trimestre 2016, è diventata di 1,07 milioni di azioni. Restano però confermate le sue posizioni short contro l'S&P500, il più grande indice statunitense nonostante le borse Usa registrino ultimamente rialzi da record: Soros ha deciso di accumulare opzioni put per c irca 4 milioni di azioni, in forte aumento rispetto alle 2,1 milioni che aveva a fine marzo di quest'anno.

La resurrezione dell'oro

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L'oro, che attualmente arriva a superare quota 1.350 dollari l'oncia, è stato visto come il miglior asset del 2016 con un + 25% dall'inizio dell'anno e una domanda da parte degli investitori che ha registrato un aumento record sulla scia delle sempre più numerosi incertezze non solo in ambito geopolitico ma anche finanziario e sopratutto bancario.

Da tempo George Soros andava predicando i suoi timori circa la debolezza dell'economia e anche circa le conseguenze della Brexit, cioè dell'allontanamento di Londra dall'Unione Europea, pericolo che avrebbe potuto portare addirittura alla disintegrazione dell’Unione stessa. Per questo motivo, già da giungo, il suo fondo, che ha in gestione circa 30 miliardi di dollari, aveva scelto una strategia precisa: vendita di azioni e acquisto di oro sia fisico che attraverso azioni di società aurifere. Troppe le incertezze sul panorama finanziario globale ma anche da quello economico a sua volta appesantito anche da un'altra incognita e cioè i flussi migratori che potrebbero destabilizzare la situazione di intere nazioni.

La paura dei tassi negativi

Intanto nel primo trimestre del 2016 gli investimenti in oro hanno registrato il record assoluto alla voce “investimenti” che ha superato quella della gioielleria mentre sull'ottica dei 90 giorni il record risale al 1980, in altre parole erano circa 36 anni che non si vedeva un aumento su tre mesi così pronunciato.

Un motivo in più per questa ritrovata simpatia verso il metallo giallo si può trovare anche nella sempre più ampia diffusione dei tassi negativi ormai non più limitati alla sfera delle transazioni e dei depositi tra banche centrali e istituti di credito ma applicati da questi anche ai risparmiatori. Per adesso si tratta solo di qualche sparuto caso ma intanto il tabù è stato infranto e, ultimi in ordine di tempo, in Germania una banca di credito cooperativo in Baviera, la Raiffeisenbank Gmund, ha avvisato i correntisti con un conto oltre i 100mila euro, che verranno applicati tassi negativi dello 0,4% già da settembre. Realtà minuscola quella della banca tedesca, ma senza dubbio di grande impatto in linea di principio visto che altri avvisi molto simili si sono visti per banche più grandi come l'olandese ABN Amro e la scozzese RBS (Londra: RBS.L - notizie) , il tutto mentre arrivano notizie secondo cui anche la Banque Cantonale de Geneve, non ha escluso un'opzione estrema di questo tipo.

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